2 giugno '08 -  www.granma.cu (PL)

Astensione e frode nei

referendum in Bolivia

 

     

 

Astensioni e accuse di frode hanno caratterizzato i referendum per l’autonomia svolti nei dipartimenti boliviani di Beni e di Pando, dove i risultati previsti sono a favore dell’autonomia.

 

A Beni il delegato presidenziale Palmiro Soria, ha spiegato a PL che i dati offerti dalla Corte Dipartimentale Elettorale sono molto al di sotto delle aspettative dei dirigenti regionali.

 

Soria ha condannato la presenza di un migliaio di membri della Unión Juvenil Cruceñista, gruppo d’attacco  del Comitato Civico del vicino dipartimento di Santa Cruz, giunti per obbligare i cittadini contrari al referendum ad andare a votare.

 

Inoltre ha segnalato che in alcuni paesi, come  Villa Corina e Yucumo,  ci sono stati scontri per la reazione di gruppi sociali contrari ai referendum.

 

Il funzionario ha denunciato la presenza a Beni di autorità di Santa Cruz, che difendono l’autonomia, come il prefetto Rubén Costas e il presidente del Comitato Cívico Branko Marinkovic, oltre al leader del reazionario  Poder Democrático Social, Jorge Quiroga.

 

Palmiro Soria ha definito i precetti di autonomia come il manuale di un dittatore, riferendosi al prefetto di Beni, Ernesto Suárez, che si  attribuisce responsabilità che sono competenza esclusiva dello Stato boliviano.

 

A Pando l’assenteismo è stato molto forte, tanto che non si sa se il sondaggio sia valido.  La rappresentante del governo, Nancy Texeira, ha confermato gli alti indici d’assenza di elettori  chiamati a votare per uno statuto d’autonomia che non è stato scelto dal popolo e nemmeno dalle province.

 

La Texe¡ra ha parlato delle numerose irregolarità e dell’arrivo di persone di altre regioni, dell’acquisto dei voti e della campagna sviluppata dalla Corte Dipartimentale Elettorale, con l’obiettivo d’influire  sugli elettori.

 

Come a Bani, anche a Pando ci sono stati scontri soprattutto a Filadelfia, dove ci sono stati almeno 20 feriti, sono state incediate molte urne e bloccate le strade.

 

Il ministro di Governo, Alfredo Rada, ha ratificato  la decisione dell’Esecutivo di non riconoscere i risultati di questi referendum, per il loro carattere illegale e perchè fomentano la divisone tra i boliviani.