Mi scuso per eventuali involontari errori nella traduzione che

sono da attribuirsi esclusivamente alla mia inesperienza

 

 

 

Il nostro unico dovere è lottare, lavorare

 

con intelligenza e costanza per vincere

 

le difficoltà e avanzare

 

 

Discorso pronunciato dal Comandante della Rivoluzione Ramiro Valdés Menéndez nell'Atto Centrale Commemorativo per il 40°anniversario della caduta del Che, che ha avuto luogo nella Piazza della Rivoluzione che porta il nome del Guerrigliero Eroico nella città di Santa Clara - 8 ottobre 2007

 

 

 

Compagno Raul, Compagni del Partito e del Governo, Familiari del Che e degli altri combattenti internazionalisti caduti in Bolivia, Combattenti della Rivoluzione, Villaclaregni, compatrioti:

Sono passati già 40 anni dalla caduta gloriosa del Che e dei suoi fratelli di lotta in Bolivia, e 10 anni da quelle giornate memorabili in cui tutto il popolo di Cuba, ed in particolare i figli di questa eroica città, abbiamo ricevuto e depositato in questo monumento i resti dei guerriglieri caduti.

La nostra Patria, nel 1997, attraversava ancora circostanze molto difficili del Periodo Speciale, molte delle quali, o le sue sequele, persistono oggi, perché non possono eliminarsi a breve termine, e Fidel, da questa stessa tribuna, concludendo quell'atto, ci diceva che dovevamo ricevere il Che ed i suoi compagni come un distaccamento di rinforzo, come combattenti che venivano a fortificare la nostra morale, la nostra coscienza, la nostra determinazione di vincere qualunque ostacolo e di sommarsi col suo esempio alla battaglia colossale in cui era impegnata la Rivoluzione.

Fidel, con la sua capacità di vedere meglio e più lontano, ci stava avvertendo allora che si prospettava uno sforzo lungo e difficile, e che le idee del Che, il lascito dei suoi compagni, non erano una pagina della storia che lasciavamo indietro, bensì un elemento vivo che doveva essere presente nei nostri compiti attuali, in ogni passo che diamo, in ogni posizione che adottiamo.

E' cambiato lo scenario che il Comandante in Capo scorgeva una decade fa?

Viviamo per caso oggi alcune circostanze molto differenti, in cui quelle parole hanno perso attualità?

Quelle sono le prime domande che come rivoluzionari leali e sinceri dobbiamo farci in questo giorno tanto pieno di storia, tanto pieno di ricordi che si associa nella nostra mente alla figura affettuosa e straordinaria del Che ed a quello gruppo scelto di veterani dell'Esercito Ribelle che uniti a lottatori boliviani, peruviani, ed all'argentina-tedesca Tamara Bunke "Tania la Guerrigliera", furono protagonisti di uno dei capitoli più eroici della storia di questo continente.

La risposta è no, che tutto quello cosa previsto da Fidel, tutto quello che egli ci chiedeva, non suolo si mantiene ancora, ma nuove circostanze sono sorte per complicare e rendere molto più difficile e pericoloso ancora il panorama.
 


NON È QUESTA L'ORA DI DISFATTISMI, NÉ DI OPPORTUNISMI NÉ

DI SPERARE IN QUALCUNO CHE VENGA A PERDONARCI LA VITA
 

 

Nel 1997 non avevamo, alla Casa Bianca, Bush e la sua combriccola fascista e furiosamente anticubana.

Non erano successi gli avvenimenti dell' 11 settembre e la giustificazione patriottarda che essi offrirono al Governo degli Stati Uniti perché dichiarasse la minaccia di guerra a sorpresa e preventiva contro 60 o più oscuri angoli del pianeta.

Non era esplosa, ai livelli attuali, la pazza scalata dei prezzi del petrolio che rincara i prezzi degli alimenti e merci di ogni tipo, e virtualmente spiana le economie dei paesi più deboli.

Non era sorto il nefasto progetto dai bio combustibili e l'impatto che questo porta ai paesi che, come il nostro, hanno un'alta dipendenza dalle importazioni di alimenti.

Avevamo la politica ostile di Washington, e questa non ha smesso di incrudirsi un solo istante in questi 10 anni.

Avevamo il blocco, e questo non ha smesso di diventare più intenso e più crudele ogni giorno in questo periodo.

Avevamo la guerra ideologica e psicologica, e l'impero in questi anni non ha fatto altra cosa che tentare di raffinarla per penetrare e disarmare moralmente la nostra causa.

Avevamo le leggi Torricelli e Helms-Burton, ed esse non solo non sono state tolte bensì rafforzate con nuovi emendamenti, campagne e misure.

Avevamo già un mondo complesso, instabile, ingovernabile, ma oggi abbiamo, inoltre, un mondo in guerra, con Iraq ed Afghanistan come scenari dell'interventismo più sfacciato ed il genocidio più brutale.

Il governo degli Stati Uniti, in alleanza con la mafia batistiana e terrorista, non rinuncia alla sua ostinata politica di distruggere la Rivoluzione, schiacciare l'indipendenza della nostra nazione, impiantare un regime di tipo coloniale a Cuba, e per ottenere questi obiettivi brandisce un ventaglio di misure nelle quali non mancano i piani di contingenza di tipo militare. Alti funzionari dell'amministrazione Bush hanno dichiarato pubblicamente che non tollereranno una transizione rivoluzionaria a Cuba, benché non abbiano potuto né potranno creare le premesse che possano servire come pretesto per lanciare una simile avventura.

La nostra difesa è oggi più forte, sta più allerta che mai, ed il paese non misura né misurerà le risorse materiali ed umane che richieda la sua costante elevazione.

Se queste sono le circostanze, non è questo l'ora di disfattismi, né di opportunismi né di sperare che qualcuno venga a perdonarci la vita.

Se siamo i rivoluzionari cubani che siamo, quelli che hanno resistito ginocchio in terra a dodici amministrazioni yankee, quelli che respingemmo e sconfitto gli eserciti dell'Apartheid, il nostro unico dovere è lottare, lavorare con intelligenza e costanza per vincere le difficoltà e proseguire.


 

SIAMO IN UN'ORA DI COMBATTIMENTO E QUESTA DEVE ESSERE PERTANTO L'ORA DEL CHE, L'ORA DI CAMILO, L'ORA DI TUTTI QUELLI CHE FONDARONO COL LORO SACRIFICIO IL DURO CANMMINO DELLA RIVOLUZIONE



10 anni fa non avevamo sofferto il duro colpo della malattia di Fidel, la nostra guida, il capo capace di rispondere contemporaneamente ad un cumulo enorme di compiti. Oggi egli si rimette e sviluppa un ruolo insostituibile di orientazione con la sua esperienza e le sue idee. Ma davanti a questa situazione, come egli stesso reclamò nel suo Proclama, il nostro unico dovere è unirci di più, lavorare meglio e raddoppiare con Raúl ed il Partito tutti gli sforzi che abbiamo davanti a noi.

Stiamo in un'ora di combattimento, e questo deve essere pertanto l'ora del Che, l'ora di Camilo, l'ora di tutti quelli che fondarono col loro sacrificio il duro cammino della Rivoluzione.

Nelle Riflessioni di Fidel, e nel discorso di Raúl dello scorso 26 Luglio, stanno le chiavi di quello che possiamo e dobbiamo fare.

Tutto il paese è in questi giorni un'ebollizione di idee. Si dibattono molti temi. I progetti del Comandante in Capo e quanto segnalato da Raúl in Camagüey hanno stimolato un ampio interscambio nel seno del Partito, dei collettivi di lavoratori, di tutte le nostre organizzazioni politiche, di massa, giovanili e studenteschi.

Quello che queste discussioni aperte e franche possono darci come saldo principale è una maggiore comprensione dei problemi, la ricerca collettiva di soluzioni, che non potranno mai essere magiche, che devono basarsi sul lavoro, nella capacità del paese di generare risorse, e che neppure possono ignorare il blocco, i suoi costi e le possibilità reali che questo ci lascia.

Quello che aspettiamo da questo dibattito è che c'aiuti a rompere con l'inerzia, il dogmatismo e lo stile burocratico, a sviluppare la messa a fuoco creativa, a liberare dove siano legate le forze produttive ed a ottenere che ci abituiamo a rivedere ed aggiornare criticamente le formule che applichiamo nell'economia e nelle distinte sfere della nostra vita, affinché esse concordino con le realtà in cambiamento del paese e del mondo.

I problemi si risolvono con idee, con organizzazione, con coscienza, ma anche con risorse. Tutto non si potrà fare d'un colpo. Tutte le necessità che si pongono non potranno essere risolte in forma immediata o simultanea.
 


LA DISCUSSIONE È APERTA, ED I RIVOLUZIONARI, COME CI INSEGNÒ IL CHE COL SUO ESEMPIO, DOBBIAMO DISCUTERE APERTAMENTE
 


La nostra agenda è fare quanto risulti sensato e possibile, eliminare ciò che sia assurdo, consolidare ogni acquisizione, assicurare ogni giorno di più la piena sovranità del paese, il socialismo come fondamento dell'indipendenza, e lo sviluppo materiale e morale che serva da base al benessere, la giustizia e la dignità di cui è meritevole il nostro popolo, e che giammai potrebbero concepirsi sotto le regole del neoliberalismo né tanto meno sotto lo stivale yankee.

C'è un'agenda rivoluzionaria, ma saremmo ingenui se non vedessimo che il nemico tenta disperatamente di introdurre la sua propria agenda in questa discussione e, in generale, in tutto il tema cubano.

Ci sono coloro che in modo cosciente o inconsciente stimola lo scoraggiamento, promuovono teorie pellegrine per la soluzione di complessi problemi economici e, peggiore ancora, creano l'illusione che il conflitto storico, tra Cuba e Stati Uniti, possa risolversi per via di concessioni unilaterali o l'attesa di favori.

Bisognerebbe ricordare, ad alcuni che apparentemente hanno poca memoria che, durante duecento anni, e soprattutto a partire dal 1959, sempre le azioni che crearono questo conflitto, o l'acutizzarono, provennero dalle ambizioni e l'affanno di dominazione della classe governante degli Stati Uniti, e mai dalle legittime aspirazioni d'indipendenza e libertà del popolo cubano.

Non ci fu una sola occasione in cui la morale, la verità e la giustizia stessero da quel lato, bensì dal nostro, come oggi lo sono nel caso dei 5 eroici compatrioti condannati per combattere il terrorismo dentro gli stessi Stati Uniti.

La discussione è aperta, ed i rivoluzionari, come c'insegnò il Che col suo esempio, dobbiamo discutere apertamente.

Rivoluzione socialista o caricatura di rivoluzione, disse il Che in uno dei suoi lavori, e segnalò di questo modo che nella nostra epoca, di fronte al potere dell'impero, non c'è un'altra alternativa possibile. La Rivoluzione la dobbiamo fare in lotta mortale contro l'imperialismo, dal primo momento, espresse a un compagno col quale discuteva negli ultimi mesi della lotta insurrezionale. Lottare contro l'imperialismo dovunque stia, fu il messaggio a Fidel nella sua lettera di addio. Non dare all'imperialismo neppure un tanto così, è un'altra delle sue più conosciute avvertenze.

Questa chiarezza politica, questa intransigenza, è la prima che tutti dobbiamo ricordare ogni giorno, benché la cortesia non toglie il coraggio né rinunciamo per questo motivo alla possibilità del dialogo, se un giorno appaiano in quel paese governanti più realistici. E riassumere quest'atteggiamento, per ora e per sempre, nella frase di Fidel: mai avranno Cuba!
 


UN PARTITO CON PENSIERO CREATIVO, UNITÀ COMBATTIVA

E CAPACITÀ DI AZIONE: QUESTO È IL PARTITO DEL CHE!
 


Il Che deve stare nel nostro sforzo sostenuto, instancabile, capace, diretto ad ottenere che l'impresa socialista, soprattutto quella che comprende i grandi mezzi produttivi e i servizi del paese, raggiunga i livelli di efficienza e gestione che necessitiamo.

Il Che ed il suo senso pratico, antidogmatico, devono aiutarci a continuare a cercare soluzioni socialiste, o compatibili col socialismo, per promuovere la produzione di alimenti, l'impiego massimo di terre, tutte le formule sensate che possano trovarsi per il rifornimento, la commercializzazione, l'assicurazione delle risorse produttive, nelle condizioni in cui gli elevati prezzi internazionali delle importazioni trasformano l'agricoltura in un fattore chiave per il bilancio dell'economia.

Il Che deve stare nell'impegno per restituire alla condizione di quadro la gerarchia morale, l'autorità politica ed amministrativa, la capacità di decisione tecnica e le condizioni umane che lo trasformino in spina dorsale della Rivoluzione.

L'internazionalismo si esprime oggi in nuove forme, non per questo meno generose, coraggiose e meritorie di quelle che ebbero luogo in altre epoche. Questa politica non è dare quello che c'eccede, bensì condividere il molto o il poco che abbiamo con quelli che hanno bisogno più che noi. In essa si forgiano i valori ed i principi che definiscono il profilo della nostra società. Non rinunciamo né rinunceremo mai all'ideale comunista. Non abbiamo il minimo dubbio che la nostra strada per il futuro non sta nell'incoraggiare egoismi, disuguaglianze ingiustificate o meschinità. Questo è il cammino del capitalismo che non ha futuro.

Seguire l'esempio del Che, ispirarci al suo spirito rivoluzionario, compenetrarci a fondo con le sue idee, significa oggi guardare davanti.

Un Partito con pensiero creativo, unità combattiva e capacità di azione: questo è il Partito del Che!

Una Gioventù che sia argilla fondamentale della nostra opera, promessa di futuro e realtà presente: questa è la Gioventù che volevo il Che!

Combattenti che non abbassano la guardia né smettono di prepararsi un solo giorno alla difesa e la sicurezza del paese: questo è l'esercito del Che!

Un popolo sempre con Fidel; Fidel sempre nel cuore e nella volontà di lotta del nostro popolo: questo fu ieri, è oggi e sarà per tutti i tempi la Rivoluzione del Che!


Gloria eterna al Guerrigliero Eroico ed ai suoi compagni di battaglia! Vivano la Rivoluzione e l'internazionalismo! Vivano Fidel e Raúl!

HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!

PATRIA O MORTE! VINCEREMO!