| 29 maggio 2007 | N.Diaz www.granma.cu|

Il "remake" della

 

cospirazione mediatica

 

 

 

 

Il sostegno controrivoluzionario dei mass-media privati ai

Le autorità  venezuelane accusano la CNN e Globovisión

 

PL – Il Governo venezuelano ha accusato la catena nordamericana CNN di mentire parlando del  Venezuela e di fare propaganda politica ed ha chiesto un’investigazione contro il Canale locale Globovisión per una possibile incitazione all’uccisione del presidente Chávez.

Le due questioni sono state esposte dal ministro per la Comunicazione e Informazione  William Lara, dopo la consegna fatta alla procura generale della repubblica di una richiesta per far eseguire investigazioni su Globovisión, ha segnalato PL.

Lara ha assicurato che la CNN è giunta all’estremo di distruggere il codice etico trasmettendo materiali falsi.

Il primo includeva immagini corrispondenti a una protesta avvenuta ad Acapulco, in Messico, per appoggiare visivamente un’informazione sul Venezuela. L’altro materiale mostrava una composizione fotografica che cercava di vincolare il presidente Chávez a un fatto di violenza e a un individuo accusato d’essere un leader di un gruppo terrorista.

“La CNN mente sfacciatamente perchè la sua posizione politica va contro il Venezuela”, ha precisato il ministro ed ha accusato il canale di ingannare e manipolare i teleutenti.

William Lara ha aggiunto che: “Questo è quel che abbiamo chiesto alla Procura d’investigare”.

 

rappresentanti degli estromessi dal potere nel corso della storia fa parte del copione egemonico del capitalismo per disorientare, falsare la realtà, manipolare le coscienze e ostruire, con aspirazioni di successo, i processi di cambiamento che si sono verificati e si verificano nel mondo.

 

Chi non ricorda quella frase di colui che sarebbe diventato un magnate della stampa statunitense, William Randolph Hearst, quando in un telegramma a uno dei suoi disegnatori all’Avana scrisse: "Resti lì. Lei metta le illustrazioni, io metterò la guerra".

 

Correva l’anno 1898 e già il governo degli Stati Uniti si stava apprestando ad intervenire a Cuba per capitalizzare a suo favore la vittoria imminente dell’Esercito insorto sulle demoralizzate e sconfitte truppe coloniali spagnole, dopo una guerra per l’indipendenza dell’Isola durata 30 anni.

 

Il californiano Hearst, padrone del Journal, rispondeva così all’intenzione espressa dal suo inviato speciale di tornare in patria perchè "non stava succedendo niente". Vendere a spese della verità è stato il motto di questo tipo di stampa, il cui potere oggi raggiunge livelli allora insospettati.

 

Le campagne orchestrate contro il Governo Bolivariano per non aver prorogato il permesso concesso 20 anni fa a Radio Caracas Televisión (RCTV) per l’utilizzo dello spazio radio-elettrico, scaduto il 27 maggio, provano ancora una volta che quelle pratiche di Hearst sono le stesse degli attuali mass-media al servizio del potere imperiale e delle sue pedine locali.

 

Sin da quando, in conformità con la legislazione internazionale e la Costituzione, il Governo venezuelano ha pubblicamente annunciato la sua decisione di non prorogare la concessione a RCTV per la sua essenza editoriale golpista e per i disvalori che diffondeva, come l’odio sociale e la violenza, una campagna mediatica è stata organizzata a livello nazionale e internazionale contro la Rivoluzione e il presidente Hugo Chávez.

 

I dirigenti di RCTV si sono recati a Madrid dove, senza molti sforzi, sono riusciti a far sì che il Partito Popolare del fascista José María Aznar li appoggiasse con una mozione presso il Parlamento Europeo, che non ha avuto successo perchè il testo in questione ha ricevuto il sostegno di soli 43 dei 784 legislatori riuniti a Strasburgo, in Francia.

 

Di fronte all’evidenza dei fatti, la stessa Unione Europea e l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) hanno dovuto ammettere che la decisione bolivariana è conforme alle norme internazionali in materia.

 

RCTV si è rivolta anche al Tribunale Supremo di Giustizia del Venezuela, che ha respinto il reclamo perchè non conforme con la legge.

 

Nel primo minuto del 28 maggio scorso lo spazio radioelettrico di RCTV è stato occupato dalla nuova Emittente Venezuelana Sociale (TVes), i cui programmi verranno indirizzati (è già così) al cittadino e non al consumatore, come ha detto il ministro delle Telecomunicazioni Jesse Chacón, con una programmazione nazionale e indipendente.

 

Questa prerogativa sovrana dello Stato venezuelano ha irritato l’opposizione locale che, sostenuta da Washington, si è avvalsa del vecchio metodo di falsificare la verità e ha cominciato a diffondere le menzogne che accompagnano i suoi attacchi contro le rivoluzioni e i processi nazionalisti che, a vantaggio dei popoli, si stanno distanziando dal vicino del Nord.

 

Frasi ripetute e spot audiovisivi che avvertono apocalitticamente che Chávez e la sua Rivoluzione attentano alla "libertà d’espressione" e alla "democrazia" e agitano lo spauracchio della "chiusura" dei mass media "democratici", sono state le principali menzogne di questa escalation, simile a quella realizzata contro Cuba negli anni ’60 ed a cui si sono aggiunti ingredienti frivoli come quello che il governo vieterà alle venezuelane di utilizzare il "perizoma". Nel nostro paese si diceva a suo tempo che Fidel avrebbe messo in scatola i bambini vendendoli come carne pressata e privato i genitori della Patria Potestà.

 

In Venezuela (e lo hanno ammesso organismi inconsistenti come la Società Interamericana di Stampa, SIP), i media privati controllano il 90% dello spazio radioelettrico. Per fare un solo esempio, che è stato citato da studiosi del tema, basti dire che durante l’ultima campagna presidenziale gli osservatori internazionali hanno ammesso che l’80% di tutta l’informazione dei giornali e della TV è stata favorevole unicamente all’opposizione e che nelle edicole le pubblicazioni d’opposizione sono la maggioranza.

 

Se questo non fosse sufficiente, un commento pubblicato su La Jornada e intitolato 'Della libertà d’espressione e altre storie' di José Steinsleger, ricorda che mentre il Governo Bolivariano non ha chiuso nessun mezzo di comunicazione per quanto gli fosse avverso, la prima cosa che hanno fatto i golpisti nell’aprile del 2002 è stata chiudere i media che appoggiavano la Rivoluzione. La RCTV ha attivamente partecipato al sabotaggio petrolifero del dicembre 2002 - febbraio 2003, che tanto danno ha arrecato all’economia del paese.

 

Nel testo si aggiunge che "nel marzo del 2005 in un programma del Canal 22 di Miami (via cavo), l’attore venezuelano Orlando Urdaneta ha incitato ad assassinare Chávez "con un fucile dal mirino telescopico. Giorni dopo nello stesso programma, l’ex agente della CIA Félix Rodríguez ha proposto di porre fine alla vita di Chávez. "Si può fare con un attacco militare per mezzo di un aereo", ha detto colui che tagliò le mani di Che Guevara. Lei ricorda se la Commissione Interamericana dei Diritti Umani dell’OSA ha fiatato?", ha concluso La Jornada.

 

Esempi ce ne sono tantissimi, come i collegamenti fatti dalla screditata CNN, con Globovisión e altre catene televisive in Colombia e Messico, nei quali tutto il tempo è stato utilizzato per dare sostegno a RCTV oltre che a diffondere insistentemente il medesimo messaggio con cui Chávez ha ordinato la "chiusura" dell’emittente.

 

Non hanno detto però che lo stesso 27 maggio il Governo Bolivariano ha prorogato il permesso di utilizzare lo spazio radioelettrico a Venevisión del magnate Gustavo Cisneros e che tale disposizione di accettare o meno le proroghe si basa su una legge firmata durante la presidenza di Jaime Lusinchi nel 1987 e non su una della Rivoluzione venezuelana.

 

Non hanno detto nemmeno che i dirigenti di RCTV "hanno dato l’ordine nel 2002 di chiudere i microfoni e gli schermi del canale a chiunque non appoggiasse gli elementi golpisti". Queste dichiarazioni le ha pronunciate presso l’Assemblea Nazionale Andrés Izarra, che allora era il direttore di produzione della cosiddetta emittente e che a causa di tale orientamento ha presentato immediatamente le sue dimissioni.

 

In questo contesto di ostilità contro il Governo la catena televisiva CNN, in una delle sue edizioni nella quale pretendeva di mostrare manifestazioni di disaccordo con la misura di non prorogare il permesso a RCTV, si è avvalsa di immagini girate ad Acapulco durante le proteste per la morte di un giornalista. Immagini che certamente niente avevano a che fare con il Venezuela.

 

Intanto il ministro della Difesa Raúl Baduel ha dichiarato che settori dell’estrema destra stanno tentando di creare un clima di destabilizzazione e insicurezza simile a quello che ha preceduto il colpo di Stato del 2002 contro il presidente Hugo Chávez.

 

Ha anche confermato l’arresto di tre persone in differenti zone di Caracas, durante operazioni che hanno permesso di sequestrare carabine, fucili, una balestra, rivoltelle, un mirino telescopico e diverse bombe a gas e giubbetti antiproiettile.

 

Da tutti i canali sovversivi l’opposizione, che non è riuscita a sconfiggere la Rivoluzione, ha incitato alla disubbidienza civile, al disordine nelle vie, a compiere azioni che provochino la risposta del Governo e delle sue istituzioni per presentarla come una dimostrazione del clima di "repressione antidemocratica" che vivrebbe il paese.

 

I detti appelli sono stati raccolti dalla dimostrazione dell’opposizione che domenica 27 maggio ha tentato di entrare con la forza nei locali della Commissione Nazionale delle Telecomunicazioni (CONATEL) e per questo ha attaccato le forze dell’ordine, che hanno fermato l’azione con getti d’acqua e gas lacrimogeni in difesa della misura del Governo.

 

Lo stesso presidente Chávez aveva avvertito. Se vogliono accendere il fuoco, spegneremo la fiamma.

 

Non bisogna farsi trarre in inganno. L’opposizione venezuelana controlla 20 canali della banda VHF e lo Stato solo uno, ma con questo la Rivoluzione difende il diritto universale all’informazione, come stabilito dall’articolo 108 della Carta Magna.

 

La Rivoluzione Bolivariana si è limitata ad applicare le leggi sulla concessione dello spazio radio-elettrico promulgate prima dell’arrivo al potere del presidente Hugo Chávez. Chi dice il contrario mente.