Lima, 15 ottobre - www.granma.cubaweb.cu (PL)

 

Sottolineato il lavoro della brigata

medica cubana in Perù

 

 

Il lavoro dei medici cubani che assistono i disastrati dal terremoto in Perù è oggi risaltato dai media locali, a due mesi dalla tragedia che causò quasi 600 morti.

I 77 medici e gli altri lavoratori della salute che, pochi giorni dopo la catastrofe, arrivarono nella meridionale città di Pisco  lavorano negli ospedali di campagna "Ernesto Che Guevara" ed "Antonio Maceo", che hanno portato da Cuba,   ed hanno curato, ad oggi, più di 61000 pazienti.

Di questi, informano i responsabili della brigata medica cubana, il 41,7% ha ricevuto assistenza al di fuori degli ospedali, in tutto il territorio dell’interno della zona di Pisco e di Ica.

Negli ospedali cubani si sono anche realizzate  più di 500 operazioni, 40% di esse di chirurgia maggiore, e più di 10000 prove diagnostiche, tra esami di laboratorio, ultrasuoni, raggi x ed elettrocardiogrammi.

Il giornale "La Primera" sottolinea che l'attenzione non si limita ai feriti per i crolli causati dal sisma, e riferisce il caso di Cristian Nieves, paziente dell'ospedale "Che Guevara", che arrivò da Sullana, all'estremo nord del paese.

Nieves ha dichiarato di essersi fratturato la tibia ed il perone per una caduta, in un ospedale di Lima gli avevano chiesto quasi 2000 dollari per l'operazione e gli diedero l'opzione, per una cifra minore, di amputargli la gamba.

"Io mi ero già rassegnato a perdere la mia gamba, ma un medico mi parlò dell'ospedale che i cubani avevano installato a Pisco e venni immediatamente", racconta.

Aggiunge che "non mi hanno chiesto niente per operarmi, mi hanno salvato la gamba; sono molto grato per quello che hanno fatto".

I cooperanti internazionalisti antillani dicono di essere disposti a rimanere in Perù tutto il tempo che le autorità di questo paese considerino necessario .