14 ottobre '08 -  Frei Betto www.granma.cubaweb.cu

 

Cuba, l'uragano

chiamato blocco

 

 

Il prossimo 29 ottobre, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dopo aver ascoltato la relazione del segretario generale, Ban Ki Moon, voterà sul progetto di Cuba che chiede l'interruzione del blocco economico, commerciale e finanziario imposto all'isola dei Caraibi dal governo degli Stati Uniti dal 1959. Sarà la 17esima volta che le Nazioni Unite affronteranno la questione. Nel 2007, dei 192 paesi membri delle Nazioni Unite, 184 hanno votato a favore del progetto che chiedeva l'interruzione. Purtroppo, le risoluzioni non hanno carattere vincolante, ad eccezione di quelle del Consiglio di Sicurezza. Il fatto che la maggior parte dei paesi condannino, per 16 volte, il blocco, rappresenta un gesto di solidarietà con l'isola e una sconfitta morale per la Casa Bianca, la cui prepotenza è dimostrata dal non tenere in minima considerazione ciò che pensa la comunità internazionale, che condanna l'ostilità degli Stati Uniti.
 

Il blocco è una piovra con tentacoli extraterritoriali, in violazione del diritto internazionale, in particolare della Convenzione di Ginevra, che lo qualifica come genocidio. Imprese, banche e cittadini che mantengono  relazioni economiche, commerciali o finanziarie,  con Cuba soffrono persecuzioni. Ad esempio di ciò che fece la Cina durante le Olimpiadi,anche il governo degli Stati Uniti blocca siti Internet relazionati con Cuba.

 

Ad un costo elevato il governo cubano è riuscito ad aprire piccole brecce nel blocco, come acquistare prodotti alimentari dagli Stati Uniti Le imprese venditrici affrontano un'enorme burocrazia, soprattutto perché la commercializzazione deve passare attraverso l'intermediazione di un paese terzo, poiché il blocco proibisce rapporti diretti tra Stati Uniti e Cuba. L'acquirente è tenuto a pagare in anticipo e non può vendere prodotti agli americani; le navi ritornano vuote ai porti di origine. I recenti uragani Gustav ed Ike hanno provocato molti danni all'isola. Zone agricole sono state devastate, 444000 case colpite, delle quali più di 63000 completamente distrutte. Il Governo cubano ha chiesto alla Casa Bianca una tregua nel blocco per i prossimi sei mesi, per motivi umanitari. Fino ad ora, Bush ha mantenuto un completo silenzio. Ma la macchina pubblicitaria della Casa Bianca tenta di camuffare l'omissione presidenziale con una serie di menzogne, come l'offerta di cinque milioni di dollari ai cubani vittime dell'uragano.
 

Ma cosa rappresenta questa quantità di fronte ai 46 milioni di $ che l'USAID ha ricevuto, quest'anno, per finanziare i gruppi mercenari impegnati nel terrorismo contro Cuba? E  altri 40 milioni di dollari investiti per mantenere trasmissioni radio e televisive contro Cuba. Nonostante il blocco che causa più danni che tutti gli uragani che hanno colpito Cuba, la nazione resiste, e ora è mobilitata in grandi cooperative per riparare le devastazioni causate dalla natura e migliorare la produzione agricola, grazie alle recenti misure che facilitino l'accesso alla terra dei contadini in cui, una volta, veniva coltivata la canna da zucchero. Oltre ad avere nello Stato un acquirente certo, gli agricoltori cubani potranno vendere direttamente ai consumatori. Senza guardare al suo ombelico, Cuba ribadisce la sua solidarietà internazionale e invia medici alle vittime degli uragani ad Haiti e mantiene medici ed insegnanti in oltre 70 paesi, per lo più poveri.

La storia è una vecchia signora che ci sorprende ogni giorno: chi avrebbe immaginato, un anno fa, che il socialismo cubano avrebbe visto la crisi finanziaria di Wall Street, e lo Stato più capitalista del mondo  contraddire tutti i suoi discorsi ed intervenire sul mercato per cercare di salvare banche ed imprese? Cosa rimane del dogma della immacolata concezione che al di fuori del mercato che non c'è salvezza?