17 ottobre 2007 - www.granma.cu (AIN)

 

 

 

 

 

Antonio Guerriero compie

 

49 anni sempre recluso 

 

 

Il figlio di Antonio Guerrero, uno dei Cinque cubani antiterroristi reclusi nelle prigioni degli gli Stati Uniti, ha parlato delle relazioni con suo padre in un'intervista rilasciata al settimanale Trabajadores.  

 

“Per me sarebbe una gran soddisfazione visitare mio

padre proprio il 16 ottobre, che è un giorno molto speciale perché è anche il compleanno di Gabriel Eduardo, mio fratello minore”, ha detto Antonio Guerrero Cabrera.

 

Antonio, detto da tutti gli amici Tony, il patriota cubano, compie 49 anni e quest’anno è il decimo che passa chiuso in prigione d’alta sicurezza dopo l'arresto nel settembre del 1998.

 

Il maggiore dei figli di Guerrero ha sottolineato d’aver trascorso la maggior parte della sua vita senza la compagnia di suo padre, ma che, pur con tanta distanza, Tony ha saputo mantenere la comunicazione tra di loro e non gli è mancato mai, se non fisicamente.

 

“È sempre al mio fianco nei momenti in cui lo necessito di più, nei buoni e nei cattivi momenti e questo  non lo potrò mai dimenticare”, ha osservato il giovane di 22 anni, aggiungendo che quando vivevano insieme a Santiago di Cuba, a circa 730 chilometri dall’Avana, vedeva  sempre suo padre laborioso, puntuale, dedicato al suo lavoro e alla famiglia.

 

Definendo il carattere di Tony Guerrero, il suo primogenito ha ricordato che ha molte qualità positive, è un poeta ed è un pò pazzo, ha un forte senso dell’umorismo ed è molto affettuoso.

 

“Da piccolo, ogni volta che aveva dl tempo libero, mi portava al parco; io ero molto viziato e  capriccioso  ma lui mi sapeva controllare meglio di mia mamma e mi tranquillizzava”, ha ricordato Antonio, che è studente del quarto anno d’Ingegneria Informatica che ha definito emozionante la prima volta che ha visitato suo padre in prigione.

 

“In quell'occasione” – ha detto – mio papà uscì contento da quella porta e questo mi diede forza, perchè io stavo per piangere. Lui mi tirò un orecchio e mi chiese: Che ti succede, campione?”.