La miseria  in Messico

denunciata dalla Cepal

 

16 dicembre 2009 - Érika Ramírez www.granma.cu

 

Quasi il 40% della popolazione in condizioni di miseria di tutta l’America Latina, considerata la regione con la maggior disuguaglianza del mondo, è presente in Messico.

 

Questo paese, dove 27 milioni di persone non hanno accesso all’alimentazione, alla salute, la casa o l’educazione, è il solo che ha registrato un aumento delle persone in miseria, ha rivelato la CEPAL.

 

La ONU ha segnalato che la vita dei popoli indigeni messicani si paragona solo a quella dell’África del sud.

 

 

ANEGLETO: SE QUESTO È UN UOMO...

 

 

Anegleto Santiago è un indigeno che si trascina per le strade  della Sierra Mixteca. Debole, cieco, malato, affamato e morto di freddo, fa parte della fascia dei più poveri del paese; chiede un pochino di cibo, un tetto, un aiuto. Si appoggia ad un bastone per camminare ed è tutto quello che ha. Non si ricorda quanti anni ha, ed è diventato un indigente. Ha perso la famiglia, la casa, la speranza. Sua moglie è morta, e i figli sono andati verso nord in cerca di lavoro. Anegleto, abitante de Coicoyán de las Flores, in Oaxaca, è ancora vivo grazie alle erbe che crescono sul monte e alla carità dei pochi che lo possono aiutare.

 

Non riceve aiuti dal Governo e tanto meno ha un’assistenza medica. 

 

Anegleto, indigeno indigente nella Sierra Mixteca, è solo un numero nelle statistiche della  Commissione Economica per l’America Latina (Cepal), che indica che nel 2008 la povertà riguarda il 33% della popolazione latino- americana, cioè 180 milioni di persone e di questi, ben 71 milioni sopravvivono in estrema povertà, accusa la CEPAL.

 

Paragonando il documento sulla situazione dell’America Latina 2009, presentato nel novembre scorso dalla CEPAL, e la Terza Relazione del governo dell’amministrazione di Felipe Calderón, risulta che il 38% delle persone in estrema povertà o in situazione d’indigenza vivono in Messico e sono almeno  27 milioni di persone.

 

 

MISERIA E DISUGUAGLIANZA

 

 

La CEPAL segnala che la lotta alla miseria ha ottenuto magri risultati, dato che sono ben 180 milioni di latino-americani poveri.

 

Dei 545 milioni che vivono nel continente,  prima del 2008 - dice il documento – erano stati calcolati dei passi avanti nella riduzione di questo flagello, a livello regionale. Dal 2002 al 2007 c’era stata una diminuzione del 2%...

 

 

Aumentano gli emigranti morti

alla frontiera USA- Messico

Più di mezzo milione di arresti

8 dicembre 2009 - www.granma.cu

Il totale dei morti tra gli emigranti senza documenti nel 2009 ha raggiunto la cifra di 417, lungo la frontiera tra gli Stati Uniti ed il Messico, mentre nel 2008 il totale è stato di 386, ha reso noto EFE.

 

Le regioni dove sono avvenuti i decessi sono l’Arizona, con 208 morti, seguita dalla regione della Valle del Rio Grande, con 71 morti e Lardo, con 58 decessi.

 

Mark L. Qualia, portavoce delle Pattuglie di Frontiera a Washington, ha attribuito l’incremento dei morti alle tattiche sempre più pericolose usate dai trafficanti degli emigranti illegali, che  superano le frontiere in situazioni con temperature estreme e che annegano nel fiume, in Texas.

 

L’agente ha definito un successo i programmi Zero Tolleranza, implementati in varie zone di frontiera, includendo l’Arizona, dove si svolge il Programma di Streamline, per il quale almeno 80 emigranti illegali, ogni giorno, sono sentenziati in una corte federale a Tucson, per essere entrati in maniera illegale negli Stati Uniti.

 

Durante il periodo dal 1º ottobre al 30 settembre del 2009, sono stati arrestati 556041 emigranti senza documenti nelle 670 miglia che separano gli Stati Uniti dal Messico.

 

Per aver compiuto lo stesso delitto, Posada Carriles è libero e tranquillo a Miami.

 

 

Il Messico definisce infelice l’affermazione

del direttore dell’intelligence yankee

 

12 marzo 2009 - www.granma.cu

 

Le dichiarazioni del direttore dell’Intelligence degli Stati Uniti, sulla situazione della violenza in Messico, hanno provocato reazioni di fuoco nel paese centro americano.

 

Il funzionario statunitense ha affermato che il governo del presidente Felipe Calderon ha visto impedita la sua capacità di governare “in parte del suo territorio” a causa dei cartelli della droga. Al rispetto, il governo messicano ha chiarito che non c’è un solo spazio del territorio nazionale che fugga alla direzione dello Stato.

 

Il ministro degli Interni, Fernando Gomez Mont, ha definito infelici le affermazioni di Blair ed ha sottolineato che esistono fenomeni di violenza legati al crimine organizzato, ma che il Messico vive in un ambiente di governabilità democratica.

 

Ha ricordato che il Messico ha un strategia totale in tal senso, che ha incluso un’operazione per ripulire le istituzioni di sicurezza de paese che potevano essere contaminate dalla corruzione.

 

Gomez Mont ha chiesto al vicino del Nord che riconosca la leadership e l’impegno del Messico nella lotta contro la comune minaccia del crimine organizzato.

 

Ha chiesto inoltre lo stesso grado di autocritica e compromesso che “il governo messicano ha dimostrato durante l’amministrazione del presidente Calderon”, riferisce l’agenzia PL.

 

Una mappa gigante fatta di mais

Le semine transgeniche sono state intenzionali  

 

27 febbraio '09 - www.granma.cu (PL)

 

Centinaia di messicani, assieme ai membri di organizzazioni ambientaliste e di contadini hanno realizzato  nella spianata dello Zócalo della capitale, una mappa gigante con 35 tonnellate di mais e trucioli di carta.

 

Grenpeace Messico ha dichiarato che al termine dell’opera sono state scattate delle foto, inviate con un messaggio alla riunione su “Compenso e Sicurezza” nell’ambito del Protocollo di Cartagena, che si svolge nella sede della segreteria delle Relazioni Estere. 

 

L’attività dello Zocalo fa parte della campagna “Senza mais non c’è paese”,  che è cominciata con una veglia dedicata a questo alimento di base per i messicani.

 

Greenpeace denuncia da molto tempo la scoperta di transegenici nelle coltivazioni del granturco nello Stato di Chihuahua, alla frontiera con gli Stati Uniti.

 

La Rete in difesa del Mais, ha segnalato che la riunione del Protocollo di Cartagena si realizza nel momento in cui il Messico rappresenta uno dei casi peggiori d’inquinamento del granturco.

 

I rappresentanti di questa organizzazione, che raggruppa circa 300 comunità di 11 entità ed associazioni che lottano per la difesa del medio ambiente, sostengono che l’inquinamento delle coltivazioni di mais non è tale per un flusso accidentale dei genomi, ma è tale perchè ci sono state semine transgeniche intenzionali.

 

Nella riunione nell’ambito del Protocollo di Cartagena, più di 150 delegati di differenti paesi cercano una cornice legale internazionale sulle responsabilità e il compenso per i danni che può provocare la diversità biologica al movimento tra le frontiere di organismi  geneticamente modificati.

 

Il Messico è il centro dell’origine del granturco: recenti scavi geologici e archeologici e datazioni con il metodo del carbonio 14 realizzate su spighe di questa pianta, incontrate in grotte della regione di Tehucan, nello Stato del Messico, dimostrano che la sua coltivazione  e il suo consumo umano datano più di settemila anni di antichità.

 

 

La lotta al crimine e al narcotraffico

Scoperti altri 10 cadaveri con segni di tortura in Messico

 

21 gennaio '09 - www.granma.cu (teleSUR)

 

 

10 cadaveri con segni di tortura e decapitati sono stati scoperti nello Stato messicano di  Chihuaha, alla frontiera con gli Stati Uniti.

 

Il corpo senza vita del capo della Polizia del municipio Guerriero, recentemente nominato, si unisce a quello del comandante della Segreteria di  Sicurezza Pubblica Municipale, Martín Castro, a sua volta decapitato e la cui testa è stata incontrata in un congelatore posto davanti al commissariato.

 

Gli abitanti del luogo affermano che il commissariato è stato abbandonato da giorni dai dirigenti e dagli agenti che temono d’essere vittime di un’ondata di violenza perpetrata dagli integranti del crimine organizzato.

 

Nella zona della Valle de Juárez, sono apparsi due uomini morti nelle loro automobili e un altro è stato giustiziato sabato 17 con 50 colpi di fucile.

 

Infine un’altra persona è stata uccisa con una pistola.

 

Il giornale  El Universal de México, ha scritto che a questa catena di omicidi si unisce l’apparizione negli ultimi giorni dei resti di sei uomini vestiti con uniformi della polizia municipale e i cui cadaveri presentavano sintomi di tortura e pallottole in distinte parti della loro anatomia.

 

L’ondata di violenza è giunta a un tale punto che alcuni gruppi auto denominati “di vigilanza” sono giunti a minacciare le bande del narcotraffico ai limiti con gli USA, come risposta agli omicidi.

 

Nel 2008 sono state uccise 1600 persone solo a Ciudad Juárez.

 

Una di queste organizzazioni ha promesso la scorsa settimana di ripulire la città da questi criminali ed ha aggiunto che la missione era “eliminare un delinquente ogni 24 ore”.

 

Lo sviluppo dell’industria del traffico dei narcotici è tale che solamente nei primi quindici giorni di questo 2009 l’esercito ha arrestato 269 presunti trafficanti e ha sequestrato 36,7 tonnellate di marijuana e un chilo di cocaina. Inoltre sono state sequestrate  554 armi, 20 veicoli, un aereo, due imbarcazioni, 250.000 pesos messicani e 84.500 dollari USA.

 

Tutto questo succede  nonostante la forte presenza di militari e la crociata intrapresa dal presidente conservatore messicano , Felipe Calderón, che ha fissato come meta, dal 2006 quando prese il potere, il termine di questo flagello. L’anno scorso le vittime del crimine organizzato in Messico sono state 5700.