18 giugno '08 - A.Hart Davalos www.juventudrebelde.cu

 

Da Nerone a Bush 

 

 

La lunga storia dell'uomo dimostra che le decisioni politiche non sono prese, nella maggior parte dei casi, in funzione degli interessi strategici di un sistema sociale, ma delle immediate aspirazioni dei gruppi che, dentro le classi dirigenti, sono in grado di imporle. E' una riflessione utile per analizzare le sfide che oggi ha la cosiddetta civiltà occidentale nella fase che alcuni chiamano "postmoderna".
 

Come ho detto prima, la famiglia umana è gravemente malata e vi è il reale pericolo che la nostra specie, insieme alle altre che abitano il pianeta Terra, scompaia a causa della rottura dell'equilibrio ecologico che rende la vita possibile, o di guerre nelle quali intervengano le mortifere e potenti armi che si accumulano negli arsenali delle grandi potenze.

 

Questa crisi è, secondo il parere di uomini di grande conoscenza, la più profonda e più completa dalla caduta dell'impero romano, e anche se non intendiamo stabilire un parallelismo simmetrico tra questo  e l'attuale impero yankee, il certo è che si vanno dispiegando in modo ogni volta più manifesta, come 1600 anni fa, i sintomi inequivocabili del suo declino. In quella epoca, quelli che oggi chiamano  immigrati li chiamavano barbari.

Gli USA portano in seno i germi del suo frazionamento. Costituito da immigrati, discrimina tutti quelli che non sono bianchi e sassoni e può subire processi simili a quelli che incoraggia in diverse regioni del mondo. Già nel 1894 José Martí dichiarava:

"E'supina ignoranza e leggerezza infantile e punibile, parlare degli Stati Uniti (...) come di una nazione totale e uguale, di libertà unanime  e di conquiste definitive: simili Stati Uniti sono un'illusione o una frode".

 

Il potere egemonico dell'imperialismo USA si basa oggi, soprattutto, sul potere militare e la schiacciante superiorità del suo armamento. Sappiamo tutti che nel corso della storia le forze armate sono state utilizzate per proteggere ed espandere i sistemi socio-economici, ma non possono creare, da sé, un nuovo ordine economico e sociale.

L'oligarchia dominante non ha altra alternativa che ricorrere alla violenza, proclamando attraverso Bush l'intenzione di portare la guerra in qualsiasi oscuro angolo del globo dove si vedano minacciati i loro interessi. Questo può essere visto in eventi come l'Afghanistan, l'Iraq, le minacce all'Iran e i tentativi di far rivivere la guerra fredda con astronomici bilanci militari e utilizzare l'avanzamento della NATO verso Est per ricattare e neutralizzare la Russia.

 

Tutto questo sta mostrando il processo di morte di un impero e il crocevia in cui si trova, che lo porta a dover scegliere tra il retrocedere e agire con prudenza o distruggere il genere umano, ma mai avrà la vittoria che sogna.

Più di un secolo fa Rosa Luxemburg ha detto: "socialismo o barbarie" oggi qualcuno ha aggiunto "barbarie, se siamo fortunati ...».

Di fronte a questo, e come parte positiva della crisi, è l'ascesa dei processi di integrazione in Americhe America e Caraibi, la cui più chiara dimostrazione l'abbiamo nell'ALBA, con l'attiva partecipazione di Venezuela, Bolivia, Nicaragua e Cuba e a cui hanno aderito altri paesi dei Caraibi. Lo si apprezza anche nella creazione di UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane) sulla base dell'alleanza fatta dai presidenti Chavez, Lula, Cristina Fernandez, Evo Morales e Correa. E non solo questo, ma che in tutti o nella maggior parte dei paesi di Nuestra America si osserva un crescente movimento di ribellione popolare.

 

Il sistema nord americano ha perso forza economica per dominare o orientare a suo favore tutti questi processi in atto ed é ogni giorno più evidente che è necessario riaggiustare radicalmente la sua politica in direzione molto diversa da quella che rappresentano il signor Bush e l'estrema destra degli Stati Uniti . Il processo elettorale in corso ha mostrato situazioni senza precedenti che ci obbligano ad un'analisi approfondita delle sue conseguenze per il futuro di questo paese e le relazioni bilaterali tra Cuba e Stati Uniti. In questo paese vi sono forze che possono influire a favore di un cambiamento sensato della politica.

 

Sulla base di tale valutazione assume sempre maggiore importanza stabilire canali di comunicazione con questi settori ragionevoli della società americana, partendo dal messaggio che ci ha dato José Martí, che, come tutti sanno, visse quasi quindici anni in questo paese e lo conobbe profondamente. Ha detto l'Apostolo:

"Nel centro d'America ci sono le Antille, che saranno, se schiave, semplice ponte della guerra di una repubblica imperiale contro il mondo geloso e superiore che si prepara a negarle il potere - mero fortino della Roma americana -; e se libera - e degna di esserlo per l'ordine della libertà equa e lavoratrice - sarà, nel continente, la garanzia di equilibrio, di indipendenza per l'America spagnola ancora minacciata e onore per la grande repubblica del Nord, che nello sviluppo del suo territorio -purtroppo, ora feudale e diviso in sezioni ostili - troverà più sicura grandezza che nell'ignobile conquista dei suoi vicini minori e nella lotta  disumana che il possesso di essa aprirebbe contro le potenze dell'orbe per il predominio del mondo".