La CIA dietro il complotto per frenare

i cambiamenti in Ecuador

 

 

27 marzo '09 - www.granma.cu

 

 

L’Agenzia Centrale d’Intelligence (CIA) degli Stati Uniti, i servizi di spionaggio colombiani ed ecuadoriani hanno partecipato ad un complotto per screditare il governo nazionale, collegandolo al narcotraffico.

 

La denuncia è stata fatta ieri sera dall’ex ministro della Sicurezza, Gustavo Larrea, che ha spiegato il tentativo fatto per collegarlo al traffico di droga e la guerriglia in Colombia, per poter così accusare l’esecutivo del presidente Raffael Correa e frenare il processo di cambiamenti nel paese.

 

E’ stata disegnata una strategia, “c’è stato un lavoro d’intelligence molto sottile, di guerra mediatica”, con il proposito di legare l’amministrazione nazionale con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) ed è stato realizzato dai grandi poteri, ha sottolineato.

 

Ha spiegato che gli operatori di queste azioni di destabilizzazione sono agenti dell’intelligence nazionale, alcuni in pensione, poliziotti, politici ed anche civili, che si sono creduti minacciati dalla Rivoluzione Cittadina, guidata da Correa.

 

Dietro questa gente, però, ci sono la CIA, i servizi colombiani ed anche ecuadoriani, ha ribadito l’ex ministro, annunciando che già sono noti i nomi dei partecipanti al complotto e che saranno diffusi al momento opportuno.

 

Ha ricordato che dopo il bombardamento colombiano del 1 marzo 2008 sulla zona di Angostura, nel nord del paese, ha avuto inizio un’operazione per relazionarlo alle FARC.

 

Dopo è venuta fuori l’accusa contro un ex funzionario del governo di avere rapporti con i capi di una rete di traffico di droghe, che – ha detto – non ha nessun fondamento.

 

Si è trattato di legarlo con questa persona ed adesso si cerca di processarlo nella Commissione Legislativa per una presunta negligenza nel coordinare con i militari e la polizia i piani di sicurezza interna ed esterna dello Stato.

 

Larrea ha annunciato la sua disponibilità ad affrontare questo giudizio politico, però per rivelare la verità e screditare i suoi accusatori, deputati del partito Società Patriottica (PSP).

 

“Io voglio questo giudizio politico per dimostrare al paese la verità”, ha concluso.

 

 

Il presidente dell’Ecuador promette il pugno

di ferro contro i destabilizzatori

 

 

26 marzo '09 - www.granma.cu

 

 

Il presidente ecuadoriano, Rafael Correa, ha auspicato forti sanzioni per i divulgatori di false notizie su un presunto cambio di moneta nel paese ed ha ribadito la protezione dell’attuale sistema monetario.

 

“Non permetterò che si giochi con la buona fede dei cittadini e la stabilità del paese”, ha dichiarato ieri notte Correa, nel corso di un’improvvisa conferenza stampa tenutasi a Palacio de Carondelet (sede della Presidenza), riferendosi alle false notizie sulla preparazione di un piano per cambiare la valuta corrente (il dollaro statunitense).

 

Ha accusato l’opposizione di diffondere queste notizie, che hanno il fine di “cercare di danneggiare il governo della Rivoluzione Cittadina” nella campagna elettorale.

 

Il capo di Stato ha promesso sanzioni per gli “irresponsabili” di queste notizie false, che generano incertezza nei territori della costa ecuadoriana.

 

“Il governo nazionale non permetterà che continuino con queste notizie mal intenzionate, destabilizzanti ed applicherà tutto il rigore della legge”, ha sottolineato.

 

Il presidente ha spiegato che l’articolo 606 del Codice Penale stabilisce che saranno puniti con il carcere i diffusori di notizie false che tentino di alterare l’ordine pubblico, la sicurezza dello Stato o l’onore nazionale. Correa ha invitato gli ecuadoriani a stare tranquilli, perché “l’amministrazione di questa nazione è in mano a gente pulita e trasparente, e sappiamo cosa facciamo”, ha detto.

 

Ha dichiarato che questo tipo di menzogne compare prima di ogni elezione per danneggiare il governo ed ha ricordato che una simile campagna era stata lanciata lo scorso anno prima del referendum per l’approvazione della nuova Costituzione.

 

Ha spiegato che si vuole creare caos ed incertezza ed ha definito intollerabile la gente a cui non interessa il paese e diffonde ogni tipo di falsità, come quella che sarebbero stati introdotti 11 container con la nuova moneta.

 

Secondo le informazioni, il governo avrebbe avuto un piano per abbandonare, dopo le elezioni del prossimo 26 aprile, il dollaro statunitense, moneta vigente in Ecuador dal 2000.

 

Il presidente ha assicurato che invece il governo affronta in modo adeguato e patriottico gli effetti della crisi finanziaria internazionale e le prospettive aumentano in modo sostanziale per il paese, perché “i prezzi del petrolio si stanno recuperando sensibilmente”.

 

Oggi il barile di greggio si vende nei mercati internazionali ad oltre 50 dollari ed il combustibile nazionale a 48, che dimostra il recupero dei livelli d’entrate economiche, ha assicurato.

 

Il capo di Stato che detto che ci sono segni di recupero economico con indicatori dimostrativi del fatto che, nonostante le restrizioni imposte, le importazioni di beni capitali e produttivi, fino al 15 marzo, sono aumentate del7%.

 

Il paese salirà vittorioso da questa crisi e con il suo governo si rafforzerà l’economia e si manterrà la dollarizzazione, ha concluso Correa.

 

Mark Sullivan era il direttore
della CIA in Ecuador

 

 

23 febbraio '09 - www.granma.cu

 

 

Il presidente Rafael Correa ha rivelato quest’informazione sul diplomatico statunitense, recentemente espulso per intromissioni nelle decisioni del paese.

 

Il diplomatico statunitense Mark Sullivan, espulso dall’Ecuador, era il capo dell’Agenzia Centrale d’Intelligence (CIA) degli Stati Uniti in questa nazione sudamericana, ha assicurato il presidente Rafael Correa.

 

«Parliamo chiaro: Sullivan era il direttore della CIA in Ecuador», ha detto il presidente, riferendosi al caso, sabato scorso, durante la sua abituale relazione settimanale al paese.

 

Il governo ecuadoriano, mercoledì scorso, ha deciso di espellere Sullivan, primo segretario dell’ambasciata statunitense a Quito, dopo averlo accusato d’intromissioni nelle decisioni interne della Polizia di questo paese.

 

L’agenzia Notimex, che cita l’Ambasciata degli Stati Uniti a Quito, ha riferito che Sullivan ha lasciato l’Ecuador nella giornata di venerdì.

 

Correa ha detto che l’ambasciata statunitense si è "infuriata" perché il capo della Polizia, il generale Jaime Hurtado, ha cambiato il responsabile dell’Unità d’Investigazioni (UIES), dopo che "aveva lasciato scappare" un ex funzionario governativo imputato in un caso di narcotraffico.

 

"Loro (l’Ambasciata degli Stati Uniti) sono stati abituati a nominare il comandante dell’UIES, perché ci regalano alcuni computer che dopo portano via" ha aggiunto Correa.

 

Il Presidente ha definito una "barbarie" il fatto che l’ex funzionario abbia ordinato il ritiro dei computer con dati sulla sicurezza interna, dopo la sospensione degli aiuti economici all’unità della polizia, quando Quito si è rifiutato di coordinarne con gli Stati Uniti la designazione dei vertici.

 

Il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Gordon Dugud, ha detto che la decisione ecuadoriana di espellere Sullivan "è molto conflittuale e fa emergere una serie di preoccupazioni sulla volontà dell’Ecuador di mantenere relazioni produttive" con il suo paese, aggiunge Notimex.

 

L’espulsione di Sullivan è stato il secondo provvedimento di questo genere adottato dal governo del presidente Correa nelle ultime settimane, che il 7 febbraio aveva annunciato l’espulsione di un altro diplomatico statunitense, Armando Astorga, accusato di volersi intromettere nella designazione del capo di un’unità della Polizia dedicata alla lotta al contrabbando.

 

 

Espulso un diplomatico

degli Stati Uniti  

 

 

19 febbraio '09 - www.granma.cu

 

 

Il governo ecuadoriano  ha espulso il primo segretario dell’Ambasciata degli Stati Uniti nella capitale del paese, Max Sullivan, perchè si è immischiato negli affari interni del paese.

 

L’annuncio è stato dato dal ministro degli Esteri del paese  Fander Falconí, dopo una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale  (COSENA), durante il quale è stato presentato un rapporto del Comando Generale della Polizia.

 

La decisione è stata presa quando è stata provata l’ingerenza del diplomatico statunitense nell’Unità d’Investigazioni Speciali della Polizia (UIESS), ha sottolineato il ministro ecuadoriano.

Max Sullivan era ufficiale ai Temi Regionali dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Quito.

 

Questa misura si registra dopo l’espulsione ordinata dal presidente del paese, Rafael Correa, del diplomatico della sede nordamericana Armando Astorga, che aveva cercato di consegnare degli “aiuti economici” alla Polizia Nazionale.

 

Correa ha denunciato che una sezione dell’Ambasciata degli USA dava finanziamenti alla polizia  dopo aver studiato i suoi membri e lo ha  definito  inammissibile ed inaccettabile.