Il traduttore si scusa per gli eventuali errori.

 

Intervento di Felipe Pérez Roque, Ministro

degli Esteri della Repubblica di Cuba 

nel Segmento di Alto Livello della Settima

Sessione del Consiglio dei Diritti umani

Ginevra, 3 marzo di 2008 

 

 

Eccellenze: 

 

Parlo a nome di Cuba, il paese che soffre il blocco più lungo e crudele della storia; il piccolo paese insorto, che minacciano con "un cambiamento di regime", al quale non perdonano la sua nobiltà ed interezza. 

 

Che Cuba sia membro fondatore di questo Consiglio, è prova che, alla fine, la ragione vince la forza, la difesa della principi sconfigge il potere ed il denaro. Prova che non si può ingannare tutto il mondo, tutto il tempo. 

 

Durante l'anno 2007 abbiamo concluso, nell’essenziale, la costruzione istituzionale del Consiglio dei Diritti umani. E’ stata la vittoria della nostra maggioranza - il Movimento dei Paesi Non Allineati in particolare - sul gruppo di paesi molto esiguo - pochi potenti - che cospirò fino all'ultimo minuto per far fallire il processo. Fu il risultato di un delicato equilibrio, tutti lo sappiamo. 

 

Quando nel dicembre 2007, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottava, a partire dall'azione del Movimento dei Paesi Non Allineati, la Risoluzione 62/219, che approvò la costruzione istituzionale del Consiglio dei Diritti umani, quelli che hanno combattuto per anni, sicuri che era possibile ed imprescindibile creare un nuovo organo che sostituisse la screditata Commissione dei Diritti umani, alla fine abbiamo visto ricompensati la nostra pazienza ed i nostri seri ed onesti sforzi. 

 

Così arriviamo fino al giorno di oggi. Ed ora dobbiamo domandarci, è ora sicuro che il nuovo Consiglio sarà distinto dalla vecchia Commissione? Sarà realmente un organo che contribuisca alla promozione e protezione di tutti i diritti umani per tutti gli abitanti del pianeta? 

 

No, realmente non può assicurarsi ancora. È ora che il Consiglio affronterà la vera prova di fuoco. 

 

La legittimità del Consiglio dipenderà, in misura importante, di come funzionerà il Meccanismo di Esame Periodico Universale. 

 

Non basterà con che tutti i paesi rimangano soggetti all'innovativo meccanismo. Il Consiglio dovrà funzionare nel più stretto rispetto dei principi di obiettività, imparzialità e non selettività. Altrimenti, sarà un rotondo fallimento.  

 

Se le conclusioni e le raccomandazioni alla fine dipendono dal potere e dall’influenza d’ogni paese, il Consiglio ripeterà gli stessi errori che hanno fatto fallire la vecchia Commissione. 

 

Se si erige, un'altra volta, in tribunale per giudicare i paesi del Sud, nello strumento per aggredire quelli che si ribellano, mentre gira lo sguardo quando si tratta di violazioni dei diritti umani commesse da un paese potente, il Consiglio fallirà fragorosamente. 

 

E sarà stato peggiore, perché sarà un'altra volta l'antica Commissione dei Diritti umani con una falsa veste di supposta universalità. 

 

Quei potenti paesi che imposero alla Commissione dei Diritti umani i loro meschini interessi e la loro visione, sono ora disposti a rettificare? 

 

Questa è la domanda a cui essi dovranno rispondere con fatti, non con parole. 

 

Il Consiglio dei Diritti umani deve dimostrare ora che è realmente un organo differente, basato sulla cooperazione ed il dialogo rispettoso, senza selettività né imposizioni. Un organo che contribuisca veramente, dal rispetto pieno all'indipendenza di ogni paese, alla promozione e protezione dei diritti umani in tutto il mondo. 

 

Agli ipercritici, a quelli che stanno attaccando spietatamente al Consiglio perché persero le loro antiche giurisdizioni e privilegi, a coloro che non hanno compreso che il mondo sta cambiando e che i popoli hanno detto basta e hanno cominciato a camminare, agli Stati Uniti e qualche altro "scettico", consiglio loro umiltà e riflessione. Fare fallire il lavoro del Consiglio sarà un'enorme responsabilità che dovranno assumere davanti alla storia. 

 

Signori delegati: 

 

Il Movimento dei Paesi Non Allineati che si costituì in un attore chiave nel processo di costruzione istituzionale, difende la necessità del Consiglio dei Diritti Umani. Il Consiglio deve esistere e deve, inoltre, agire. 

 

Finché si minaccia di bombardare 60 o più paesi, ai che sono chiamati con disprezzo "oscuri angoli del pianeta", questo Consiglio dei Diritti umani deve esistere ed agire.  

 

Mentre cinque lottatori antiterroristi cubani sono sottoposti, già da 10 anni, di ingiusta e crudele prigione in carceri nordamericane, questo Consiglio dei Diritti Umani deve esistere ed agire. 

 

Finché qualcuno difende l'asfissia come un metodo legittimo per strappare confessioni, questo Consiglio dei Diritti umani deve esistere ed agire. 

 

Finché si continua sequestrando persone in qualunque parte, si organizzino voli clandestini per trasportarli e li si confina in campi di concentramento, in pieno secolo XXI, questo Consiglio dei Diritti umani deve esistere ed agire. 

 

Finché l'eroico popolo palestinese non ha il suo proprio Stato e non eserciti i suoi diritti, questo Consiglio dei Diritti umani deve esistere ed agire. 

 

Finché nel mondo persiste l'ingiustizia e la disuguaglianza, finché soffriamo ogni giorno con l'esistenza di quasi 900 milioni di affamati, 800 milioni di analfabeti, 11 milioni di bambini morti prima di compiere 5 anni e 600000 donne povere morte di parto, questo Consiglio dei Diritti umani deve esistere ed agire. 

 

Mentre il diritto allo sviluppo é una chimera per più di 100 paesi, finché 1600 milioni di persone non conoscono ancora l'elettricità, finché persiste questo ordine economico e politico internazionale ingiusto ed esclusorio, questo Consiglio dei Diritti umani deve esistere ed agire. 

 

Signori delegati: 

 

Ma l'anno 2007 fu anche quello della storica vittoria di Cuba, goduta e celebrata anche da tutti quelli che ammirano la fermezza e l'onestà con le quali il nostro popolo ha affrontato ed affronta ancora la bugia e la manipolazione mediatica. 

 

Dopo venti lunghi anni di "lotta cubana contro i demoni", il Consiglio dei Diritti umani mise fine all'ingiusto e selettivo esercizio che gli Stati Uniti concepirono ed impose come pretesto per legittimare la sua aggressione contro la nostra Patria.  

 

E c'è qui il bilancio di questa disuguale contesa: Cuba, l'accusata, convertita in membro fondatore del Consiglio, presiedendo il Movimento dei Paesi Non Allineati e lavorando costruttivamente per consolidare il Consiglio. Stati Uniti, il nostro accusatore, convertito in uno Stato fallito nella materia, responsabile dei crimini e delle violazioni più gravi in materia di diritti umani; nemico del nuovo Consiglio, perché non ha potuto manipolarlo né controllarlo. Qui lo vediamo, senza rotta né autorità, dando scossoni, garante sempre delle peggiori cause, difendendo la tortura, amministrando prigioni segrete, organizzando voli clandestini. 

 

Così termina, per adesso, questa battaglia: con la vittoria piena del piccolo David, grande nella sua dignità, contro il gigante Golia, potente con le sue armi nucleari e guerre preventive, ma piccolo in autorità morale e nel rispetto internazionale che è il tesoro maggiore a cui possa aspirare un paese. 

 

Così pure, un giorno, sconfiggeremo il blocco criminale che ci si impose per cercare di farci arrendere per fame e malattie. 

 

Ed ora, e solo ora, vincitori sul ricatto e sulla bugia, i cubani facciamo per volontà propria, in maniera indipendente e sovrana, quello che non ci si è potuto, né non si potrà mai, strappare come concessioni. 

 

Per questo motivo ora e non prima, abbiamo invitato, un'altra volta, un Relatore del Consiglio e, se persiste il clima costruttivo che oggi prevale e non si riannoda la campagna contro Cuba, nel futuro ne inviteremo  altri. 

 

Per questo motivo ora e non prima, abbiamo firmato i Patti Internazionali dei Diritti umani. 

 

Per questo motivo ora e non prima, ci si dispose a lavorare seriamente per presentarci, nel 2009, al Meccanismo di Esame Periodico Universale. 

 

Cuba reitera oggi la sua volontà di cooperare coi lavori del Consiglio, di cooperare coi meccanismi dei diritti umani di carattere universale, non discriminatori ed in base al più stretto rispetto della nostra sovranità. 

 

Reitera anche la sua inamovibile decisione di affrontare qualsiasi nuovo tentativo di instaurare nel Consiglio la selettività, la politicizzazione, i doppi parametri di giudizio e l’ipocrisia. 

 

Signori delegati: 

 

Su Cuba, la mia Patria, alcune parole. 

 

Si é appena concluso nel nostro paese il processo elettorale che, in accordo con la nostra Costituzione e le nostre leggi, cominciò il passato mese di settembre. È stato un genuino referendum, in cui il popolo ha appoggiato massicciamente la Rivoluzione ed il socialismo nel nostro paese. 

 

Furono eletti, on voto segreto e diretto, le autorità locali e l'Assemblea Nazionale. 

 

Il Presidente Bush ha fatto appello al cubano a non recarsi alle urne e, tuttavia, quasi il 97% dei più di 8 milioni di elettori iscritti votò. Vedremo se nelle prossime elezioni degli Stati Uniti si uguagliano questi risultati. 

 

Il Presidente Bush chiamò i cubani a votare in bianco. Lo fece meno del 4% dei votanti. Sollecitò i cubani a non votare per tutti i candidati proposti, tale e come lo sollecitava la Rivoluzione, ed il 91% degli elettori appoggiò, libero e coscientemente, il totale dei candidati proposti dalla Rivoluzione. 

 

È stato una straordinaria vittoria politica che non si é potuto essere occultata né tergiversare. 

 

Il mondo è stato testimone del civismo e del livello di cultura politica del popolo cubano. 

 

Là, a Cuba, dopo la sua storica decisione, Fidel ancora si diverte con la reazione meschina e mediocre di coloro che credevano che la sua autorità deriva dagli  incarichi, di coloro che credevano che allontanare Fidel dai suoi incarichi o assassinarlo, era la soluzione magica per sconfiggere la Rivoluzione Cubana. 

 

E risulta che non è vero. Che Fidel è il suo popolo; che le sue idee sono quelle del suo popolo; che Raúl, con tutta l'autorità che gli concede la sua propria storia, è, anche Fidel nella lealtà con la Patria, con la Rivoluzione e col socialismo; che, in fin dei conti Fidel è ogni uomo o donna che lotti per la giustizia nel mondo e la libertà dei popoli. 

 

E così sta l'Impero impotente, senza sapere che cosa fare né che cosa dire. Cosciente che non può impedire ai cubani di prendere le loro proprie decisioni e seguire la strada liberamente scelta. È il risultato di avere fatto nella nostra Patria una profonda Rivoluzione sociale. È il risultato che, in realtà, il popolo sta al potere. È il risultato che, in fine ed in un caso poco comune nella storia, quelli di sotto, i preteridos di sempre, siano ora i deputati, i ministri, i capi militari, è il popolo al potere, padrone del suo destino e padrone del suo paese. 

 

Questa e non altra, signori delegati, è il bivio di Cuba. O salvare la sua Rivoluzione e continuare ad essere un popolo libero o ritornare alla condizione di un popolo schiavo, una virtuale colonia, come già lo fummo una volta, del nostro potente e vorace vicino. 

 

A coloro che appoggiano la nostra lotta, che sono molti, sono la maggioranza, grazie. La nostra battaglia è anche per l'indipendenza ed il rispetto dei popoli che voi rappresentate. 

 

A coloro che appoggiano il nostro avversario, sia per convinzione, per ipocrisia o per paura, non importa. Noi sapremo portare a testa alta il decoro che a loro manca.  

 

Nell'anno in cui si compierà il 60 anniversario della proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Cuba rinnova il suo impegno nella lotta per un mondo di giustizia, libertà ed uguaglianza per tutti. La sfida è enorme, il nostro ottimismo è maggiore. 

 

Molte grazie.