Il Giorno Mondiale contro l’Omofobia

 

19 maggio 08 - M.M.Jimenez www.granma.cu

 

“Persuadere, capire la diversità sessuale e sradicare l’omofobia come una delle forme di discriminazione più presenti nella società attuale è espressone di solidale  e la solidarietà è parte del socialismo”, ha dichiarato Ricardo Alarcón, presidente dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular.

 

Como parte della Giornata per il Giorno Mondiale dentro l’Omofobia, a Cuba, si sono svolte molte attività per fomentare la persuasione e la comprensione dei differenti orientamenti erotici degli esseri umani, attraverso l’amore e la comprensione.

 

Nella sede centrale della manifestazione, nel Pabellón Cuba, a L’Avana, il   Presidente del Parlamento ha sottolineato il lavoro realizzato nell’Isola come parte della programmazione di educazione sessuale, che incita all’inclusione e all’eliminazione di concetti ortodossi che non rispettano la diversità.

 

Mariela Castro, direttrice del Centro Nazionale d’Educazione Sessuale (CENESEX), ha detto che Cuba si propone la ricerca di spazi e soluzioni ai conflitti di genere e sessualità, che sono ancora permeati da molti pregiudizi.

 

Nei dibattiti realizzati, persone omosessuali hanno invitato le famiglie cubane, le scuole e la società a comprendere, ad apprendere e a convivere con loro con gli stessi diritti.

 

Filmati, la presentazione di riviste, una fiera del libro e una campagna sulla prevenzione dal VIH/SIDA hanno riempito la giornata, mentre è stato dipinto un murale contro l’omofobia e vari adolescenti promotori della salute, hanno distribuito volantini e preservativi.

 

Mariela Castro ha detto che queste azioni educative dureranno tutto l’anno, con l’obiettivo di promuovere la comprensione e il diritto al libero orientamento sessuale e all’identità di genere.

 

Nella notte c’è stato un incontro di gala culturale, con la partecipazione di promotori della salute e persone con diverso orientamento sessuale.

 

17 maggio 2008 - Villetta pro Cuba Bologna

 

Intervista a Mariela

Castro Espin

Presso la Libreria per ragazzi Giannino Stoppani di Bologna, in occasione della presentazione del libro Cosa succede nella pubertà? abbiamo incontrato l’autrice Mariela Castro Espín.

 

 

Da quanto tempo lavori al CENESEX e come è nato l’interesse per questo tipo di studi?

 

Mia madre, Vilma Espín, creò questo programma di educazione sessuale nazionale perché era la presidentessa della FMC (Federación de las Mujeres Cubanas). Negli anni 60, quando nacque questa organizzazione, il problema principale delle donne riguardava la loro salute riproduttiva e sessuale. La prima causa di morte era l’aborto clandestino. Infatti, fin dagli anni 40 a Cuba  l’aborto era legale, ma la maggioranza delle donne non aveva i soldi per poter pagare questo servizio. Per questo la FMC cambiò questa legge, la modificò per salvaguardare la vita delle donne. L’obiettivo principale fu tutelare la salute e la vita delle donne. La donna decide del proprio corpo, decide se abortire o no.  Tale servizio doveva essere  affidato solo a personale medico specializzato, all’interno di ospedali per evitare infezioni, malattie e la morte. Perciò questa legge venne modificata: per istituzionalizzare l’aborto e a favore della donna. Altra condizione fondamentale della legge fu che  doveva essere gratuita, all’interno del sistema nazionale della salute che è garantito a tutti ed è gratuito. Ora a Cuba non esiste più l’aborto clandestino. Tutto questo è stato accompagnato dal programma di educazione sessuale nazionale, che si è occupato della prevenzione della gravidanza. E’ stato fatto un programma di pianificazione familiare e di informazione per la donna. La FMC sentì l’esigenza di dare alle donne quell’informazione sessuale che non avevano mai avuto. Mia mamma ha creato questo programma, quindi me ne parlava, mi portava materiali. Io ero interessata, ma non pensavo ancora di dedicarmi professionalmente a ciò, in quel periodo mi occupavo di educazione intellettuale dei bambini in età prescolare, facevo ricerca sullo sviluppo della comunicazione e di psicologia. A La Habana c’erano diversi gruppi di ricerca, tra cui uno di educazione sessuale, ma nessuno voleva occuparsene e chiesero la mia disponibilità. Mi è sembrato interessante ed ho iniziato ad occuparmi della fascia d’età prescolare (0-6 anni), che già facevo studiavo. Nel 1990 mi hanno chiesto di lavorare per il CENESEX, la FMC ci ha parlato del problema dell’alto indice di gravidanze nelle adolescenti e mi  ha chiesto di occuparmene. Ho fatto una ricerca ed ho ideato un programma per lavorare con gli adolescenti, suddividendoli per età. Ho trasferito in un libro questa ricerca ed ora sto preparando dei cartoni animati, che mi sembrano più interessanti. (Questa serie di cartoni animati tratti dal libro verrà trasmessa durante la prossime vacanze estive dalla TV cubana).

 

Da tempo ti occupi dei diritti dei gay, dei transessuali e delle donne, dei diritti di persone di vario genere, che importanza hanno rispetto a tutte le tipologie di diritto che devono essere tutelate?

 

Mia mamma ha lavorato tanti anni ed io posso fare qualcosa grazie a tutto quello che lei ha fatto. Ho iniziato a lavorare in questo senso, perché vedevo che la società non è giusta con questa gente, non mi piace vedere che una persona può guardare all’altra da sopra come se gli altri fossero inferiori. Questo non lo sopporto, però ho dovuto studiare per fare ciò. Una volta dieci anni fa volevo scrivere un articolo per una rivista, che io dirigo dal 1994, che si chiama “Sexologia y Sociedad” per parlare delle persone omosessuali e di quanto soffrivano. Ma sono rimasta molto colpita da quello che mi hanno raccontato, che non potevo scrivere, era troppo triste. Allora ho dovuto studiare molto, per avere la capacità di lavorare e scrivere specialmente sulle persone transessuali, siccome la legge non parla di loro, la politica non parla di loro, rimangono come paria nella società e non mi piace.

 

A che punto è la discussione sulla proposta di legge, di cui tu sei la promotrice principale, relativa all’autorizzazione alle operazioni di cambio di sesso e la modifica dei documenti d’identità  dei transessuali diagnosticati ?

 

Il Partito Comunista di Cuba ha preso la decisione di rivedere le leggi e capire che cosa rimane ancora a livello di discriminazioni, per toglierle, modificarle. Questo mi fa molto piacere, mi fa sentire l’appoggio del governo di Cuba e della politica cubana, che riconoscono la nostra responsabilità professionale, hanno rispetto per il nostro lavoro. Infatti, mi  sono occupata di questa proposta  in quanto direttrice del CENESEX, illustrandola e supportandola con argomenti scientifici, che dimostrano che la società cubana ora  è pronta per questo.Pertanto il governo cubano l’ha accettata e la sta valutando, perché come dicevo  riconosce la nostra professionalità ed il lavoro svolto.

 

A questo proposito come vede Cuba rispetto ad altri paesi?

 

Ci sono alcuni paesi che hanno leggi molto importanti, che noi abbiamo letto e studiato attentamente. Recentemente la Spagna ha fatto leggi valide, così come l’Inghilterra ed il Belgio, ma la cosa che manca loro e che noi abbiamo è un programma nazionale che faciliti il cambio di legge. La legge è un’espressione della politica, è importantissima, ma se  non la supporti con una strategia educativa non stai facendo niente. Noi stiamo accompagnando questa modifica della legge con una strategia educativa basata sull’informazione attraverso la televisione, la radio e la scuola con il programma di educazione sessuale in generale, per aiutare la gente a capire che è necessario. Dal 10 al 17 maggio verrà organizzata a La Habana una settimana dedicata alla lotta contro l’omofobia con diverse iniziative artistiche, libri, riviste inerenti l’argomento.

 

Sono quindi ben accolte queste iniziative?

 

Non so cosa succederà, è la prima volta che viene organizzata a questo livello. Lo scorso anno per l’occasione ho fatto solo la presentazione di “I ragazzi non piangono”, che è un esempio molto interessante di omofobia e transfobia. Abbiamo presentato questo film americano in un cinema ed abbiamo convocato tutta la popolazione. Ho fatto il percorso dal mio ufficio al cinema con un gruppo di transessuali e travestiti ed ho visto la gente stupirsi. Ho riscontrato ignoranza ed intolleranza, per cui ho pensato fosse necessario fare qualcosa di più grande. Quest’anno ci sarà uno show di travestiti, spettacoli teatrali e di danza, libri, giornali, documentari, film dedicati a questo tema.. Non so quale sarà la reazione, ma credo che aiuterà la gente a capire, perché è importante parlare, dialogare, trovare argomenti convincenti.

 

A proposito della telenovela, trasmessa dalla televisione cubana, “La cara oculta de la luna”, fra i cui protagonisti c’è un omosessuale, che impatto ha avuto sulla società?

 

Quando negli anni 80 è iniziata l’epidemia del SIDA (AIDS), si discuteva su come affrontare il problema con la società. Ma c’era gente piena di pregiudizi ed altri no.  Finalmente dopo il 2000 la statistica epidemiologica ha dimostrato che a Cuba la maggior parte di persone che la contraevano erano uomini che facevano sesso con altri uomini. Allora era la mia occasione per dimostrare la necessità di lavorare con questa gente, che non si doveva lasciare così, che dovevano cambiare tante cose se si voleva eliminare il SIDA. Ricordo che in una riunione con alcuni dirigenti del Partito Comunista mi chiesero: “Che cosa possiamo fare per fare diminuire l’epidemia tra queste persone?” Io risposi: “Quando si permetterà a questa gente di sposarsi vedrete che finirà il SIDA.” Mi hanno guardato perplessi ed io ho pensato va bene aspettiamo, aspettiamo. Quindi stiamo facendo questo e “La cara occulta de la luna” è una vittoria del lavoro di professionisti scientifici, educatori cubani e medici, che hanno dimostrato che è importante attraverso la drammatizzazione, la televisione, la radio, la novela presentare queste cose. Aiuta la gente a vedere la parte umana di un’epidemia, la parte dove la gente si può salvare con il rispetto, l’affetto, la giustizia, l’equità. E questa è una vittoria importante di educatori, professionisti scientifici e medici cubani.

 

Ricordo che nel 2003, a Cuba in una escuela secundaria, in occasione della giornata mondiale della lotta al SIDA ho assistito ad una lezione di un medico che illustrava ai ragazzi il problema del SIDA e la relativa prevenzione. Quindi nell’ambito dell’educazione sessuale si parla di diversità sessuale?

 

C’è un programma nazionale di educazione sessuale per le scuole, in cui è prevista pure la diversità sessuale. Però all’inizio ho visto che gli insegnanti non erano ben preparati ad affrontare l’argomento, anche per questo ho pensato che il libro potesse essere d’aiuto, così come un po’ di informazione, pure attraverso un cartone animato. Perciò ho convinto un amico a fare  una radionovella basata su un libro di un dottore molto esperto di SIDA, che ha modificato molte cose a Cuba nelle cure dei pazienti affetti dal SIDA. Ho scritto i suoi aneddoti, cosa succede nel rapporto tra medico e paziente ed ho pensato che poteva essere una sceneggiatura per la televisione o per una radionovela, utile a far vedere le diverse espressioni del SIDA, le diverse problematiche, tante cose che aiuteranno ad umanizzare questo problema.

 

Mariela Castro Espìn, (figlia del Presidente di Cuba Raul Castro, e della partigiana recentemente scomparsa Vilma Espìn), pedagogista e sessuologa di fama internazionale è direttrice del CENESEX (Centro Nazionale di Educazione Sessuale di Cuba http://www.cenesex.sld.cu/), è presidente della Società cubana di studi multidisciplinari sulla sessualità, è membro esecutivo dell’Associazione mondiale per la salute sessuale e direttrice della rivista Sexologia y Sociedad.

 

 

9 febbraio '08 - Emmevì www.italia-cuba.it

 

Matrimoni tra gay?

E perchè no?

 

 

 

C'erano le rose, l'abito bianco e il velo. Monica ed Elisabetta si sono scambiate gli anelli, hanno riso, pianto, si sono abbracciate, si sono dichiarate amore eterno, come fanno tutti gli innamorati quando si sposano. Monica ed Elisabetta, 18 anni la prima, 28 la seconda, sono lesbiche e si sono unite in un matrimonio simbolico al Cenesex il 23 novembre, diciassette giorni prima che Francesco Rutelli, vicepresidente del consiglio e Ministro della cultura italiana, in una intervista rilasciata a la Repubblica (con commenti su Prodi, riforme e altri temi di politica interna, tra cui la sua posizione sulla senatrice Paola Binetti, eletta nella Margherita che non ha votato la fiducia al governo per il cosiddetto emendamento sull´omofobia), se ne uscisse con questa frase: "Quanto alla politica, mobilitiamoci contro le condanne a morte di omosessuali nel mondo, da Cuba all´Iran".

 

Cuba, condanne a morte agli omosessuali, e quando mai? In tanti abbiamo fatto un salto sulla seggiola leggendo queste assurdità. Un conto se chi dice queste sciocchezze è un ubriaco al bar, un altro se si tratta di uno dei rappresentanti dello Stato. L'ignoranza, in questo caso non è concessa. Si tratta di una vicenda molto grave, che avrebbe anche potuto far scoppiare un incidente diplomatico, se i cubani non fossero così abituati a sentire idiozie sul loro conto e a difendersi esclusivamente con la verità del loro impegno reale.

 

Mariela Castro, in Italia in quei giorni, ha rilasciato sul tema una intervista a Michele Giordana, di Lettera 22, che è stata pubblicata sul Manifesto e che, a parte, vi proponiamo integralmente. Quello di Monica e di Elisabetta è stato un matrimonio simbolico con una sessantina di invitati, molti amici e qualche presenza istituzionale, che si è tenuto nel patio del Cenesex, il Centro Nazionale di educazione sessuale, una entità che da anni lavora per sviluppare una politica di comprensione sulla diversità sessuale. "Era logico che aprissimo le porte a questo evento, anche se il nostro non è un centro dedicato alle feste. Quale luogo migliore per vivere questa esperienza?", dice Norma Guillard, psicologa, ricercatrice, autrice di saggi sulla violenza e le differenze sessuali, nonché vice presidente della sezione di Socumes (Società cubana multidisciplinare di studi sulla sessualità). Norma è anche la coordinatrice di uno spazio di interscambio tra donne lesbiche e bisessuali aperto nel Cenesex già da tre anni. Secondo Norma, un evento come questo matrimonio è assolutamente coerente con una istituzione "completamente aperta alla comprensione e alla lotta contro l'omofobia". E negli inviti, a mano e rigorosamente in carta riciclata, inviati ad agenzie di stampa era scritto: "Accadrà un evento che cambierà le nostre vite. Anche la tua. Per questo ti invitiamo a far parte di questa rivoluzione di amore (.) Diventerà parte della storia o rimarrà solo nel tuo ricordo, tutto dipende da te".

 

Ansa, Reuters e le altre agenzie di stampa hanno ricevuto questo singolare invito, ma in Italia non se ne è avuta traccia. I giornali italiani, così solerti nel pubblicare qualsiasi notizia 'spazzatura' che riguarda Cuba, e pronti a far diventare una manifestazione di massa quella di una decina di Donne in bianco, ovvero di 'dissidenti', come vengono eufemisticamente chiamate, hanno completamente bucato la notizia di questo evento, simbolico certamente, ma di grande portata.

 

Ci ha pensato invece Rutelli, a spiegare come stanno le cose a Cuba. Nell'isola non sono tutte rose e fiori, ma il rigore e la serietà che ne contraddistinguono il cammino verso un mondo differente, fanno sì che si sviluppino convegni, dibattiti e ricerche per esaminare con occhio critico anche la situazione dei gay perchè, come dice Mariela Castro nel sito del Cenesex: la "accettazione della differenza sessuale - e non solo di questa differenza - è inseparabile dal culto della 'dignità piena' degli esseri umani. Non si tratta di un tema per sessuologi o psicologi, ma di un problema di tutta la società. Nessuno è libero sino a quando esiste la discriminazione in qualsiasi forma. La discriminazione - eufemismo che nasconde parole di maggiore gravità come repressione - avvilisce il discriminato e il discriminatore. Se il socialismo è il progetto di liberazione integrale degli uomini e della società, ha l'obbligo di ri-creare socialmente e in modo permanente, la morale della libertà. E se a Cuba è stato fatto molto su questo tema, anche nella letteratura, nel teatro, nella musica, la società cubana non è preparata per una discussione aperta sul tema. (...)" Non è matura, si dice, perchè non ci si è fatti carico di questo argomento come tema politico ma "Una rivoluzione sa che questa maturità non è 'biologica', ma 'sociale'. Se Lenin avesse atteso la maturità della società russa, non si sarebbe prodotta la grande sovversione del 1917. La 'maturità' non arriva quando una società compie cinquanta, cento o mille anni, ma come risultato di una riflessione permanente su se stessa, sui suoi limiti e i suoi compiti". E continua: "Non si può essere rivoluzionari essendo omofobici, razzisti, o essendo un grande eccetera di discriminazioni. Non si tratta di credere nella possibilità di una vita sociale senza 'pregiudizi', bensì di costruire la possibilità di sottomettere questi 'pregiudizi', costantemente, alla critica sociale. Non basta la tolleranza quando si hanno ideali. Quando si hanno degli ideali è necessario accettare".

 

Le posizioni ben chiare del Cenesex e di Mariela Castro, sono condivise anche sul piano politico, come ha dichiarato Ricardo Alarcón, Presidente del Parlamento cubano, in una intervista rilasciata in Canada: "Sono totalmente a favore di tutto quanto Mariela Castro sta proponendo, nel modificare il nostro Codice. Ci stiamo lavorando e bisogna farlo democraticamente, discutendo, spiegando e convincendo la gente".

 

Rispetto al matrimonio tra gay e alla posizione della chiesa cattolica, Alarcón precisa: "Dobbiamo considerare con il dovuto rispetto non solo la chiesa cattolica, ma tutte le religioni cristiane che considerano il matrimonio come sacramento". Non vuole mettere insieme le cose, per evitare discussioni, problemi e conflitti addizionali per i gay che "soffrono già di sufficienti pregiudizi e discriminazioni per unire i problemi della Chiesa a tutto ciò. Separiamo le cose, il matrimonio come viene definito dalla Legge e quello definito dalla chiesa, il tradizionale non è modificabile: non si tratta di un emendamento alla Legge di Dio, ma quello di cui c'è necessità è un emendamento al Codice. È giusto che le coppie dello stesso sesso abbiano gli stessi diritti e le medesime responsabilità di quelle tra sessi distinti".

 

Come si diceva, non mancano le ricerche per capire la situazione e affrontare i problemi. Uno dei maggiori studi è quello iniziato all'inizio del 2000, anche con la collaborazione dell'Alma Mater, l'università, che dimostra come il rifiuto sociale verso il lesbismo è maggiore di quello nei confronti dei maschi omosessuali o bisessuali. Per le donne è più difficile vivere la propria diversità nella famiglia, o a livello sociale, per i ruoli assegnati alle donne e alle madri. Le incomprensioni possono trovarsi anche all'interno della stessa comunità gay, per i problemi legati al 'machismo' dominante. "L'uomo può fare qualsiasi cosa con la sua vita e con la sua sessualità, pensano molti omosessuali e bisessuali, però altro è per la donna. Quindi questo matrimonio tra lesbiche è un atto di amore e di sensibilità su questo tema. È l'amore quello che ci rende più umani", dice ancora Norma Guillard.

 

Per questo anno si prevede che vada a buon fine la proposta di riforma legale, presentata dal Cenesex e dalla Federación de Mujeres Cubanas, che propone il riconoscimento delle unioni di fatto tra coppie omosessuali, la garanzia di uguali diritti tra coppie etero e omosessuali, l'accesso alla adozione e, nel caso di donne, ai servizi di fertilità assistita. È stata presentata nel 2007, non si sa quando verrà accettata ma, nel frattempo, il Cenesex ha recepito l'invito del Partito Comunista cubano di preparare la popolazione attraverso i media di comunicazione.


La storia di Cuba è una storia latinoamericana, con il machismo nelle viscere della società e quindi estremamente difficile da sradicare. Per questo le decisioni non vengono imposte, ma si lavora per una accettazione culturale in grado di provocare i mutamenti. E questo Rutelli lo chiama pena di morte?