Il traduttore si scusa per gli errori

 

Miami, il bordello

politico di sempre

 

 

16 settembre '08 - P.Monesinos www.granma.cubaweb.cu


 

 

Solo poche ore dopo i devastanti uragani Gustav e Ike, la città statunitense di Miami é tornata, ancora una volta, a dimostrare di essere il bordello politico che è sempre stata, ancora più quando l'isola caraibica è teatro di un evento trascendentale.

Il baccano tipico dei portavoce anticubani a Miami non si é fatto aspettare mentre a Cuba i cittadini si stavano preparando per avviare la fase di recupero dopo il flagello di questi due terribili uragani, forse i peggiori conosciuti nella sua storia.

Ai politici di questa città della Florida poco interessa la sofferenza del popolo cubano causata dagli effetti dei due uragani, ed hanno iniziato le speculazioni sul futuro della nazione dei Caraibi e la sua Rivoluzione, che, come di consueto, é stata l'obiettivo immediato degli attacchi dei suoi vecchi e frustrati nemici.

 

Alcuni di loro hanno già augurato il crollo del sistema socialista nella nazione antillana e l'inizio di un sognata repubblica in stile miamense, di cui, la sempre più debole controrivoluzione di stanza in territorio nord americano e  sostenuta dai successivi regimi di Washington, sente la mancanza da più di 50 anni.

Hanno anche previsto il collasso della struttura nazionale dell'isola, l'apparizione di epidemie e l'incapacità delle autorità di L'Avana di affrontare le conseguenze distruttive di Gustav e Ike.

I più acerrimi nemici della Rivoluzione non potevano nascondere la loro gioia per la tragedia causata dagli uragani e senza il minimo scrupolo la consideravano come un castigo divino della natura per la maggiore delle Antille.

D'altro canto, i settori autodefiniti moderati, ma ugualmente interessati a distruggere il sistema socialista a Cuba, hanno posto condizioni per qualsiasi eventuale aiuto umanitario nord americano a Cuba, come ha fatto l'attuale inquilino della Casa Bianca, George W. Bush.
 

Nel frattempo, migliaia di cubani, residenti negli Stati Uniti, non possono inviare le rimesse alle loro famiglie e viaggiare a Cuba, a causa delle restrizioni applicate dall'amministrazione Bush per rafforzare il blocco imposto da Washington a L'Avana, che si prolunga da quasi cinque decenni.

Inoltre, a causa del blocco, le società nord americane, sono impossibilitate a vendere a Cuba, attraverso crediti, i materiali essenziali per affrontare le devastazioni lasciate da Gustav e Ike.

Il popolo cubano, da parte sua, resta impegnato nel recupero, ricevendo aiuto da molti paesi di tutto il mondo, senza condizione alcuna, e sicuramente di valore superiore all'irrisoria cifra offerta da Washington, 100000 dollari USA, inferiore al salario che percepisce annualmente un impiegato della Casa Bianca.

Per la costernazione del bordello di Miami e dello stesso regime di Bush, i cubani sapranno superare le più recenti sfide che la natura gli ha imposto, come hanno fatto davanti alla guerra economica, commerciale e finanziaria degli Stati Uniti e le aggressioni di  terroristi e mafiosi di stanza in Florida.