24 ottobre 2007 - J.G.Allard www.granma.cubaweb.cu |
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Il Partito Arena in El Salvador e la liberazione di un terrorista
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Il Frente Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (FMLN), che è all’opposizione, ha denunciato alcuni giorni fa il rilascio di Chávez Abarca ed ha reclamato una spiegazione da parte dei due alti funzionari sulla tolleranza mostrata verso il delinquente.
La mozione del FMLN era iscritta per il dibatto nel Plenum dell’Assemblea, quando è stata inviata in maniera diretta a Figueroa e a Safie, in una manovra della destra per evadere le responsabilità.
Il caso Chávez Abarca implica direttamente il partito ARENA, attualmente al potere, nella protezione data al terrorista. Gli attentati dell’Avana avvennero mentre Luis Posada Carriles risiedeva in El Salvador, con la presidenza dal 1994 al 1999 di Armando Calderón, di questo stesso gruppo politico.
Nella dichiarazione presentata presso la Camera, si esprime indignazione per la fragilità delle istituzioni incaricate d’investigare e perseguire i criminali responsabili d’abominevoli azioni di terrorismo, che apertamente e impunemente si sono burlate del sistema di giustizia di El Salvador.
Il FLMN afferma che il governo di El Salvador dispone di informazioni degne di fede sulla partecipazione di Francisco Chávez Abarca alla pianificazione ed esecuzione degli attentati con esplosivi eseguiti a danno delle installazioni turistiche della fraterna repubblica di Cuba.
I parlamentari hanno sottolineato che il territorio di El Salvador è stato utilizzato come base delle operazioni di questa rete terrorista anticubana, con la pedestre permissività e persino la complicità delle autorità dello Stato.
Questi fatti devono allarmare la cittadinanza, poiché permettono ai terroristi già segnalati e ad altri membri di questa rete di continuare ad agire dall’interno del paese, continua il documento, che segnala gli accordi internazionali contro il terrorismo firmati dal El Salvador.
Chavez Abarca è responsabile, tra i tanti crimini, dell’attentato in cui perse la vita il turista italiano Fabio di Celmo nella capitale cubana, il 4 settembre del 1997, per eseguire il quale aveva arruolato Raúl Cruz León, addestrato ad armare bombe attivate con calcolatrici digitali.
Il terrorista Chávez Abarca aveva visitato due volte l’Isola ed aveva anche posto delle bombe nel Hotel Meliá Cohiba. Inoltre aveva reclutato in Guatemala Armando Antonio González e Jorge Venancio Ruiz, che raggiunsero Cuba e misero una bomba nel Hotel Sol Palmeras il 22 agosto del 1997.
Poi ritornarono nell’Isola per collocare il 19 ottobre due bombe in un minibus e in uno stand di vendita vicino all’aeroporto José Martí.
Alcuni mesi dopo Chávez Abarca, orientato da Posada, contattò i delinquenti guatemaltechi María Elena González Meza e Nader Camal Musalam Barakat, detenuti con esplosivi al loro arrivo all’Avana, il 4 marzo del 1998.
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3 ottobre 2007 - J.G.Allard www.granma.cubaweb.cu |
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Complice del terrorista gode dell'impunità in El Salvador
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17 agosto 2007 - J.G.Allard www.granma.cu |
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Metteva bombe sia a l'Avana
che a San Salvador
é stato
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Mirian del Carmen Urbina, un’impiegata della Divisione di Protezione dei Trasporti della polizia salvadoregna e tre delinquenti legati all’organizzazione dei ladri, sono appena stati liberati da un tribunale di San Salvador, dopo un processo lampo durante il quale il giudice si è astenuto dallo studiare la maggior parte delle prove riunite durante l’indagine di polizia.
Lo stesso Chávez Abarca, alcuni giorni fa è riuscito a mantenersi fuori da questi procedimenti grazie ad una strategia dell’ultimo minuto: ha annunciato al tribunale di aver ricusato il suo avvocato e che il suo nuovo difensore doveva "studiare" il dossier nel suo complesso.
Il capo della banda è stato quindi esonerato dal processo che stava per iniziare e dovrà essere giudicato da un altro tribunale.
Chávez Abarca è un bandito salvadoregno che Luis Posada Carriles utilizzò come braccio destro nella serie di attentati che provocò a L’Avana nel 1997.
"El Panzón" non solo contribuì ad organizzare questa campagna terroristica, ma si recò personalmente a L’Avana per compiere due degli attentati. Eppure nel suo paese non è mai stato accusato per la sua complicità nei detti misfatti.
UN PROCESSO LAMPO PER IL TERRORISTA LADRO DI AUTOMOBILI
I quattro imputati che erano stati formalmente vincolati con Chávez Abarca e la sua banda, sono stati assolti dal Terzo Tribunale delle Sentenze.
"Il tribunale non ha valutato nella loro totalità prove peritali come le ricevute di compra-vendita dei veicoli", ha dichiarato uno dei pm del caso ("che non ha voluto identificarsi") al quotidiano La Prensa Grafica.
La durata programmata del processo era di tre giorni, con 40 testimoni. Non è durato nemmeno un giorno.
La banda, secondo il giornale, legalizzava i suoi furti con documenti di auto fuori circolazione.
Gli imputati erano accusati di aver gestito in una proprietà della colonia Escalón un magazzino di veicoli di lusso, rubati in diversi paesi dell’America Centrale.
Tutti erano imputati di truffa aggravata e della falsificazione dei documenti dei veicoli rubati, legalizzati da agenti doganali e funzionari della polizia per poi venire venduti in modo apparentemente legittimo.
Chávez Abarca effettuò tre viaggi a Cuba, in aprile e maggio del 1997.
Fu lui a piazzare la prima bomba, che esplose nei bagni della discoteca Aché dell’Hotel Meliá Cohiba, il 12 aprile 1997.
Inoltre Chávez Abarca, fatto ancora più grave, contattò Ernesto Cruz Leon, lo convinse a compiere missioni terroristiche all’estero, gli insegnò a confezionare ordigni esplosivi e gli indicò di compiere l’attentato che causò la morte del giovane turista Fabio Di Celmo.
Francisco "El Panzón" Chávez Abarca, figlio di un noto trafficante d’armi, si dedicava negli anni ’90 al narcotraffico, alla vendita d’armi e di denaro falso. Si relazionò con Posada attraverso questi commerci, trasformandosi poco a poco nel suo uomo di fiducia nell’operazione terroristica, ordinata e finanziata dal comitato paramilitare della Fondazione Nazionale Cubano Americana.
Tutto lascia pensare che il terrorista si presenterà di fronte ad un giudice per invocare quest’ultima decisione giudiziaria favorevole alla sua liberazione. Le autorità giudiziarie salvadoregne hanno finora completamente ignorato la sua complicità con Posada Carriles, il terrorista internazionale al quale il paese centroamericano ha offerto rifugio per anni.
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