15 maggio '08 - Salim Lamrani* www.prensa-latina.it

 

 

Biocombustibili e

 

crisi alimentare

 

 

 

Le ribellioni per la fame si moltiplicano in tutto il mondo dopo il rialzo fulmineo dei prezzi delle materie prime alimentari, che si sono rivelati particolarmente nefasti. Le popolazioni del Terzo Mondo, asfissiate da un sistema economico irrazionale ed insostenibile, esprimono la loro rabbia in tutti i continenti: ad Haiti, dove il primo ministro è stato destituito dal suo incarico, nelle Filippine od in Egitto. Più di 37 paesi dell'Africa, dell’Asia e dell’America Latina, che rappresentano un totale di 89 milioni di persone, sono colpiti direttamente dalla crisi alimentare (1). E, disgraziatamente, questo è solo l’inizio. 
Jacques Diouf, direttore generale del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, segnalò i fattori che hanno condotto a questo repentino aumento dei prezzi, cioè una discesa della produzione dovuta al cambiamento climatico, livelli di esistenze sommamente bassi, un consumo più elevato delle economie emergenti come Cina ed India, l'alto costo dell'energia ed il trasporto e, soprattutto la domanda, ogni volta più alta, di produzione di biocombustibili (2).  

Gli Stati Uniti sono stati il principale promotore, col Brasile, della politica dei biocombustibili per fare fronte al rialzo dei prezzi del petrolio, ignorando le conseguenze drammatiche e prevedibili di simile produzione. Così, per soddisfare le loro necessità energetiche, Washington sta promuovendo una strategia che condurrà gran parte dell'umanità al disastro. Non c'è nessun dubbio al riguardo e le grandi istituzioni internazionali sono unanimi su questo tema, perfino il Fondo Monetario Internazionale (FMI) (3).  

La FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, sottolineò che l'aumento mondiale della produzione di biocombustibili minacciava l’accesso ai prodotti alimentari delle popolazioni povere del Terzo Mondo. “In breve termine, è molto probabile che l'espansione rapida dei combustibili verdi, a livello mondiale, abbia effetti importanti sull'agricoltura dell'America Latina”, affermò la FAO (4).  

Effettivamente, la produzione dei biocombustibili si fa in detrimento delle coltivazioni di piante commestibili utilizzando le riserve di acqua, deviando terre e capitali, cosa che origina un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, e metterà in pericolo l'accesso ai viveri dei settori più svantaggiati, concluse l'Organizzazione in una relazione presentata in Brasile (5). Le disastrose conseguenze sociali di questa politica sono facilmente prevedibili quando si sa che l'insicurezza alimentare colpisce già 854 milioni di persone (6).  

Il Brasile che si sforza nel propagare la produzione di biocombustibili in America Latina ed in Africa, negò il fatto che questa politica sia responsabile del rialzo dei prezzi degli alimenti nel mondo. Il ministro delle Finanze, Guido Mantega, espresse il suo disaccordo: Questo fatto mette in pericolo la produzione alimentare [...] negli Stati Uniti, ma non in Brasile, non nei paesi africani, non nei paesi dell'America Latina che hanno abbastanza terreno per produrre tutti e due (7).  

Il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva ha anche respinto questa tesi. “Non mi dicano, per l'amore di Dio, che il cibo è caro a causa del biocombustibili”. “Il cibo è caro perché il mondo non è preparato per vedere mangiare milioni di cinesi, indiani, africani, brasiliani e latinoamericani”, ha affermato. Lula patrocinò in favore dei biocombustibili perché il Brasile è il secondo produttore mondiale dopo gli Stati Uniti (8).  

Ma i prezzi delle materie prime contraddicono in forma contundente le parole di Mantega e del presidente brasiliano. La produzione di biocombustibili sostituisce le coltivazioni alimentari e fomenta il rialzo dei prezzi. Così, il prezzo del riso aumentò di un 75% tra febbraio ed aprile del 2008, mentre il prezzo del grano è aumentato di un 120% durante lo stesso periodo (9). La stessa cosa è accaduta con altri prodotti di base come la soia, il mais, l'olio, il latte, la carne ed altri (10).  

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon reclamò delle misure di emergenza per mettere fine alla
crisi alimentare (11). La Banca Mondiale fece un appello ai governi dei paesi membri affinché intervenissero rapidamente per evitare la propagazione del cataclisma alimentare e sottolineò che la duplicazione dei prezzi dei   prodotti di base durante i tre ultimi anni potrebbe affondare ancora di più profondamente nella miseria a 100 milioni di persone che vivono nei paesi poveri. Il prezzo del grano, per esempio, aumentò di un 181% in tre anni. L’FMI ha messo in guardia contro un ecatombe annunciato: I prezzi dell'alimentazione, se seguono come adesso, [...] creeranno delle conseguenze terribili. Come abbiamo imparato dal passato, questo tipo di situazioni finisce a volte con una guerra (12).  

Jean Ziegler, relatore speciale delle Nazioni Unite per il Diritto all’Alimentazione, qualificò la produzione massiva di biocombustibili come un crimine contro l’umanità e fece notare che il mondo si incammina verso un lungo periodo di ribellioni, e segnalò chiaramente i colpevoli, criticando la politica disastrosa dell’FMI, il dumping agricolo dell'Unione Europea in Africa, la speculazione della borsa internazionale delle materie prime generata dai biocombustibili, il governo degli Stati Uniti e l'Organizzazione Mondiale del Commercio (13).  

L'avvertenza di Fidel Castro  

Più di un anno fa, il 28 marzo 2007 per essere esatti, l'ex presidente cubano   Fidel Castro ha messo in allerta il mondo contro il pericolo che rappresentano i biocombustibili. In una lunga riflessione intitolata “Condannati a morte prematura per fame e sete a oltre 3.000 milioni di persone nel mondo”, denunciò “l'idea sinistra di convertire gli alimenti in combustibile” elaborata dal presidente Bush come linea economica della politica estera degli Stati Uniti. L'inquilino della Casa Bianca aveva dichiarato la sua intenzione di produrre 132.000 milioni di litri di biocombustibile per il 2017 (14).  

Attualmente sappiamo con precisione che una tonnellata di mais può solo produrre 413 litri di etanolo, come media [...].

Il prezzo medio del mais nei porti degli Stati Uniti è aumentato a 167 dollari la tonnellata. Si richiedono pertanto 320 milioni di tonnellate di mais per produrre [132.000 milioni di litri] di etanolo.   

Secondo i dati della FAO, il raccolto di mais degli Stati Uniti nel 2005 è stato di 280,2 milioni di tonnellate. Benché il presidente parli di produrre combustibile a partire da prato o trucioli di legno, chiunque comprende che sono frasi carenti assolutamente di realismo (15).  

Per Fidel Castro, se simile ricetta si applicasse nei paesi del Terzo Mondo, il numero di persone che morirebbero di fame e per la carenza di acqua potrebbe raggiungere delle proporzioni vertiginose, senza parlare delle conseguenze ecologiche. Non rimarrà un albero per difendere l'umanità dal cambiamento climatico (16).  

L'ex presidente cubano criticò l'intenzione dell'Europa di usare non solo il mais ma anche il grano, i se
mi di girasole, la colza ed altri alimenti per la produzione di biocombustibili. Questo causerà, scriveva, un accrescimento della domanda, un aumento
colossale dei prezzi di queste materie prime alimentari ed una crisi umanitaria di conseguenze tragiche. Disgraziatamente, le previsioni di Fidel Castro erano esatte (17).  

Il leader rivoluzionario cubano propose una soluzione semplice per risparmiare energia:   

Tutti i paesi del mondo, ricchi e poveri, senza nessuna eccezione, potrebbero evitare milioni di dollari in energia semplicemente cambiando tutte le lampadine incandescenti con lampadine fluorescenti, cosa che Cuba ha portato a termine in tutte le case del paese. Questo significherebbe un respiro per resistere al cambiamento climatico senza uccidere per fame le masse povere del mondo (18).  

È imprescindibile una moratoria immediata sui biocombustibili.  

Lontani da imparare le lezioni del dramma sociale ed umano che attraversa il pianeta,   

gli Stati Uniti hanno ratificato la loro intenzione di duplicare le enormi superfici che già sono dedicate alla produzione di biocombustibili. Anche l'Europa ha fatto sfoggio della sua intenzione di sviluppare questi prodotti sostitutivi (19). Le conseguenze saranno tragiche, il peggio deve ancora venire.  

La sovranità alimentare è un diritto inalienabile dei popoli. Non ne esiste un altro più importante. La povertà e la fame non sono fatalità, ma solo le conseguenze dirette di un sistema economico inumano e distruttore, che viola il diritto alla vita dei diseredati del pianeta. Per questa ragione, è urgente stabilire una moratoria immediata sui biocombustibili, per evitare di fare di fronte ad un autentico genocidio.   

Questa produzione è insostenibile dal punto di vista morale, politico e sociale.

La specie umana sta per auto-distruggersi. È più urgente che mai mettere termine a questa corsa impazzita verso l'Apocalisse.     


 


Note:

(1) The Associated Press, «La communauté internationale confrontée à une sérieuse crise alimentaire», 14 de abril de 2008.

(2) Ibid.

(3) Reuters, «Face aux émeutes de la faim, DSK s’interroge sur les biocarburants», 18 de abril de 2008.

(4) Reuters, «La FAO met en garde contre les biocarburants», 15 de abril de 2008.

(5) Ibid.

(6) Organisation des Nations unies pour l’alimentation et l’agriculture, L’état de l’insécurité alimentaire dans le monde 2006 (Roma: FAO, 2006), p. 8.

(7) Reuters, «La FAO met en garde contre les biocarburants», op. cit.

(8) Le Monde, «Le président brésilien, Lula, plaide en faveur des biocarburants», 17 de abril de 2008; Marco Sibaja, «Brazil: Biofuels are not at the root of hunger crisis», The Associated Press, 17 de abril de 2008.

(9) Lesley Wroughton, «La crise alimentaire reconnue comme une priorité mondiale», Reuters, 14 de abril de 2008

(10) Ibid.

(11) The Associated Press, «Crise alimentaire: Ban Ki-moon réclame des mesures d’urgence», 14 de abril de 2008.

(12) Veronica Smith, «Crise alimentaire: la Banque mondiale sonne l’alarme», 14 de abril de 2008.

(13) Agence France Presse, «Les biocarburants, ‘un crime contre l’humanité’ d’après le rapporteur de l’Onu», 14 de abril de 2008.

(14) Fidel Castro Ruz, «Condenados a muerte prematura por hambre y sed más de 3 mil millones de personas en el mundo», Granma, 29 de marzo de 2007.

(15) Ibid.

(16) Ibid.

(17) Ibid.

(18) Ibid.

(19) Le Monde, «Les tartuffes de la faim», 17 de abril de 2008.

 



* Salim Lamrani è professore, scrittore e giornalista francese, specialista delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Ha pubblicato i libri: Washington contre Cuba (Pantin: Le Temps des Cerises, 2005), Cuba face à l’Empire (Genève: Timeli, 2006) e Fidel Castro, Cuba et les Etats-Unis (Pantin: Le Temps des Cerises, 2006). Ha appena pubblicato Double Morale. Cuba, l’Union européenne et les droits de l’homme (Paris: Editions Estrella, 2008).

Contatto : lamranisalim@yahoo.fr

tradotto da Ida Garberi