Frammento del discorso del Presidente

 

dell'Ecuador, Rafael Correa

 

12 gennaio '09 - www.prensa-latina.cu

 

 

Frammento del discorso del Presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, nell'atto in occasione del 50° anniversario dell'entrata del Comandante in Capo, Fidel Castro, a L'Avana, a Città Libertà, l’8 gennaio 2009. 

 

“…E, in omaggio a questa Rivoluzione, fondata sui più nobili principi celebrati durante la storia dell'umanità: solidarietà, universalità, unità, indipendenza e, soprattutto, dignità, oggi chiediamo ed esigiamo la fine del criminale blocco, etnocidio premeditato dai poteri di sempre, quegli stessi poteri che hanno sottomesso alla più perversa ingiustizia René Gonzalez, Gerardo Hernandez, Ramon Labañino, Antonio Guerrero e Fernando Gonzalez, patrioti che, chissà come consolazione, e come ha detto Silvio Rodriguez: dobbiamo comprendere che quello che soffrono, sono le unghiate di una bestia, contro una luce insopportabile.  


Fortunatamente, l'America Latina non appartiene oggi a nessun impero.  


Gli eredi di José Artigas, José de San Martin, Rosa Campuzano, Miguel de Hidalgo, ed anche di Rigoberta Menchú, Camilo Torres, Leonidas Proaño, Hebe de Bonafini e Chico Mendes, non crediamo nel pensiero unico, perché la nostra identità ha il viso di tutti e di tutte.  


Noi onoriamo l'essenza della Rivoluzione Cubana per considerarla trascendentale per l'evoluzione dell'Umanità.  


Perché consideriamo che i suoi principi sono fondamentali per raggiungere il benessere dei nostri popoli.  


Onorando questa rivoluzione, ripetiamo le parole pronunciate cinquanta anni fa dal Comandante Fidel Castro, parole che oggi facciamo nostre:   


“D'ora in poi, sono già finite le feste e le ovazioni; d'ora in poi dobbiamo lavorare, domani sarà un giorno come un altro, e tutti gli altri uguali, e c'abitueremo alla libertà”.   


Noi, dal nostro Ecuador andino, dal Guayas ed il Chimborazo, dalla patria di Alfaro e Manuelita, ci sommiamo a questi festeggiamenti per la giustizia e per la dignità.   


Noi, nel maggiore esercizio della sovranità, denunciamo, come voi, un debito estero illegittimo, illegale ed immorale.  


Per noi, socialisti di mente e nel cuore, la rivoluzione non sarà mai triste, sarà sempre una festa, perché sarà il festeggiamento dell'uguaglianza tra uomini e donne; perché sarà l'esercizio della solidarietà tra gli esseri umani e la terra.   


E così, noi festeggiamo la Rivoluzione Cubana con le parole del poeta Fayad Jamis:  


“Per questa libertà  
di canzone sotto la pioggia,  
bisognerà darlo tutto,  
fino all'ombra  
e non sarà mai sufficiente”.  
Con le ombre protettive di Bolivar e Martì   
Con questa entrata rinascente di Fidel a Città Libertà   
E con la memoria del Che, diciamo, con dignità e cuore   
Hasta la victoria siempre!  

Che viva Cuba!


Che viva Ecuador!


Che viva America Latina!