11 gennaio 2007 -  Mi.Co. www.ilmanifesto.it

 

 

GUANTANAMO

«Commissioni farsa, così gli Usa perdono la guerra». Il rappresentante di Amnesty teme processi politici e detenzioni senza fine. L’alternativa del diritto Secondo Rob Freer non c’è altra exit strategy dal buco nero di Camp delta: Sheik Mohammed e i terroristi devono essere giudicati negli Stati Uniti; tutti subito a casa gli altri detenuti. Altrimenti pagheremo tutti il prezzo della sconfitta
 

 

 


Per Amnesty international Camp Delta va chiuso subito, senza se e senza ma. Con Rob Freer, che per l’Organizzazione internazionale con sede a Londra si occupa di Stati Uniti e del carcere di Guantanamo, abbiamo discusso al telefono di come l’Amministrazione Usa potrà venir fuori dal «buco nero» creato con la detenzione illegale di centinaia di sospetti terroristi.


Cinque anni di Guantanamo. Cosa è cambiato dall’apertura del carcere statunitense dove l’Amministrazione Bush ha rinchiuso centinaia di «nemici combattenti»?
La cosa terribile è che poco o nulla è cambiato: i detenuti non hanno ancòra accesso ai tribunali federali statunitensi, ma sono soggetti alle cosiddette Commissioni militari. In cinque anni Guantanamo è diventato il simbolo dell’abuso di potere perpetrato da un governo che ha reagito all’11 settembre con una violazione sistematica dei diritti dell’uomo. Per questo chiediamo l’immediata chiusura della prigione. Il governo statunitense continua ad affermare che i sospetti terroristi sono trattati umanamente, ma dalle testimonianze che abbiamo emerge il contrario. Inoltre Bush fa rientrare nei trattamenti leciti le «tecniche dure d’interrogatorio» approvate dal Congresso, che però rispetto agli standard legali internazionali si configurano come tortura. E la detenzione a tempo indeterminato senza alcun capo d’accusa formale, regime a cui è sottoposta la quasi totalità degli internati, rappresenta di per sé un abuso.


Crede che Bush darà davvero inizio ai processi militari?
La stesura delle regole che governerà le nuove Commissioni - modificate dopo l’approvazione di un’apposita legge da parte del Congresso - deve ancòra essere terminata. L’Amministrazione conta di iniziare i processi entro l’estate prossima, probabilmente mettendo alla sbarra i dieci detenuti finora formalmente incriminati. Ma il pericolo è che si tratti di processi politici, manipolati dal governo. Un’anticipazione l’abbiamo avuta con il trasferimento a Guantanamo - da prigioni segrete gestite dalla Cia - di 14 uomini che l’Amministrazione considera coinvolti negli attentati dell’11 settembre: sono stati portati lì poco prima della discussione della norma che ha approvato le Commissioni, proprio per avere l’ok del Congresso a quella legge che viola il diritto umanitario.


Il presidente Usa ha dichiarato che con la legge istitutiva delle Commissioni «l’America riafferma la propria determinazione a vincere la guerra al terrorismo».
Se per questo ha anche sostenuto che le Commissioni sono in linea con il diritto internazionale. Ma in realtà la detenzione indefinita e segreta di esseri umani è del tutto illegale, viola i diritti umani e le convenzioni internazionali. I carcerieri possono fare ai prigionieri qualsiasi cosa. Proviamo a immaginare cosa sarebbe successo se un governo avesse catturato cittadini statunitensi, li avesse imprigionati su un’isola in mezzo all’oceano. Il rispetto del diritto è il prerequisito essenziale per qualsiasi strategia antiterrorismo che funzioni. Con la strategia adottata dal governo Bush, al contrario, saremo tutti noi a pagare il prezzo di questa barbarie.


Si parla di una exit strategy dell’Amministrazione anche per Guantanamo: processi esemplari e spettacolari per il gruppetto di detenuti con qualche legame terroristico accertato, tutti gli altri rispediti nei loro paesi, gradualmente, alla chetichella, come già sta avvenendo.
In effetti lo stesso Bush ha già dichiarato, nei mesi scorsi, di voler chiudere Guantanamo. È chiaro che l’Amministrazione si sta ponendo il problema, anche per il grande clamore che l’opinione pubblica ha sollevato su questo scandalo. In passato i reati di terrorismo sono stati trattati negli Usa dalle corti federali e Washington ha sia le risorse che la capacità di giudicare secondo i principi del giusto processo i sospetti terroristi. L’unica exit strategy possibile è quindi per noi l’immediata chiusura del carcere e un processo degno di tale nome anche per i terroristi più pericolosi come Sheik Mohammed.