| Caracas 15 gennaio 2007 | www.granma.cubaweb.cu |

Il Venezuela respinge le accuse

su traffico di droga

 

 


Il Venezuela ha respinto le accuse di un narcotrafficante, estradato in Colombia, che ha accusato funzionari locali nella partecipazione al traffico illecito, in ciò che appare come l'inizio di una nuova campagna contro il paese sud-americano.

Il presidente dell'Ufficio Nazionale Antidroga del Venezuela (ONA), Luis Correa, ha detto ai giornalisti che le dichiarazioni di Farid Feris Domínguez, al quotidiano statunitense El Nuevo Herald, hanno lo scopo di ottenere benefici dalle autorità nordamericane.

"Parlo di benefici giudiziali che il governo nordamericano potrebbe dare  a questo cittadino per dare informazioni che tuttavia non sono veritiere" ha precisato Correa.

Il funzionario venezuelano ha richiamato l'attenzione sul fatto che le persone implicate da Domínguez hanno partecipato, in una forma o nell'altra, nei lavori di intelligence e alla cattura, avvenuta in un lussuoso quartiere della capitale venezuelana, del narcotrafficante.

Secondo le notizie il boss chiamò in causa l'ex direttore dell'Ufficio Nazionale di Identificazione, Hugo Cabezas, il direttore generale del Corpo di Investigazioni Scientifiche, Penali e Criminalistiche, Marcos Chávez e lo stesso Correa.

Ha puntualizzato di non condividere o avere condiviso nulla con Domínguez, proprio quando Cabezas (attuale ministro della Presidenza) Marcos Chávez e la sua stessa persona furono tra coloro che in un modo o nell'altra svolsero i lavori di intelligence per la cattura di questo signore.

Correa ha ugualmente smentito l'utilizzo per il traffico di droga, come si é espresso il delinquente,  della rampa presidenziale degli aeroporti di Maiquetía "Simón Bolívar" o La Carlota, ambedue al servizio della capitale venezuelana.

I beni sequestrati al boss sono sotto protezione dell'ONA, come da decisione dei tribunali, contrariamente alla dichiarazione del delinquente che nell'intervista ha denunciato il presunto furto delle sue proprietà.

La detenzione di Domínguez si include in un'ampia offensiva del governo venezuelano contro l'utilizzo del suo territorio per il trasferimento di stupefacenti provenienti dalla Colombia con destinazione gli Stati Uniti, principale mercato mondiale delle droghe, e l'Europa.

Nonostante essere un paese che non produce né è gran consumatore di droga, il Venezuela soffre le conseguenze del fenomeno stimolato dall'enorme mercato statunitense e complicato da un'estesa frontiera di più di 2200 chilometri con la Colombia.

Le dichiarazioni di Domínguez, detenuto nell'ottobre 2006, contrastano coi risultati della lotta contro il narcotraffico, dove nel 2006 si sequestrarono 78 tonnellate di droga e si arrestarono importanti capi di quest'attività illecita.