| Caracas 7 ottobre 2006| R.R.Rivas e A.A.Avila www.granma.cu |

Luis Posada Carriles è

 

 

il Bin Laden d'America 


"Qualche volta si è domandato che cosa succederebbe se domani catturassero Osama Bin Laden, in qualunque angolo del mondo e rifiutassero, al popolo degli Stati Uniti, il diritto di giudicarlo?

"Perché in questa stessa situazione si trovano Cuba e Venezuela, perché Luis Posada Carriles è il Bin Laden d'America".

Con poche parole, il ministro degli Esteri del Venezuela, Nicolás Maduro, illustra il caso che, da un anno e mezzo, occupa i nostri paesi cioé da quando il sanguinario terrorista si rifugiò sul suolo nordamericano e ivi denunciò la sua intenzione di chiedere asilo politico.

Nel suo ufficio della Cancelleria, a lato del viale Urdaneta, a Caracas, Maduro ha conversato con Granma, al compiersi 30 anni dal crimine delle Barbados.

Per molti, la denuncia realizzata recentemente dal suo Governo davanti alle Nazioni Unite, ha impedito la liberazione immediata del massimo responsabile di quel fatto; ma ora questo potrebbe coincidere con una delle date più tristi della storia di Cuba.

"Il governo di George W. Bush non ha mosso un dito affinché Posada Carriles sia giudicato. Ha tenuto, fino ad ora, il silenzio dei colpevole, il silenzio di quelli che aspettano il momento per un'imboscata. Senza dubbio lo stanno proteggendolo e stanno cercando l'occasione per lasciarlo in libertà".

Quale sarebbe la risposta del Venezuela se quello accadesse?

"Reagiremmo con grande indignazione. Quando crimini tanto orribili come questo godono d'impunità, succedono due cose: da una parte si prolunga il dolore dei parenti e dei popoli, e dall'altro, i gruppi terroristici si sentono stimolati e protetti. L'assenza di giustizia ha un costo molto grande

Allora sarebbe finita la strada diplomatica?

"Posada ha una causa pendente in Venezuela. Qua stanno i testimone, le dichiarazioni e le prove dei suoi crimini. Con gli Stati Uniti abbiamo un accordo di estradizione, nella cornice del quale gli abbiamo consegnato pericolosi elementi della delinquenza nordamericana, che sono stati catturati nel nostro territorio. Pertanto, è una strada sulla quale si continuerà ad insistere."

La liberazione di Posada Carriles aprirebbe un'altra nuova tappa di lotta per la giustizia. Che ruolo toccherebbe al Venezuela?

"Abbiamo una squadra di esperti che articolerà una strategia che si conoscerà a momento debito. C'è un cronogramma di azioni che abbiamo concepito congiuntamente con altri paesi fratelli, per attivare i meccanismi, che esistono, tanto dentro la società nordamericana, come nell'ambito dei diritti umani nella sfera internazionale, per continuare a reclamare giustizia.

Allo stesso tempo, la Casa Bianca tiene in prigione Cinque cubani che volevano evitare azioni come quella delle Barbados.

"È qualcosa che provoca indignazione, dovuta all'ingiustizia che si commette contro coloro che andarono a combattere il terrorismo. Ma crea anche una grande forza di solidarietà con questa nobile causa e col popolo cubano, per avere uomini, di tale qualità umana, che sono capaci di consegnare tutto se stessi per la pace della loro patria.

"Ai Cinque Eroi manifestiamo l'appoggio del popolo e del Governo bolivariano, e che la lotta continuerà fino a che ritornino sani, salvi e liberi, dopo avere compiuto il loro dovere di difendere, ad ogni costo, il loro paese".

Tuttavia, Washington dice di capeggiare una campagna contro il terrorismo...

"Ciò fa parte della doppio morale, molto tipica del governo degli Stati Uniti, che venne a sostituire i postulati del consunto anticomunismo col quale giustificava l'azione imperialista.

"Si é sempre saputo ed è stato dimostrato, con quanto hanno fatto in Afghanistan ed in Iraq, che la lotta antiterrorista era un pretesto per dominare il mondo, per mettere mano sulle risorse energetiche, sul petrolio.

"La chiamata 'guerra contro il terrorismo' ha permesso loro di creare il richiamo che avevano perso con la sparizione del mondo bipolare."