24/06/2008 -  M.Castagnedi www.radiocittaperta.it

 

Le info su Cuba ?

Ce le danno sempre "loro"

 


Per "loro" intendiamo gli inviati dei giornali italiani a Cuba, veloci e velocissimi, spesso alla loro prima e magari unica volta e spesso senza conoscere che due parole della lingua "locale", lo spagnolo (parlato nel mondo da quasi mezzo miliardo di persone!).

 

Qualcuno penserà che noi insistiamo troppo in questa polemica sulla caterva di errori e inesattezze su Cuba presenti costantemente sui giornali italiani, ma seguiamo una equazione che non ci sembra secondaria o inutile. Cioè, che se "i famosi inviati" sbagliano tanti dettagli, particolari, luoghi, e fatti nei loro frettolosi articoli da Cuba, come faranno poi a conoscere, comprendere e comunicare correttamente le cose importanti e  gli avvenimenti fondamentali di Cuba?

 

Insistiamo che solo i corrispondenti stabili (aboliti dalla stampa italiana a Cuba) sono in condizione di esaminare correttamente e più in profondità le cose cubane. Esempi variati vengono dalla ridda di "articoli di viaggio" usciti a fine aprile e primi maggio su diverse testate italiane. Proviamo ad analizzarne alcuni, dove le sviste sono secondo noi illuminanti.


Grande clamore, a fine aprile negli splendidi giardini dell'hotel Nacional dell'Avana: lo stilista Rocco Barocco, famoso disegnatore di moda napoletano, realizza una sontuosa sfilata di moda. Il "Corriere" invia subito una sua esperta di moda, la signora Paola Pollo, che intervista Barocco e gli dice un : "Possibile?" quando lo stilista dichiara che tutte le numerose modelle, belle e brave, sono cubane. L'esperta sembra incredula. Eppure a Cuba quasi in ogni albergo delle spiagge di Varadero, per esempio,ogni settimana si organizzano sfilate di moda e all'Avana, nel cabaret La Maison (7.ma avenida, quartiere Playa), ne fanno spessissimo, noi ne vedemmo una sin dal 1988, vent'anni fa! "Certo - spiega Rocco Barocco alla giornalista esperta di moda - a Cuba ci sono scuole molto valide per molti settori, e anche in quello della moda". Ma l'inviata speciale Pollo già che c'è va oltre la moda. Sotto la foto del "Monte de las banderas" (una piazza piccola inaugurata nel gennaio 2006 proprio davanti al palazzo degli USA sul lungomare) Il Corriere scrive che si tratta della "Tribuna Josè Martì" (che in realtà è un'altra piazza 150 metri distante ed è stata inaugurata nel gennaio del 2000). Entrambe le piazze vengono definite storiche e luoghi sacri del comunismo cubano "dove Fidel Castro tiene i suoi discorsi", scrive il quotidiano italiano (lì ne avrà tenuti non più di dieci e la vera piazza storica dell'Avana è la enorme plaza de la Revolucion distante 4 chilometri dal lungomare). Inoltre Fidel, dopo la grave malattia, non ha più tenuto discorsi pubblici a Cuba da quasi due anni. Lo sapranno in redazione? Perchè scrivono "tiene" i suoi discorsi?


Ma la sagra continua e dall'esperta di moda, gentile signora Paola Pollo, passiamo al dottor Rocco Cotroneo - che dovrebbe essere esperto di Cuba - essendo, da Rio de Janeiro, il corrispondente dello stesso Corriere della Sera per tutta l'America latina. Dunque, il corrispondente si muove dal Brasile diretto all'Avana per testimoniare i grandi e  avanzati mutamenti che sarebbero introdotti da Raul Castro. Il reportage di Cotroneo appare in varie pagine e molte foto sul "Magazine" del Corriere a fine aprile col disinvolto titolo "Cuba, la rivoluzione viaggia in spider" laddove una bella ragazza appare fotografata nella plaza del Capitolio de L'Avana alla guida di una decappottabile con telefonino e dvd. Anche in questo articolo gli spunti per noi sono tanti. Ne scegliamo solo alcuni. Dice Cotroneo che a Cuba " la tv è inguardabile" e " la scuola cade a pezzi". Ma a cosa si riferisce il noto giornalista? Forse per un lapsus parla della tv e della scuola italiane? Perchè se c'è una scuola a pezzi è quella nostra (dispersione scolastica del 40% tra elementari e liceo) mentre a Cuba gli studenti seguono 10 anni di corsi al 98%. E se c'è una nota tv-spazzatura, a parte rarità come Report della Gabanelli, è sempre la nostra (specie adesso che comincia la programmazione estiva strapiena di repliche e fondi di magazzino). La tv cubana è di buon e decoroso livello, 5 reti nazionali più teleSUR che trasmette da tutta l'America latina. Poi l'inviato si riferisce alle "proibizioni" per internet a Cuba. Peccato che alla pag. 50 del suo stesso reportage c'è una grande foto con alcuni giovani cubani e la didascalia dice: "Studenti navigano in internet da un Cybercafè vicino alla piazza del Campidoglio all'Avana". Certo, lo conosciamo è un vasto ufficio postale con numerose postazione computer. Lo abbiamo talvolta utilizzato anche noi. E ce ne sono altri all'Avana, per esempio al Vedado all'incrocio tra Linea y Paseo: 15 computer a disposizione e a costo di un quinto di quelli degli hotel.


Continua la presunta "lista nera" cubana del reportage. Scrive l'inviato che finalmente i cubani possono accedere agli alberghi per stranieri (coppie e intere famiglie da noi viste gia due anni fa e che pagavano in "moneda nacional", cioè pesos semplici, non i pesos equiparati al dollaro USA). Chi vuole può verificare all'hotel Los Delfines di Varadero, per esempio. E le citate difficoltà per i viaggi all'estero dei cubani? Sia chiaro che in realtà l'immigraciòn cubana concede ben 11 mesi di uscita per i visti turistici, i più utilizzati dai cubani, e caso mai sono le ambasciate europee, Italia e Spagna in testa, che li negano o li limitano a solo uno o due mesi di permanenza. E ancora sui telefonini, che sarebbero la gran novità odierna. Le code per l'acquisto noi le vedevamo gia quattro anni fa all'Avana fuori dai negozi della concessionaria "Cubacell". E così a colpi di inesattezze sfila il reportage del "Magazine" in cui la testimonianza più sincera è quella di Claudio Magris, importante scrittore italiano presente alla Fiera del libro de L'Avana. Dice Magris: "non sono certo un esperto di Cuba (...) e ogni mia impressione è quindi azzardata ". Beata onestà dello scrittore quando esistono giornalisti italiani che scrivono e sentenziano su Cuba senza esserci mai stati nemmeno per un solo giorno.


Per qualche giorno a Cuba c'è stato un nuovo inviato (l'ennesimo) di "Repubblica", Guido Rampoldi, che il 30 aprile firma un vasto reportage dove gli svarioni piccoli e grandi sono tanti. Ne prendiamo solo uno, molto significativo. Laddove l'illustre Rampoldi vuole citare una frase molto storica di Fidel Castro, quando il Comandante rivelò pubblicamente per la prima volta il carattere socialista irreversibile della rivoluzione cubana. Il discorso si tenne all'Avana in aprile del 1961, scrive Rampoldi, e precisa che fu all'incrocio tra le strade 23 e 12. Ma, chissà perchè, l'inviato insiste  nel segnalare che lì vicino c'erano i magazzini Woolshworth (e sai chissenefrega!). Però non cita che a 100 metri c'è il cimitero di Colòn dove era diretto il corteo comiziale. Sì, perchè  quel giorno si celebravano i funerali degli otto morti provocati dal bombardamento di aerei della CIA del  giorno prima, 15 aprile, e il giorno dopo, 17 aprile, avvenne il famoso e storico attacco alla Baia dei Porci con la tentata invasione di Cuba da parte di 1500 mercenari armati dalla CIA, poi sconfitti dai cubani in 72 ore. E' dunque strepitosamente vergognoso che l'inviato non citi l'attacco armato contro Cuba che era poi la vera causa della dichiarazione di Fidel che così si schierò con l'Unione Sovietica. La domanda è: se vuole citare quel giorno e quella frase, come fa Rampoldi poi a "dimenticarne" il contesto? Conosce Rampoldi, almeno a spanne, la storia di Cuba (l'attacco alla Baia dei Porci è noto a tutto il mondo!). Chissà, vai a sapere cosa frulla nelle teste degli inviati della stampa italiana a Cuba. Ma alla fine dell'articolo lo stesso inviato rivela di avere con sé un interprete, al quale chiede ripetutamente chiarificazioni. Pure l'interprete aveva! Così si perde un'altra percentuale di dettagli e particolari (è un fatto fisiologico quando si ha anche il filtro di un interprete). Insomma non citano i fatti della Baia dei Porci e di Playa Giròn e confessano che hanno pure l'interprete. Manco lo spagnolo sanno! Pochi giorni, di corsa  e in queste condizioni. Per forza ne esce una informazione su Cuba prevenuta, poco corretta, poco credibile e non accettabilmente informata. E' dimostrato.


Infine, Domenica 15 giugno, La Repubblica, il quotidiano più ostile a Cuba in Europa, pubblica un secondo reportage del nuovo inviato Guido Rampoldi (e il decrepito Carlos Franqui anticastrista di professione e il pittoresco inviato Omero Ciai li hanno pensionati?). E' quindi necessaria una conclusiva replica. Questa. Il nuovo articolo riprende e ripete i temi precedenti. L'Avana, la capitale dove vive un quarto dei cubani, le difficoltà vere o presunte rispetto a produzione, servizi, desiderio di consumi ecc. Ma dov'è questa volta il "bidone", "la sola"? Sta nelle 5 foto che corredano il pezzo. Chissà perchè sono foto tratte da un libro del fotografo Francesco Gattoni, tutte foto in campagne sperdute e periferie di paesini e non si sa di quanti anni fa. Ma come, l'articolista parla tanto della gente, del popolo, dei giovani scalpinati delle nuove generazioni, delle famiglie dell'Avana, e allora perchè il giornale non mette delle foto reali, attuali,metropolitane. Per esempio di centri commerciali tipo il Carlos III o La galeria Paseo per vedere se sono vuoti o pieni (sono pieni, sono pieni di gente che compra e che paga in pesos convertibili...), oppure foto di uno dei tremila tra pullman e super-autobus di marca cinese Yutong comprati e messi in esercizio da Cuba negli ultimi due anni, oppure foto di uno dei duemila gruppi elettrogeni affiancati alle centrale termoelettriche che hanno permesso la rivoluzione energetica degli ultimi tre anni, oppure del fatto che il popolo cubano può vantare una lunghezza della vita media record nel continente di 77,7 anni (pensate meno di tre anni della tanto strombazzata e orgogliosa media italiana che è di 80,4 anni). No,invece a corredare l'articolo ci vanno a mettere foto di non si sa quando scattate in angoli sperduti delle più povere campagne contadine.

 

Ecco anche questa è una scelta che ha un suo preciso obiettivo mediatico più o meno subliminale. Una scelta scorretta col suo solito risultato: disinformativo.

 

4 marzo '08 - M.Castagnedi www.radiocittaperta.it

 

 

Cuba 2008:

 

fra tradizione ed avvenire

 

 


RAUL. Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 luglio del 1953, quando Fidel Castro riunì nella Granjita Siboney il centinaio di uomini (e due donne) ai quali rivelò la missione che li attendeva - nientemeno che l’attacco armato alla caserma Moncada di Santiago de Cuba - Raul Castro coi suoi 22 anni era uno dei più giovani, ed il più giovane dei comandanti dell’azione. L’attacco militarmente fallì, venti minuti di battaglia, una trentina i superstiti ribelli poi catturati una settimana dopo nei boschi della Gran Piedra. Ma politicamente fu un successo che scosse Cuba. I  Moncadisti furono condannati  a 15 anni di carcere all’isla de Pinos, poi esiliati in Messico 18 mesi dopo, nel maggio ’55. In semiclandestinitàa Citta del Messico organizzarono la spedizione degli 82 uomini del Granma ( ad essi si unì Ernesto Guevara) e sbarcarono nell’oriente cubano il 2 dicembre del ’56. Subito attaccati dall’esercito batistiano, solo una trentina riuscirono a disperdersi nella Sierra Maestra. Avevano 7 fucili ma un mese dopo gia attaccavano la prima caserma rurale dei soldati governativi. Meno di due anni dopo, un paio di migliaia di barbudos rebeldes entravano trionfanti all’Avana e a Santiago.

 

Raul Castro ha partecipato giovanissimo a tutte queste battaglie guidate dal Comandante in capo Fidel e gia alla fine dei ‘60 era indicato come il numero due dopo Fidel.

 

Ricordiamo questi fatti perché ancora oggi - e già nell’agosto del 2006 con la grave malattia di Fidel  e ancora nel giugno di cinque anni fa - buona parte dei commentatori della stampa occidentale e italiana gridavano al “ nepotismo” e alla “trasmissione famigliare” del potere. No, Raul era con pieno merito designato da quaranta anni come successore di Fidel e questo lo hanno sempre saputo anche gli scolari cubani delle elementari. I giornalisti occidentali invece no.

 

Dunque Raul, oggi viene eletto dal parlamento cubano del Poder Popular presidente del consiglio di Stato e dei ministri dopo una supplenza di 18 mesi a suo fratello maggiore Fidel. Raul é capace, serio, lascia la carica di ministro delle forze armate, continua a governare come ha fatto dal 31 luglio 2006, data della prima operazione chirurgica di Fidel. Certo di suo fratello, Raul non ha il carisma, a Cuba lo sanno tutti, ma che importa? Ha detto Raul nel suo breve discorso dei giorni scorsi al parlamento. “Fidel é Fidel. é insostituibile. Sente crescere l’erba, vede cosa accade dietro l’angolo. Chiedo al parlamento di consultarlo per ogni questione importante.”

 

Quanto al primo vicepresidente José Ramon Machado Ventura é anch’esso dei tempi della guerriglia, cosi come tra i nuovi vicepresidenti lo é Juan Almeida, straordinario combattente della Sierra Maestra, ma c’é anche il cinquantenne Carlos Lage ministro delle attività produttive.

 

Nessun cambio dunque in Cuba, nessuna “transizione” istericamente sognata tra gli anticastristi viscerali di Miami, nessun “plan Bush”per riportare Cuba sotto dominio yankee come dal 1898 al 1958.

 

Il nemico é forte e spietato, i problemi sono molti - ha detto Raul - ma li affronteremo con idee dialettiche e creative.

 

FIDEL. Il Comandante en jefe (qui a Cuba si continua a chiamarlo così anche se  lui non vuole e la carica é vacante) ha lasciato, ma solo in parte. Ha deciso  al momento più giusto, come sempre. Poteva farlo oltre un anno fa nella disperazione della malattia terribile, operato più volte, sotto di venti chili. Poteva anche rimanere aggrappato ai suoi poteri solo sospesi ora che le sue condizioni sono molto migliori. Ha deciso oggi perché, pur in ripresa fisica, ha capito che non avrebbe più potuto far fronte agli impegni fisicamente. Lo ha scritto:” non intendo aggrapparmi a cariche ne ostruire il passo a più giovani, é un mio dovere elementare”.

 

Ma Fidel rimane sempre sulla breccia, con altri compiti e altre autorità morali e culturali. Con una lucidità mentale sempre straordinaria ha aggiunto che ha molto più tempo per leggere, informarsi, riflettere e scrivere i suoi articoli e le sue “riflessioni” sul mondo attuale e sul futuro. Bastava leggere i suoi articoli pubblicati sul “Candidato repubblicano”, McCaine. Completi, competenti, esaustivi. Fidel ricordava anche il suo viaggio del settembre ’73 in Vietnam quando ancora continuava la guerra dove la tremenda macchina bellica USA fece oltre 5 milioni di morti. Il senso degli articoli di Fidel era se il mondo oggi possa permettersi un eventuale presidente americano ex pilota cacciabombardiere  figlio e nipote di ammiragli.

 

Ha detto il presidente brasiliano Lula Da Silva:”Fidel é l’ultimo mito vivente del mondo”, e é attribuita al presidente algerino Bouteflika la seguente immaginifica e folgorante frase di qualche tempo fa: “ Fidel a volte fa delle incursioni nel futuro e poi... ritorna a raccontarcelo.”

 

Grande protagonista della “battaglia di idee” (le idee possono essere più potenti degli eserciti, ha sempre sostenuto) Fidel Castro é stato incredibilmente odiato e attaccato come nessuno dalla stampa occidentale e specialmente italiana degli ultimi decenni. Sul Corriere della Sera, il direttore Paolo Mieli ha scritto che “Castro ha inflitto grandi sofferenze al suo popolo”(?!) e l’opinionista Angelo Panebianco (Corriere del 3 settembre 2001, prima pagina) si chiedeva di quale speciale salvacondotto  il tiranno caraibico era fornito per muoversi liberamente nel mondo.(?!) E  proseguiva, sempre sul Corriere del 9 settembre 2001  ancora con editoriale in prima pagina - mai vista una cosa del genere, due articoli contro la stessa persona in meno di una settimana - l’illustre professor Alberto Ronchey scrivendo che  Castro ha messo i cubani in ginocchio davanti ai fucili (?!). Consultare gli arretrati se non si crede. Forse Ronchey (poco informato come tutti quelli che non sono mai stati a Cuba) voleva dire che i cubani, uomini e donne, una volta l’anno si mettono “dietro i fucili”, nel senso che fanno esercitazioni di tiro per affrontare eventuali folli invasori (é la teoria della “guerra de todo el pueblo”)  Chi ritaglia e conserva gli insulti e le maledizioni della stampa italiana contro Cuba ha raccolto volumi. Ecco, il fenomeno della “campagna disinformativa  ingiuriosa svolta dall’informazione italiana contro Cuba” é un fenomeno che meriterebbe un corso speciale nelle scuole e facoltà di giornalismo. Il quotidiano La Repubblica affida addirittura editoriali e cronache su Cuba a Carlos Franqui nemico personale di Fidel e anticastrista di professione uscito da Cuba sin dal 1966. Nel novembre 2006 in una delle sue puntate “tuttologhe”notturne, un padreterno della RAI come Giovanni Minoli mandava in onda, sotto il concetto che ”le dittature sono tutte uguali”,un programma in cui si mescolavano nello stesso minestrone ,  Cina, Corea del Nord, Myanmar e... Cuba. Si, Cuba assieme a Myanmar, l’ex Birmania(?!).

 

Di Fidel Castro dovrebbero esprimere le loro opinioni politici italiani che l’hanno conosciuto da vicino. Come l’on. Mario Baccini quando l’8 marzo 2003 all’Avana disse “reco i sensi della fraterna amicizia di Roma all’Avana, dall’Italia a Cuba”. Era contento, certo, Baccini cattolico mentre lo stato cubano stava regalando un intero palazzo all’ordine delle monache di Santa Brigida Anche Dini quando era ministro degli Esteri nel governo Ciampi disse:” Fidel é un leader straordinario” e che dire di Giulio Andreotti che venne all’Avana nell’estate del ’98 ed ebbe due lunghi colloqui col presidente cubano. Ma, ora, se glielo si chiede questi politici italiani potrebbero uscirsene col classico:”Chi,?Fidel Castro?,non so, non ricordo”.. Ora mettiamo in fila alcuni grandi nomi che di Cuba sono stati e sono ammiratori. Da Hemingway, Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Zavattini a Garcia Marquez, Antonio Gades, Harry Belafonte, Frei Betto, ai Nobel Rigoberta Menchu’, Saramago, Harold Pinter, Nadine Gordimer (la poetessa sudafricana che un inverno fa riempì all’inverosimile sale e teatri a Milano e Roma), e ancora Mireille Mitterand, vedova del grande statista francese,  Noam Chomsky, Ignacio Ramonet, Claudio Abbado, Carla Fracci, Gianni Vattimo e i cineasti Konstantin Costa Gavras, Oliver Stone, Michael Moore, Robert Redford e gli attori Gerard Depardieu e Hanna Schygulla. Basta? Non c’é partita, direbbe Diego Armando Maradona, che si porta  addosso su spalla e polpaccio i tatuaggi del Che e di Fidel.

 

I DATI DI CUBA OGGI. Uscita dal baratro degli anni Novanta col doble bloqueo URSS sparita, USA sempre più contro (il blocco economico in oltre quaranta anni é costato a Cuba  quasi 100 miliardi di dollari) oggi Cuba esibisce i seguenti dati ufficiali dell’ONU. Età media della popolazione 77 anni, seconda solo al Canada, alla pari con gli USA. Dominicani, messicani, brasiliani vivono 12 anni di meno. Mortalità infantile 5,3 per mille ( livello Europa occidentale), mortalità entro i 5 anni di vita 7 per mille (Cile all’11, Argentina al 24, Dominicana al 31, Brasile al 34, Haiti al 120). Assenza di analfabetismo, 12 anni scolastici medi, dispersione scolastica inesistente, lavoro minorile inesistente, universitari e laureati in alta percentuale, alimentari di base assicurati gratuiti, rivoluzione e riabilitazione energetica nazionale.

 

Cuba ha sviluppato una  assistenza sanitaria che le ha permesso negli ultimi tre anni di offrire gratis un milione di operazioni di cataratta ad altrettanti cittadini poveri di molti paesi latinoamericani e di inviare all’estero 40mila medici che offrono assistenza medica gratuita. Se qualcuno conosce opere simili nel mondo lo comunichi. Tutto ciò realizzato da un piccolo paese povero del Terzo mondo. Cuba ,completamente isolata solo dieci anni fa, é oggi la guida ispiratrice del nuovo movimento di indipendenza politica ed economica che dilaga in America Latina dal Venezuela, all’Argentina, Uruguay, Bolivia, Ecuador, Nicaragua e anche Guatemala, Panamà e domani Perù. Alleati stretti degli Usa nel cono Sur sono rimasti solo El Salvador e la Colombia. Tutto ciò nel segno dell’ALBA,Alternativa Bolivariana per le Americhe inventata da Fidel e Chavez.

 

Il Cardinal BERTONE. Il primo atto in politica estera di Raul nuovo presidente é stata la lunga visita di una settimana del Segretario di stato del Vaticano cardinale Tarcisio Bertone che si é riunito col cardinal Jaime Ortega arcivescovo dell’Avana, altre autorità ecclesiastiche ( a Cuba oggi sono aperte al culto 523 chiese cattoliche con oltre 1200 sacerdoti e diaconi). Il cardinal Bertone ha parlato alla cattedrale dell’Avana, ha viaggiato per Cuba, celebrato messe, inaugurato una grande statua a Papa Woytila a Santa Clara (non molto lontana da quella del Che Guevara), ha tenuto una conferenza all’università della capitale e ha visitato anche la scuola di scienze mediche dell’Avana ( un’idea di Fidel del 1998) dove studiano totalmente gratis alcune migliaia di studenti, molti anche stranieri. Tra essi c’erano ad attendere il cardinale anche alcuni giovani  statunitensi che si laureano in medicina gratis a Cuba per poi tornare ad esercitare negli USA ( a luglio 2007 il Corriere pubblicava a pagina intera la notizia di nove nuovi dottori nei quartieri popolari di New York laureati gratis all’Avana). Il cardinal Bertone si é anche associato al giudizio di antietico, ingiusto e crudele del blocco economico USA contro Cuba ( del resto condannato ogni novembre all’assemblea generale dell’ONU da oltre 180 nazioni del mondo). Cosa aggiungere ancora sulla realtà di Cuba oggi.

 

Chiudiamo con un argomento un pò anomalo, quello sportivo, per segnalare che in aprile a Cuba si faranno le Quarte Olimpiadi dello sport cubano (anche questa un’idea di Fidel), con 2000 atleti e altri 16 paesi partecipanti. Poi alle prossime Olimpiadi di Pechino, magari il prof.Dal Monte come fece gia a Sidney e ad Atene dovrà dire che facendo la percentuale  tra numero della popolazione e quantità di medaglie vinte alle Olimpiadi, la piccola Cuba é in proporzione la più forte potenza sportiva del mondo. E in assoluto é dentro le prime dieci-dodici al mondo, con un quinto posto assoluto a Barcellona 1992 assolutamente strepitoso. Le classifiche sportive vengono stampate su tutti i giornali del mondo: quelle non si possono manipolare, mistificare, occultare. Da parte della “disinformazione centrale e gregaria dell’impero”.