Dieci anni dalla morte

 

di Fabio di Celmo

 

 

3 gennaio '08 - R.Casella www.granma.cu

 

Il giorno 21 dicembre 2007, si è svolta una cerimonia per il decennale della morte di Fabio di Celmo e le strutture del "Calcio Cogoleto" hanno accolto moltissime persone che hanno reso omaggio alla memoria di questo giovane imprenditore genovese, che amava l’Isola di Cuba, e che fu ucciso da una bomba nel 1997 a L’Avana; l’azione terrorista è stata rivendicata dal reo confesso Posada Carriles, noto terrorista internazionale, che attualmente vive libero a Miami.

 

L’introduzione di Roberto Casella (presidente del Circolo Italia-Cuba del Granma) ha posto l’accento sulla necessità non solo di ricordare Fabio di Celmo come monito per il futuro, poiché senza memoria non vi è futuro, ma l’urgenza di dare giustizia a questa morte assurda chiedendo l’estradizione di Posada Carriles per farlo giudicare in Italia.

 

Casella ha ricordato l’ordine del giorno approvato dalla Camera dei Deputati per chiedere l’estradizione del terrorista Luis Posada Carriles.

 

L’intervento del Sindaco ha sottolineato la drammaticità degli atti terroristici che portano dolore e morte per persone innocenti e la necessaria lotta che si deve compiere quotidianamente per sradicare il cancro del terrore.

 

Inoltre ha ricordato che possono essere cause anche le disattese direttive sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che giornalmente ci danno un bollettino di guerra e che esistono milioni di persone senz’acqua, senza cibo, senza il diritto d’accesso ai beni di prima necessità.

 

Un vero disagio politico e sociale che si vive in particolare nei paesi poveri, ma anche in quelli industrializzati.

 

La console, Silvina Santos , ha ripercorso i momenti, sin dall’inizio del trionfo della Rivoluzione in cui Cuba è stata bersaglio di azioni di terrorismo organizzate e diretto dal territorio degli Stati Uniti, con autori coperti, finanziati e addestrati dagli stessi Stati Uniti.

 

Azioni come i sabotaggi alle colture agricole, le bombe nei centri commerciali, gli attentati contro la vita di Fidel Castro; l’esplosione di una nave carica di armi nel 1962, che provocò centinaia di morti; l’esplosione dell’aereo della Cubana de Aviación nel cielo di Barbados; la guerra biologica con l’introduzione nell’Isola di virus che hanno provocato epidemie e migliaia di morti; l’ aggressione a Playa Giron (Baia dei Porci); l’infiltrazione di mercenari sulle coste per commettere sabotaggi; le bombe nelle ambasciate, nei consolati e negli uffici cubani del mondo; gli attacchi agli impianti turistici per fermarne lo sviluppo...

 

Si doveva fare qualcosa per evitare di porre a rischio altre giovani vite cubane e straniere, come quella del giovane Fabio di Celmo, per cui si infiltrarono sotto copertura Cinque cubani all’interno delle organizzazioni terroriste, con la missione d’ottenere tutte le informazioni possibili sulla pianificazione di tali crimini.

 

I Cinque infiltrati non facevano nulla contro la sicurezza degli Stati Uniti.

 

Le autorità cubane ad un certo momento consegnarono all’FBI le informazioni necessarie di cui erano in possesso sui gruppi terroristi , ma il FBI come risposta ha imprigionato i Cinque cubani e gli USA li mantengono ancora reclusi dopo un processo farsa, e sono passati quasi dieci anni.

 

Don Andrea Gallo, della Comunità di San Benedetto a Genova, ha posto l’accento sulla attualità della Teologia della Liberazione, un movimento che deve riprendere fiato e corpo per una nuova democrazia sostanziale, vicina alle problematiche sociali e politiche dei paesi in via di sviluppo. Don Gallo ha posto l’accento sull’attualità dei suoi principi, che pongono delle domande sulla vera democrazia partecipativa, come quella che si applica a Cuba, dov’e’ il popolo che decide nelle assemblee innumerevoli a tutti i livelli.

 

Cuba , faro di libertà, pur convivendo con molte difficoltà ed errori, è stata sempre esempio per il cammino che altri popoli e Nazioni dell’ America Latina stanno percorrendo per trovare la forza di fondare nuovi Stati sociali, dove il popolo è il soggetto del proprio destino.