31 ottobre 2007 -  MISNA

 

RISOLUZIONE CONTRO BLOCCO

USA A CUBA, SPIGOLATURE 
 

 
 

“E’una doppia vittoria” ha detto Alejandro González, vice-ministro cubano degli Esteri, commentando l’approvazione quasi unanime della risoluzione con cui ieri l’Assemblea Generale del Palazzo di Vetro ha chiesto per 16esima volta la fine dell’embargo che Washington impone a Cuba dal 1962; “è stata ottenuta appena qualche giorno dopo che l’imperatore Bush - ha sottolineato González - aveva deciso di chiedere in pratica un blocco mondiale contro Cuba”.

 

Definendo “schiacciante” la nuova vittoria della risoluzione - che è però non vincolante per Washington - il ministro cubano ha ricordato che il presidente americano “aveva di fatto chiesto la costituzione di un fondo internazionale per favorire un cambio di regime a Cuba”. Bush aveva in realtà fatto anche di più: aveva invitato militari e poliziotti cubani a unirsi alla popolazione in un eventuale sollevamento contro Fidel Castro (che dall’estate del 2006 per ragioni di salute ha ceduto il potere al fratello Raul) chiedendo loro di agire al grido di “Viva Cuba libre”.

 

Castro gli aveva risposto con il suo 55° editoriale su “Juventud rebelde” ricordando tre personaggi: “il comandante Guevara”, il presidente americano che pose fine alla schiavitù e il compagno di guerriglia Camilo Cienfuegos scomparso nel 1959 in un incidente aereo. “Viva Lincoln! Viva il Che! Viva Camino!” aveva scritto Fidel definendo Bush la parodia di un “mambi”; “Viva Cuba libre” era infatti, a quanto pare, il grido di battaglia dei “mambi”, rivoluzionari cubani e domenicani del secolo XIX contro la Spagna colonialista, un termine che risalirebbe al domenicano Eutimio Mambí, capo della lotta contro gli spagnoli.

 

Accanto all' "imperatore Bush" e a Israele, sempre uniti in un certo genere di prese di posizione all’ONU e altrove nei consessi internazionali, hanno votato contro la risoluzione di ieri soltanto le Isole Marshall e la Repubblica di Palau (anche Belau), due micro-stati insulari del Pacifico poco noti.

Le Marshall, a metà strada tra le Hawaii e l’Australia, hanno circa 62.000 abitanti; dal 1986 sono ufficialmente indipendenti dagli Stati Uniti, che le hanno amministrate per 40 anni, e ospitano la base militare americana dell’atollo Kwajalein, conosciuta come “Reagan Missile Test Site”, una struttura importante nel sistema missilistico americano.

I 21.000 abitanti delle Palau, a sud delle Filippine, sono stati ugualmente amministrati per decenni dagli Stati Uniti che le hanno rese parzialmente indipendenti nel 1994, ma di fatto ne gestiscono Difesa e politica Estera e per 50 anni, in base al cosiddetto “Compact of Free Association”, hanno un accesso militare incondizionato alle isole. Si è astenuto anche il rappresentante della Micronesia, altro gruppo di isole del Pacifico con poco più di 100.000 abitanti e con legami altrettanto forti con Washington.

Nessuno di questi sembra nemmeno lontano parente di un "mambi" e quindi poco legittimato a gridare "Viva Cuba Libre"; al più potrà concedersi il cocktail, ormai un po' fuori moda, con lo stesso nome.