8 MARZO NELLA TRIBUNA ANTIIMPERIALISTA JOSÉ MARTÍ


Alarcón ha definito genocida

il detto Piano Bush

 

9/3/2006 - PL -

 

Il presidente del Parlamento cubano, Ricardo Alarcón, ha condannato e definito annessionista e genocida il programma dell’amministrazione degli USA, noto come Piano Bush, che organizza una presunta transizione a Cuba.

 

Questo paese non tornerà mai al passato, né tornerà a quel regime di obbrobrio e discriminazione che hanno pronosticato, ha indicato il presidente del Parlamento di Cuba parlando alle centinaia di donne cubane riunite nella Tribuna Antimperialista José Martí, per festeggiare l’8 marzo.

 

Alarcón ha spiegato i veri propositi della Casa Bianca con questo piano nel quale si annuncia il destino di Cuba, una volta eliminata la Rivoluzione, azione non solo molto difficile da attuare, ma decisamente impossibile.

 

Alarcón ha segnalato che il presidente Bush ha minacciato di recente di attualizzare con nuove misure il documento che fu presentato nel 2004 da una commissione guidata dall’allora segretario di stato Colin Powell.

 

Oggi, ha detto Alarcón nel Bosco delle Bandiere che si eleva davanti all’ufficio d’interesse degli USA, la SINA dell’Avana, siamo qui nel luogo più appropriato per ricordare che questa nazione sta facendo una guerra basandosi sulle menzogne, ingannando la ONU e il proprio parlamento e inventando falsità che erano false sin dal principio. L’attuale gruppo di dirigenti nordamericani non si occupa, perchè non gli interessa, della morte di giovani come il figlio di Cindy Sheenan, nota come Madre Coraggio e tanto meno di quella degli iracheni.

 

La sorte dell’Iraq è stata pianificata anche per l’Isola dal governo di Bush, ma sarà molto difficile da realizzare perchè la volontà dei cubani, sin dal primo giorno è stata ispirata dall’esempio degli Eroi delle gesta indipendentiste.

 

Le donne cubane sono molto degne e combattive nella loro Patria e portano il loro spirito rivoluzionario e le proprie convinzioni in ogni paese del mondo e alzano queste bandiere con la stessa fermezza che tutto il popolo manterrà per sempre.

 

In un altro punto del discorso Alarcón ha segnalato che le donne e gli uomini di Cuba hanno ottenuto da tempo uguaglianza di diritti e continueranno la battaglia per conquistare tutta la giustizia del mondo e riaffermare la loro dignità e la completa libertà.

 

Per i veri rivoluzionari la felicità sarà sempre questo combattimento che fanno i cubani, che sono felici per le loro vittorie, soprattutto le donne, presenti in ogni battaglia in posti d’onore.

 

Alarcón ha ricordato il simbolismo del Bosco delle Bandiere, 138, poste davanti alla SINA degli USA, che rappresentano la volontà fermissima dell’Isola a non lasciarsi togliere quanto è stato conquistato e a non rinunciare mai più al sogno d’una società sempre più giusta e perfetta.

 

Egli ha condannato gli Stati Uniti perchè sequestrano in una prigione i Cinque antiterroristi di Cuba che nel settembre di quest’anno avranno già passato otto anni rinchiusi nelle carceri, nonostante l’annullamento dello scorso anno da parte del Tribunale di Atlanta delle loro condanne e del processo di Miami.

Il governo nordamericano, impegnato a far soffrire questi uomini e le loro famiglie, maneggia la causa con le arguzie legali che il sistema legale permette, per cui il processo ora è sottoposto a una revisione dei 12 giudici della corte d’appello.

In questo senso Alarcón ha chiamato a levare alte le voci della solidarietà e il reclamo della libertà per i Cinque: Gerardo Hernández, Ramón Labañino, René González, Antonio Guerrero y Fernando González, che hanno difeso la Patria contro il terrorismo.

 

Tutti questi fatti ricordano molto chiaramente che il popolo cubano è sempre sottoposto alle minacce di uno Stato aggressivo che non rinuncia mai alle proprie pretese egemoniche, ha concluso Alarcón.