3 maggio '08 - Misna

GUANTANAMO

Prigioniero liberato:"i ratti trattati con più umanità"

 

 

“A Guantanamo i ratti sono trattati con più umanità”: è l’amara affermazione di Sami al-Hajj, cameraman dell’emittente satellitare ‘Al Jazzeera’ detenuto per sei anni e mezzo della prigione americana in territorio cubano a Guantanamo bay, parlando da un letto d’ospedale a Khartoum, dove oggi è giunto in aereo dopo il suo rilascio.

 

“La nostra condizione di esseri umani, la nostra dignità umana, è stata violata e l’amministrazione americana ha scavalcato tutti i valori, umani, tutti i valori morali e tutti i valori religiosi” ha aggiunto nelle sue prime dichiarazioni rilasciate all’emittente Al Jazeera, che durante la sua prigionia non ha smesso di chiederne quotidianamente la rimessa in libertà.

 

 

Sami al-Hajj, videoreporter di nazionalità sudanese inviato dall’emittente araba in Afghanistan, era stato arrestato nel dicembre 2001 dalla truppe pakistane lungo il confine afgano, nonostante avesse regolari documenti e autorizzazione, e consegnato un mese dopo alle forze statunitensi che lo hanno accusato di aver intervistato Osama Bin Landen e fatto da tramite per un traffico d’armi.

 

Accuse, queste, di cui il prigioniero non è mai stato messo al corrente né ha affrontato un processo e che infine si sono dimostrate senza fondamento: ha sottolineato il suo avvocato Clive Stafford Smith, che con l’organizzazione ‘Reprive’ rappresenta Sami al-Hajj e altri 36 prigionieri a Guantanamo.

 

Nei suoi rari colloqui con l’avvocato, il reporter sudanese ha raccontato di torture fisiche e psicologiche e insulti alla religione.

 

In sciopero della fame da 16 mesi con altri detenuti, per protesta contro i maltrattamenti, Sami al-Hajj ha detto di essere stato nutrito a forza, due volte al giorno, legato a una sedia e attraverso un sondino nasogastrico, nonostante questa pratica sia vietata, oltre che dalle leggi internazionali sui prigionieri, dalla deontologia medica.

 

Durante la prigionia l’uomo ha perso 18 chili e la sua stabilità psicologica appare compromessa.

 

Sami al-Hajj ha potuto riabbracciare la moglie e il figlio, che aveva meno di un anno all’epoca del suo arresto. Sull’aereo militare che da Guantanamo ha portato a Khartoum il giornalista sudanese c’erano anche altri due compatrioti e compagni di prigionia anch’essi rilasciati per caduta delle accuse, che hanno riferito di avere fatto il viaggio incappucciati e ammanettati; altre sette persone – sei afgani e un marocchino – dovrebbero essere liberati a breve, secondo le dichiarazioni di Washington.

 

Almeno 800 persone imprigionate a Guantanamo sono state poi rilasciate; attualmente nel carcere di massima sicurezza rimangono 275 prigionieri, divenuti sempre più ragione di imbarazzo per l’amministrazione americana con l’emergere delle testimonianze di torture e le denunce per i metodi legali arbitrari.

 

È sempre più evidente che nessuno di loro affronterà mai un tribunale americano con l'accusa di far parte della rete terrorista che ha condotto l’attacco dell’11 settembre 2001 agli Stati Uniti, motivo principale del loro arresto.