La meschinità e l’odio contro Cuba e il disprezzo

 

per il Governo del Messico inondano lo Sheraton

 

Vari funzionari cubani sono stati espulsi senza motivi per ordine del

Dipartimento del Tesoro degli USA da un albergo a Città del Messico 

 

M. Menendez Quinter  6/2/2006

Quelli del nord sono, con ragione, molto preoccupati, come hanno affermato Chávez e Fidel nella bellissima cerimonia di Plaza de la Revolución di venerdì 3 febbraio, ma sono anche furibondi, per non usare un linguaggio più crudo che darebbe più colore, mettendo bene in rilievo la qualità della loro rabbia.

 

Ci si può arrabbiare con ragione, ma quando l’ira è presente perchè sta facendo acqua una politica di prepotenza per impedire il benessere degli altri, per mantenerli muti, sottomessi e, se possibile inermi, e parliamo di popoli interi, la rabbia ha una faccia veramente schifosa.

 

Il gesto di prepotenza più recente e meschino dell’Impero ricorda quello che si riassume in una breve frase tipicamente cubana: ci hanno voluto tagliare l’acqua e la luce! 

 

Dato che non sono riusciti a farlo con un assedio di 47 anni, la Casa Bianca ha ordinato  di espellere da un hotel alcuni funzionari cubani riuniti con imprenditori degli Stati Uniti in un albergo di Città del Messico.

 

L’ordine d’espulsione dei cubani dall’Hotel Sheraton Maria Isabel della capitale messicana è stato dettato espressamente dal Dipartimento del Tesoro e fa pensare a intenzioni che vanno al di là del gesto prepotente. Fa pensare il fatto che la misura ha interrotto, costringendo al trasferimento in un’altra città, un appuntamento con alcuni uomini d’affari statunitensi che si informavano sulle possibilità del mercato petrolifero cubano e sulle sue potenzialità. Erano rappresentate le grandi corporazioni come Exxon Mobile, Caterpillar e Valero Energy, hanno scritto vari giornali messicani ed altri mezzi di comunicazione.

 

Il presidente dell’associazione del commercio cubano-statunitense, Kirby Jones, abbastanza stupito – è lui che aveva organizzato l’incontro - ha spiegato ad AP che: “Il Dipartimento del Tesoro era a conoscenza della riunione che non è certo la prima realizzata tra i due paesi! Se ci si pensa bene nessun cubano potrà mai stare in nessun hotel di proprietà nordamericana nel mondo e nessun cubano potrà comprare un hamburger da McDonald da nessuna parte!” ha commentato.

 

Nonostante la distanza, i super vigilanti uomini del super temerario Impero comandato da George W. Bush, hanno ordinato da Washington al gerente dell’albergo che si trova in territorio messicano, d’espellere gli ospiti cubani e di non servire sino alla loro partenza né acqua né  cibo e di non lasciarli nemmeno camminare per l’hotel.

 

Coperti dal fatto che l’appuntamento si realizzava proprio in un albergo che appartiene  a una catena degli Stati Uniti, i caporioni del mondo hanno ordinato anche di non rendere il denaro già pagato anticipatamente e per tutto il soggiorno nell’albergo.

 

In ogni caso l’ambasciata nordamericana in Messico ha ricordato che persone ed entità del suo paese non possono offrire servizi a persone e ad entità cubane e dato che il Sheraton Santa Isabel è di proprietà della Starwood Hotels Resorts World, un’impresa sussidiaria di una compagnia degli USA, non ci sono dubbi. La portavoce dell’ambasciata ha detto che si devono far rispettare le leggi degli Stati Uniti!

È evidente che la nuova amministrazione Bush è andata avanti di un’altro passo con questa nuova provocazione contro Cuba. Tecnicamente è difficile definire in che malvagio precetto di legge ostile e contro Cuba si legge la penitenza che ha fatto divenire l’albergo un “confiscatore illegale di denaro altrui”, cioè dei funzionari cubani. Si tratta forse di un’altra voce del blocco a carattere extraterritoriale inserita nella legge Helms-Burton?  Se fosse questa legge il sito legale della volgare e irrispettosa misura, molti governi dovranno adattarsi o altrimenti dovranno subire l’umiliazione di essere buttati fuori.

 

Forse i funzionari cubani, come ha detto Kirby Jones, dovranno fare attenzione d’ora in poi alla nazionalità dei proprietari degli alberghi prima di prenotare... di fatto le organizzazioni sociali messicane hanno espresso la loro condanna di fronte a una misura che pone in dubbio la sovranità del loro stesso paese.

 

Non sono mancati congressisti che hanno ricordato l’illegalità dell’azione di fronte alle leggi messicane, poiché una risoluzione approvata nel 1996 proibisce alle compagnie che si trovano  in territorio messicano di realizzare atti che danneggino il commercio o limitino gli investimenti, se sono il risultato di applicazioni extraterritoriali di leggi straniere.

 

Che Cuba si mantenga incolume nonostante le aggressioni è un vero dilemma per l’Impero, per i carri armati pesanti e anche per quelli che non pensano.

 

Se il Venezuela Bolivariano resiste sempre e anzi, anche di più, è un pessimo segno per quelli del nord e se addirittura si sommano altre nazioni all’ondata rivoluzionaria della quale ha parlato Hugo Chávez, è anche peggio, è troppo. 

 

Per questo le accuse rinverdiscono  anche contro Chávez, a undici mesi dalle elezioni che si spera daranno a questo leader una rielezione popolare; per questo si accrescono le provocazioni contro l’Isola, proprio quando la sua economia va sempre meglio e il PIL è cresciuto del 11.8% mentre nel settore sociale non si può calcolare in numeri il forte miglioramento. 

 

In qualche modo si tratta di aggressioni che ci confortano.

 

Aveva ragione Chávez quando ha citato il Don Chisciotte  nella bella cerimonia all’Avana: “Se i cani abbaiano è perchè stiamo cavalcando... e  lasciamoli latrare!”