Le madri dei aspettano

 

con l’urgenza degli anni 

 

 

 

 

 

1 luglio '07 - W.D.Correa* www.prensa-latna.it

 

 

Il tempo è trascorso con l'importuno fardello che ogni essere umano porta sulle spalle, con una sensazione speciale di passato, presente e futuro. Questo tempo, rinchiuso in un carcere, pesa molto di più sull'esistenza. Quando si tratta di una condanna ingiusta, l'anima e la ragione dell'uomo si ribellano, perché deve soffrire le crepe che causa l'ingiustizia. In tali circostanze sono molte le influenze interne ed esterne che possono alleviare le pene.

I Cinque cubani incarcerati negli Stati Uniti hanno nelle loro madri, insieme ad altri meccanismi di difesa, lo scudo protettivo ed il mantello spirituale per affrontare la solitudine dei giorni e degli anni passati dentro le celle. Quanta ragione aveva José Martí affermando che “la madre, stia lontano o vicino a noi, è il sostegno della nostra vita”.

Irma, Magalys, Mirtha e Carmen sopportano con stoicismo il peso degli anni, incoraggiate dalla speranza della probabile libertà dei loro figli. Hanno davanti a loro le stesse condanne atroci contro i loro figli, sperimentano nelle loro esistenze tutto il dolore che provoca l'incarceramento ingiusto dei loro figli negli Stati Uniti, sentono l'orgoglio di vederli degni ed affrontando una sorte funesta solo per compiere il sacro dovere di difendere sistematicamente la loro patria contro il terrorismo che si sviluppa in territorio nordamericano, li accompagnano, carne della loro carne e sangue del loro sangue - nelle loro battaglie per ottenere la libertà che non avrebbero mai dovuto perdere. Confidano, al di là di tutta la realtà avversa nel seno dell'impero, che la verità renda possibile il trionfo della giustizia e, con ciò, si aprano le porte delle prigioni di massima sicurezza di questo paese.

Quando arriverà questo giorno, -perché inevitabilmente dovrà arrivare - sarà l’occasione in cui René, Antonio, Gerardo e Fernando, abbraccino le loro madri per dirle: “Madre, guardami, adesso ti sono vicino: fedele e stimato come mi hai educato”; sarà anche l'occasione affinché Ramon possa visitare la tomba di Nereida, sua madre, che non ha mai saputo della missione di suo figlio, e possa dirle: “Perdonami, madre, sono ritornato dalla missione che mi ha allontanato da te. Non lo hai mai saputo, benché qualche volta hai sospettato la verità. Eccomi madre, qui sta tuo figlio: fedele e stimato come mi hai educato”.

Oggi, quando già si avvicina il nono anniversario della cattura dei Cinque Eroi, le loro madri aspettano con l'urgenza degli anni che le rende vulnerabili, con le verità che le fanno spiritualmente forti e combattive in difesa dei loro figli, con la speranza che il bene si imponga sul male in questo tempo caratterizzato dall'odio torvo di un impero che è capace di incatenare la giustizia, torturarla, violentarla e mantenerla sequestrata.

Le madri sperano di vedere liberi i loro figli ed anche la giustizia. La libertà deve arrivare come un raggio di luce che illumini l'immagine dei Cinque Eroi e, contemporaneamente, la stessa immagine della giustizia nordamericana.
 


*l’autore è professore titolare dell’Istituto Superiore di Scienza Medica di Santiago di Cuba, l’articolo è stata preso da “Boletin Por Cuba” (anno 5° numero 54)

tradotto da Ida Garberi