27 marzo 2007 - K.S.Garcia www.granma.cubaweb.cu

 

L'ultimo volo di due eroi

 

 


Se Fernando avesse saputo che si trattava del suo ultimo volo neppure davanti ai pericoli, sequestri o pressioni avrebbe ceduto. L'aveva già detto: "Aereo che parte con me, ritorna con me e per portarmi via l'aereo che io sto pilotando, bisogna ammazzarmi".

Quella notte del 27 marzo 1966, Fernando Álvarez Pérez sperava di realizzare il suo volo abituale tra Santiago di Cuba e L'Avana ma un assassino pretendeva arrivare in Florida.
 

Battaglia dal cielo

 

Sorvolando Varadero, l'ingegnere di volo Ángel María Betancourt aggredì il custode Edor Reyes Martínez Arias, gli fratturò il cranio e, dopo, gli sparò per tre volte. Fernando ed il copilota Bruno Evans Rosales capirono l'avversa situazione: Betancourt, in cospirazione con vari passeggeri, cercava di sequestrare l'IL-18 e deviarlo verso Miami.

Il giorno dopo l'assassino aveva un volo in Messico ma i fatti dimostrano che non gli interessava solo la fuga. Voleva arrivare al Nord convertito in "eroe", circondato dal sequestro, sangue e morte. Tutto un avallo per appartenere ai gruppi terroristici.

Durante il tragitto, la conversazione in inglese di Fernando con l'aeroporto José Martí fece pensare al sequestratore ed ai suoi complici che si stava intavolando una comunicazione con la torre di controllo di Miami.

Questo permise all'esperto pilota di ingannare il malvivente. Vicino alle coste della Florida, disse a Betancourt che non potevano atterrare a Cayo Hueso e che avrebbero dovuto dirigersi a Miami. Ma il giro non fu alla ricerca del territorio statunitense. L'IL-18 cambiò rotta in direzione sud e le luci che sembravano essere quelle della Florida, non erano altre che quelle di L'Avana.

Vari uomini dell'equipaggio erano riusciti a controllare il panico fuori dalla cabina; ma dentro, aumentava il pericolo. Alterato dal ritardo, Betancourt minacciava di ammazzare Fernando ed Evans.


In terra ferma

 

Mentre l'aeroplano atterrava, l'assassino osserva sulla pista un TU-114. Dalla provenienza dell'aero scopre la verità. Non stava a Miami, bensì a Cuba. Allora si scaglia contro Fernando ma questo non toglie la mano dall'acceleratore; nessuno romperà la sua decisione: "Aereo che parte con me...". Alcuni secondi dopo una pallottola attraversa il suo cuore, muore, ed il copilota Evans Rosales è ferito nella colluttazione.

Protetto dall'oscurità, Betancourt scappa. Comincia una ricerca incessante che non finirà fino all' 11 aprile quando è catturato. La pena di morte fu la giusta punizione che alla fine ricevette.

Trascorsi 41 anni dell'evento, José Leon Duenas, che lavora ancora nell'aeroporto José Martí, assicura che il passato del custode Edor e del pilota Fernando spiegano l'audacia di entrambi.

"Non può dimenticarsi che Edor fece parte dell'Esercito Ribelle e, dopo il trionfo della Rivoluzione, del Dipartimento della Sicurezza dello Stato. Fernando appartenne al Movimento 26 Luglio e fu uno dei piloti che instancabilmente cercò i resti di Camilo. Portarono sempre l'amore verso Cuba nel loro sangue".