L’ultimo libro di

 

Bianca Pitzorno
 

• Presentato dal Circolo Italia - Cuba e dal Comune di Pavia

 

30 marzo 2007 - A.Grezzi www.granma.cu (PL)

 

Bianca Pitzorno, autrice di "Le bambine dell’Avana non hanno paura di niente", è stata protagonista di un incontro a S. Maria Gualtieri a Pavia per parlare del suo nuovo libro dove gli sguardi al femminile raccontano 200 anni di storia.

 

"A tutte le bambine cubane che sono cresciute finora senza avere paura di niente, auguro di non dover imparare a temere, come la piccola carbonaia dalle scarpette bianche di Playa Girón, un altro sbarco di sedicenti liberatori. Auguro loro di crescere in un’isola non più in stato d’assedio, un’isola senza attentati né sabotaggi, un’isola sicura e in pace che solo così potrà permettersi lo sviluppo di una maggiore dialettica interna".

 

Il libro "Le bambine dell’Avana non hanno paura di niente" (Edizione Il Saggiatore, pagg. 415, 17 euro) è stato presentato a Santa Maria Gualtieri. In un appuntamento organizzato dal Comitato "Usciamo dal Silenzio" con il Circolo Italia Cuba e il Comune di Pavia, vedrà l’autrice a confronto con Silvana Borutti, assessore alla Cultura, e Pierangela Fiorani, direttrice della Provincia Pavese.

 

Nel libro, quattro sguardi su duecento anni di lotta per la democrazia: Mercedes de Merlin, Renée Mendez Capote, Soledad Cruz Guerra e le piccole donne di oggi. Le vicende "pubbliche" di Cuba sono il palcoscenico in cui si svolgono le storie private di tre famiglie simbolo della società cubana in epoche diverse, in cui crescono "bambine dalle scarpette bianche" che, divenute donne, lasceranno un segno del loro passaggio su questa terra grazie al coraggio, alla sensibilità, allo spirito di solidarietà, all’amore per la loro terra e il loro popolo.

 

Com’è nato questo suo libro?

"Conosco e frequento Cuba da più di dieci anni, ho lavorato e lavoro tuttora con insegnanti, bibliotecari, scrittori cubani, posso dire di annoverare tra i miei amici molte famiglie cubane. Da subito mi hanno colpito le donne dell’isola. Nel 2004 ho partecipato alla Fiera del Libro dell’Avana e mi sono trovata a un seminario sull’autobiografia femminile. Ho scoperto la donna cubana nella letteratura da metà Settecento in poi".

 

Cosa l’ha colpita?

"L’intraprendenza rispetto alle loro colleghe europee negli stessi anni. La partecipazione delle donne alla vita politica. Beatriz durante le guerre d’indipendenza scrisse al re per denunciare la viltà del suo luogotenente. E la prima donna giornalista in piena epoca schiavista scriveva un romanzo in cui una donna bianca e libera si innamorava di uno schiavo nero. Le donne fin dal Risorgimento hanno combattuto al fianco dei mariti alla macchia o in città, sono rimaste deluse dal passaggio di consegne tra Spagna e Stati Uniti, hanno partecipato alla Rivoluzione e alla formazione delle leggi, come quella sull’educazione e oggi sono il 40% in Parlamento, sono scienziate, professioniste".

 

E oggi?

"Molte vivono in case povere, con uno stipendio di 15 dollari al mese. Eppure sono orgogliose delle loro conquiste di parità e alle otto di mattina, dopo aver già fatto mille cose, sono al lavoro con una camicia perfettamente stirata e un sorriso. Ho un’ammirazione sconfinata per le piccole cose. E per il loro senso storico: capita di incontrare una vecchietta in un parco, si conversa di telenovelas, e poi, con tutta naturalezza, di Maceo, un eroe del Risorgimento cubano come se una signora da noi parlasse dei Fratelli Bandiera! E immancabilmente la spiegazione è la seguente: "Io, la mia libertà la devo a loro".

 

Che clima si respira a Cuba di questi tempi?

"La gente che lavora, il cubano medio, affronta i disagi quasi senza fare una piega. Dicono: "Sono libero, ho la possibilità di studiare, cosa vuoi che sia il razionamento: mia nonna è arrivata incatenata come schiava dall’Angola, senza nulla"». C’è la consapevolezza che quello che c’è, lo si è costruito insieme. Ma non è per tutti così: ci sono i ragazzi innamorati delle griffes e di modelli di consumo per loro inaccessibili portati dal turismo. C’è anche chi vuole andare via".

 

Bianca Pitzorno è nata in Sardegna ma vive e lavora a Milano. È la più nota scrittrice contemporanea italiana per l’infanzia. L’Unione degli scrittori cubani le ha conferito il premio letterario "La Rosa Blanca".