| 5 giugno 2007 | F.Lopez www.granma.cubaweb.cu |

Venezuela, la CIA e le

 

rivoluzioni colorate  

 

 

 

 


Caracas — Circa mezzo centinaio di giovani studenti posavano, questa domenica nella capitale venezuelana, di fronte alle telecamere della televisione Globovisión. Tutti ben vestiti e con glamour, ma seduti sull'asfalto, coprendo le loro bocche con nastri adesivi e le loro mani con alcuni guanti chirurgici bianchi. Ad un segnaleo, alzavano le loro braccia ed agitavano le palme al vento, mentre la giornalista narrava che "questa protesta pacifica, civica, potrebbe essere interpretata in qualunque parte del mondo, perché si riferisce al linguaggio comune della libertà e della non violenza".

Raccontata così, un telespettatore disinteressato, disinformato o manipolato a Parigi, Madrid, Brasilia o New York finirebbe per solidarizzarsi con la protesta studentesca. Ma se gli diciamo sole tre verità, di sicuro la sua percezione su questa messa in scena cambierebbe immediatamente:

 

1) Globovisión è un canale TV fascista che assume i ruoli di un partito politico di opposizione.

 

2) Esistono prove irrefutabili della partecipazione della CIA dietro le manifestazioni degli ultimi giorni a Caracas.

 

3) Se si tolgono i nastri adesivi dalle bocche e sono collocati davanti al microfono affinché si esprimano, scopriremmo che gli studenti non hanno argomenti propri per sostenere le loro domande.

È ovvio che siamo in presenza di un nuovo intento di colpo di Stato, o di quello che l'avvezzo politico José Vicente Rangel ha qualificato come "il golpe continuato". Nella sua recente denuncia, sabato scorso, dopo l'impressionante marcia che ha colorato le strade di Caracas, il presidente Hugo Chávez ha avvertito con chiarezza che "gli agenti al servizio di Washington stanno tentando di fare qui una di quelle chiamate "rivoluzioni colorate" tra virgolette(...). In Ucraina, per esempio, gli funzionò e non gli funzionò, perché ora ciò che c'è in Ucraina è una situazione di ingovernabilità. Questa strategia della Casa Bianca, dei chiamati colpi dolci o rivoluzioni colorate, come vengono chiamate da alcune parti, ha funzionato relativamente, ma qui la polverizziamo...

"I simboli — ha segnalato Chávez — sono gli stessi: le camicie nere, la bandiera alla rovescia. Voi non vedete perfino quello show per il quale usano alcuni ragazzi che quando arriva la stampa, soprattutto i media internazionali, corrono e si inginocchiano davanti alla polizia che non sta facendo loro niente, si inginocchiano ed alzano le mani. È uno show preparato affinché la foto faccia il giro del mondo. In tale maniera essi hanno potuto creare alcune crisi in paesi i cui governi non si sottomettevano a Washington; qui stanno tentando di farlo, utilizzando alcuni mezzi di comunicazione, giocando col sentimento di alcuni venezuelani, col sentimentalismo spicciolo".



"OTPOR" COME CHIAVE DEL GOLPE

 


E' stata la sovrana decisione venezuelana di non rinnovare la concessione per l'uso dello spettro radio-elettrico a RCTV (Radio Caracas Televisión), la scusa perché la controrivoluzione attivasse il suo nuovo piano di destabilizzazione, un anello in più del "golpe continuato" che cominciò nel lontano aprile 2002. Prima é stato il conflitto mediatico sotto il falso argomento di "difendere la libertà di espressione". Sono seguite le "repentine" manifestazioni studentesche ed infine l'incorporazione di giornalisti e noti attori dei media privati, che nell'istrionico ruolo di piagnoni, cercano di sensibilizzare i venezuelani, per portarli in strada contro Chávez.

La strategia usata non è riuscita a passare sotto il tappettino: hanno utilizzato la leadership oppositrice in università pubbliche e private (ricordiamo di quale privilegio storico è stato l'Educazione Superiore in Venezuela) e lanciato gli studenti in strada, curandosi che non apparissero legati agli screditati e sempre di più squallidi partiti dell'opposizione. Ma gli é sfuggito dalle loro mani un dettaglio rivelatore: in una delle marce a favore di RCTV é stato visto e fotografato, lo stesso Bowen Rosten, direttore della CIA per l'America Latina, in compagnia di altri agenti. La sua visita a Caracas e la presenza con gli oppositori non è casuale. In questi giorni circolano nel paese libelli, inviati per posta e perfino scritte per le strade con la parola "OTPOR" che in serbo significa Resistenza.

Per capire l'origine di "OTPOR" è importante ricordare che fu Gene Sharp, dell' Albert Einstein Institution, negli Stati Uniti, che investigò, varie decadi fa, la possibilità di abbattere governi attraverso forme "non violente", metodo di colpi di stato dissimulati applicati dalla CIA, a partire dal 1989, in vari paesi dell'Europa dell'Est. Il suo esperimento di più "successo" fu probabilmente quello che si impiegò in Serbia contro Slobodan Milosevic, trasformando Gene Sharp e la sua squadra in uno strumento vezzeggiato della strategia imperiale espansionista.

Dunque questo illustre Gene Sharp servì da consigliere dell'opposizione venezuelana durante il Referendum Revocatorio; diresse l'organizzazione annessionista Sumate, durante le marce dell'agosto 2004 e fu l'istigatore di una tecnica che aveva funzionato in altri paesi del mondo: lanciare accuse di frode elettorale e destabilizzare il paese. Questa volta il copione è chiaro: la dirigenza oppositrice é passata in secondo piano; una televisione, Globovisión, ha assunto la conduzione politica dell'opposizione; gli studenti fanno da "avanguardia" per strada; la protesta si presenta insistentemente come "pacifica" e "non violenta" e l'argomento principale è che "la chiusura di RCTV è un grave attentato alla libertà di espressione e alla democrazia venezuelana".

E' evidente la drammatizzazione del fatto politico; il rinforzo emozionale alla protesta studentesca si produce attraverso la "vittimizzazione" di alcuni artisti e giornalisti che inondano gli schermi di lacrime, nostalgie ed immagini commoventi. Il paese, secondo la nuova strategia per "abbattere Chávez" è una grande telenovela che tutti i giorni si avvicina alla linea del pericolo. Si cerca l'escalation di questa situazione finché si producano, eventualmente, alcuni fatti di sangue che giustifichino il rifiuto internazionale del Governo bolivariano. Mentre questo accade all'interno, tre ex presidenti panamensi (Mireya Moscoso, Guillermo Endara ed Ernesto Pérez-Balladares) fanno un'intensa opera di lobby per ottenere una condanna del Venezuela nell'Assemblea Generale dell'OSA che ha luogo questa settimana nella capitale panamense e così ottenere l'isolamento continentale di Chávez e della sua Rivoluzione rossa.



SOVRANITÀ NON NEGOZIABILE



Il 28 dicembre 2006, il presidente Hugo Chávez ha annunciato la decisione dello Stato di non rinnovare la licenza al consorzio di imprese 1BC (operatore del canale RCTV, tra altri media). Questa decisione sovrana é stata immediatamente criticata dagli Stati Uniti. Senza esitazione, il legislatore repubblicano Connie Mack (feroce anticubano) ha sollecitato Bush a che "prenda vere misure per frenare questa crescente minaccia nel nostro patio" e ha suggerito cominciare a dirigere segnali televisivi al Venezuela, come fanno con le mal chiamate Radio e TV Martí.

Per cinque mesi, il dibattito su RCTV si é tinto di una strategia mediatica che il collega Ernesto Navarro, giornalista di TeleSUR, identifica come i miti ed i fatti: "Si è voluto dimostrare che il Governo non rinnovò la concessione a RCTV per le sue critiche verso il presidente Chávez. La verità è che l'80% dei canali di TV aperta in Venezuela e  di stazioni radiofoniche appartengono al settore privato, la stessa cosa per i 118 giornali a copertura regionale e nazionale; tutti essi godono della libertà di registrare, analizzare ed esprimere opinioni senza interferenze. La maggioranza esprime in maniera stridente la sua opposizione al Governo e lo fanno senza nessuna minaccia o conseguenza. Nessun giornale, canale televisivo o stazione radiofonica è stata chiusa per la sua visione politica o per fare opposizione al presidente Chávez. Nessun giornalista è stato messo in prigione o punito per fare il suo lavoro".

Per coloro che non conoscono la verità o per convenienza non vogliono riconoscerla ecco alcuni dati di interesse sulla perla RCTV: nel 1976 fu chiusa per tre giorni dal Governo di Carlos Andrés Pérez. Motivo? Diffondere notizie false e tendenziose. Nel 1980, il Governo di Luis Herrera Campins ordinò la chiusura per 36 ore per "programmazione sensazionalista, quadro ombroso e racconto di fatti poco edificanti". Nel 1981, lo stesso Governo la chiuse 24 ore per trasmettere scene considerate "pornografiche". Nel 1984, fu avvertita per ridicolizzare "in forma umiliante" il presidente Herrera Campins e sua moglie. Nel 1991, la Corte Suprema di Giustizia ordinò sospendere un programma.... Tutti questi fatti sono accaduti prima dell'elezione del Presidente Chávez, ma nessuno scese in strada a difesa di RCTV e degli interessi transnazionali che la rappresentano.

Ciò che oggi é difeso da una minoranza non è il diritto alla libertà di esprimersi, bensì gli interessi di un'oligarchia. Tentano di mantenere ad ogni costa la "Dottrina Granier", secondo la quale quando un gruppo economico accede ad una concessione dello spettro, per i suoi favori al Governo di turno, questa concessione è per tutta la vita e la sua non rinnovazione da parte di un governo democratico, che non negozia la sua sovranità, è "un attentato alla libertà".

Questa domenica, durante un'intervista nel programma televisivo condotto dall'ex vicepresidente José Vicente Rangel, il rispettato giornalista e direttore del quotidiano "Ultime Notizie", Eleazar Díaz Rangel, ha assicurato che non c'è nessun paese in America Latina dove sia possibile esercitare il giornalismo, tanto di informazione come di opinione, come in Venezuela". Ciò nonostante Díaz Rangel ha anche affermato che ciò che muove le linee informative di stampa, radio e televisione non è la verità, come dovrebbe avvenire nell'esercizio del giornalismo professionale, bensì interessi politici imprenditoriali:"La cosa fondamentale non è informare sulla verità, bensì stare al servizio della politica".
 


I FILI ESTERNI DELLA COSPIRAZIONE
 


Non è per niente casuale che mentre la CIA organizzava le proteste degli studenti per la strada a Caracas, vari importanti giornali dell'America Latina all'unisono abbiano pubblicato un fascicolo (dossier speciale) contro il Presidente Chávez. È evidente che il piano imperialista prevede una strategia internazionale che è riuscito a coinvolgere alcuni incauti o deboli. "Con l'opinione pubblica internazionale manipolata tutto è più facile", secondo la strategia di Gene Sharp, lo stratega delle rivoluzioni colorate.

Nella messa in scena la catena CNN ha giocato, un'altra volta, il suo ruolo disinformatore. Inviando a Caracas Harris Whitbeck (noto corrispondente per l'America Latina ed in paesi in conflitto che già durante i giorni precedenti ed in mezzo al golpe Carmona "il breve", nell'aprile 2002, fornì una visione parziale degli avvenimenti, distorcendo i fatti contro la Rivoluzione Bolivariana) la direzione del canale ha raggiunto lo scopo di accendere una lampadina rossa nella sua tele udienza: "se c'é Whitbeck è perché il Venezuela é in guerra". In maniera aleatoria, ha collocato nel suo pagina web un'inchiesta che domanda ai cibernauti: "È stata danneggiata la democrazia venezuelana dalla decisione del governo di chiudere un canale privato TV"?. Ed utilizza i risultati come dati "scientifici" che provano la traiettoria dittatoriale di Chávez.

A questa ora, mentre lei legge questo articolo, può essere che le immagini della reale messa in scena raccontata nel primo paragrafo, stiano girando il mondo, come prova della "crudeltà" di un Governo che ha ordinato alla polizia uscire in strada disarmata e badare all'incolumità degli studenti; che ha trasformato il Venezuela nel paese con maggiore numero di mezzi alternativi e comunitari dell'America Latina e dei Caraibi, democratizzando così l'uso dello spettro radioelettrico; che ha sopportato un colpo di Stato orchestrato dalle televisioni private, senza chiuderne una sola e senza spedire in prigione i responsabili.

E' evidente che gli strateghi delle rivoluzioni colorate hanno scelto male il motivo per mettere in moto il piano macabro. La menzogna, parte centrale della forte campagna internazionale, si spegnerà come si é spento lo stesso segnale di RCTV, una televisione che si credeva partito politico che ha seminato di antivalori la società venezuelana, che ha istigato all'omicidio del presidente ed ha aperto i suoi spazi alla mediocrità, alla banalità e alla pornografia. Non è per qualcosa così che il popolo decide di cambiare il colore alla sua Rivoluzione. In Venezuela c'è il rosso per il momento.