Alarcón:

 

La politica anticubana di

 

Washington è genocida

 

 

 

Avana 10 ottobre 2006 -  www.granma.cu

 

 

 

Gli USA hanno praticato il genocidio contro Cuba, nell’intento di liquidare la nostra democrazia e la nostra rivoluzione, ha detto il presidente dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare (Parlamento), Ricardo Alarcón.

 

Il dirigente ha chiuso il simposio “José Martí, Governo e Democrazia”, realizzatosi con motivo del 30º anniversario della creazione degli organi del Potere Popolare e in occasione della commemorazione dell’inizio della guerra d’indipendenza del 1868.

 

Di fronte ad intellettuali, filosofi, deputati e membri di istituzioni martiane, Alarcón ha fatto riferimento ai materiali resi pubblici dal Dipartimento di Stato nordamericano sulla politica di Washington nei confronti dell’Isola.

 

Alcuni di questi documenti ammettono le manovre attuate dagli Stati Uniti per tentare di frustrare l’arrivo al potere dei combattenti della Sierra Maestra e i piani successivi per abbattere il governo rivoluzionario, ha detto.

 

Uno di questi piani – ha indicato il parlamentare – parla di creare insoddisfazione nel popolo con azioni ad hoc che, danneggiando sensibilmente l’economia, provochino la fame e la disperazione del popolo.

 

Questo è genocidio, un crimine imperdonabile, per cercare di annientare e di distruggere un intero popolo. Abbiamo vissuto quest’esperienza per quasi mezzo secolo perchè l’idea era quella di negare ai cubani i loro diritti democratici, ha sottolineato.

 

Ha aggiunto che la società cubana è l’unica nella storia dell’umanità ad essere stata sottoposta per così tanto tempo a un chiaro tentativo di genocidio, scongiurato soltanto grazie al fatto che il paese ha mantenuto il suo sistema politico, garante della piena partecipazione del popolo.

 

Ha ricordato che Cuba ha dovuto affrontare, prima di emanciparsi dalla Spagna, la minaccia di annessione da parte degli Stati Uniti, perchè il governo di quel paese voleva impossessarsi dell’Isola dei Caraibi, intenzione denunciata da Simón Bolívar e José Martí.

 

Dovemmo abbinare l’aspirazione all’indipendenza dalla Spagna alla lotta per l’uguaglianza, evitando anche di cadere nelle mani degli Stati Uniti e così fondemmo l’ideale democratico liberale con gli obiettivi del socialismo rivoluzionario, ha aggiunto.

 

Ha detto infine che i cubani sono profondamente orgogliosi dei loro avi e del percorso eroico che si concluderà con la vittoria finale del popolo.

 

Prima Armando Hart, direttore dell’Ufficio  del Programma Martiano, ha tenuto una conferenza magistrale sulla concezione della cultura politica propria di José Martí.

 

Ha reso omaggio a Carlos Manuel de Céspedes, che iniziò la lotta armata nel 1868 e liberò i suoi schiavi; a José Martí, che ispirò e rinsaldò il processo rivoluzionario e a Fidel Castro, artefice principale della Cuba del XXI secolo.

 

Tutti e tre stanno nel DNA della nazione cubana, sono la sintesi delle idee e del significato di questo anniversario, ha segnalato.

 

Ha sottolineato che Fidel ha dato continuità alla cultura dell’eredità umanistica, abbinandola al pensiero di Karl Marx e Vladimir Ilich Lenin.