Hugo Chavez ed i mezzi

di comunicazione privati

 

30 agosto '09 - Salim Lamrani*  www.granma.it (PL)

 

 

Il 2 agosto 2009, Reporter Senza Frontiere (RSF) ha pubblicato un comunicato denunciando la chiusura di trentaquattro mezzi audiovisivi sacrificati per capriccio governativo in Venezuela.

 

L'organizzazione parigina protesta con vigore contro la chiusura massiccia di mezzi audiovisivi privati e si domanda: “Per caso è ancora proibito emettere pubblicamente la più piccola critica verso il governo bolivariano? Questa chiusura massiccia dei mezzi di opposizione, pericolosa per il futuro dibattito democratico, obbedisce solo alla volontà governativa di far tacere le voci discrepanti, ed aggraverà solo le divisioni nel seno della società venezuelana” (1).

 

RSF si riferisce alla decisione che ha preso la Commissione Nazionale di Telecomunicazioni (CONATEL), il 1° agosto, di ritirare la frequenza a trenta quattro stazioni radiofoniche e televisioni. Secondo RSF, solo il fatto che questi mezzi si siano mostrati critici col governo di Hugo Chavez motiverebbe la decisione. In una parola, si tratterebbe di un atto politico per zittire la stampa di opposizione. La gran maggioranza dei mezzi occidentali ha trasmesso questa versione (2).  

Orbene, la realtà è un'altra che RSF e le multinazionali dell'informazione hanno occultato accuratamente, con l'obiettivo di ingannare l'opinione pubblica e presentare il governo più democratico dell'America Latina (Hugo Chavez si è sottomesso a quindici processi elettorali da quando è arrivato al potere nel 1998 ed è uscito vittorioso da quattordici, con scrutini celebrati con una forte presenza della comunità internazionale per garantire la loro trasparenza) come un regime che attenta gravemente alla libertà di espressione. 


In effetti, la decisione della CONATEL si sarebbe presa in qualunque paese del mondo in una situazione simile. Varie radio hanno ignorato deliberatamente una citazione della Commissione destinata a verificare lo stato della concessione ed ad aggiornare la loro situazione. Dopo un'investigazione, la CONATEL ha scoperto numerose irregolarità, tali come l'esistenza di concessionari deceduti, la cui licenza era utilizzata da una terza persona, la non rinnovazione dei tramiti amministrativi fideiussori, o semplicemente l'assenza di autorizzazione per trasmettere. Orbene, la legge venezuelana, simile a quelle del resto del mondo, stipula che i mezzi che non rinnovino la loro concessione nel termine legale o trasmettano senza autorizzazione perderanno la loro frequenza e questa tornerà all'ambito pubblico. Così, trenta quattro stazioni radio che trasmettevano illegalmente hanno perso la loro concessione
(3).  

In realtà, la decisione della CONATEL, lontano da limitare la libertà di espressione, ha messo fine ad una situazione illegale ed ha aperto una politica di democratizzazione dello spettro radio-elettrico venezuelano, col fine di consegnarlo al servizio della collettività. In effetti, in Venezuela, l’80% delle radio e delle televisioni appartengono all'ambito privato, mentre solo il 9% di loro sono pubbliche, essendo il resto per i settori associativo e comunitario. Inoltre, l'insieme dei mezzi privati venezuelani è concentrato nelle mani di 32 famiglie
(4).  

Così, RSF ed i mezzi occidentali hanno manipolato totalmente una misura di routine della CONATEL per mettere fine ad una situazione illegale.  

RSF ha scelto il suo campo difendendo ad oltranza l'opposizione venezuelana, responsabile del golpe di Stato contro Chavez nell’aprile del 2002, golpe che l'organizzazione parigina ha avvallato immediatamente. RSF difende particolarmente il canale golpista Globovision, che considera come il simbolo della libertà di espressione in Venezuela
(5). Nonostante, omette segnalare che oltre alla sua partecipazione attiva nel golpe del 2002, Globovision ha appoggiato il sabotaggio petroliero di quell'anno, ha lanciato un appello ai contribuenti affinché non pagassero le loro tasse ed ha fatto un appello all'insurrezione ed all'assassinio del Presidente Chavez (6).  

Ultimamente, Globovision ha offerto il suo appoggio al governo golpista dell’Honduras che ha destituito il Presidente eletto democraticamente Josè Manuel Zelaya, fatto unanimemente condannato dalla comunità internazionale. Il proprietario del canale, Guillermo Zuloaga Nuñez, ha riconosciuto il governo illegale di Micheletti, lanciando contemporaneamente un appello al golpe di Stato in Venezuela: “il governo usurpatore di Micheletti è regolato dalla Costituzione, e noi vorremmo, ci piacerebbe, che qui in Venezuela si rispettasse la Costituzione come si sta rispettando in Honduras”
(7).  

RSF non difende la libertà di espressione in Venezuela. Preferisce mettersi al fianco dei nemici della democrazia.  

 


Note:

(1) Reporteros Sin Fronteras, «Trente-quatre médias audiovisuels sacrifiés par caprice gouvernemental», 2 de agosto de 2009. http://www.rsf.org/Trente-quatre-medias-audiovisuels.html (sitio consultado el 3 de agosto de 2009).

 (2) Agencia Bolivariana de Noticias, «Productores independientes respaldan suspensión de emisoras radiales ilegales», 4 de agosto de 2009.

(3) Fabiola Sánchez, «Radios desafían a Chávez operando por Internet», The Associated Press, 3 de agosto de 2009.

 (4) Thierry Deronne, «Au Venezuela, la bataille populaire pour démocratiser le ‘latifundio’ des ondes», 2 de agosto de 2009. En español: La batalla popular para democratizar el latifundio de las ondas; Agencia Bolivariana de Noticias, «Medida de Conatel no afectará libertad de expresión e información en Venezuela», 4 de agosto de 2009.

 (5) Reporteros Sin Fronteras, «Le gouvernement accélère sa croisade contre les médias privés en voulant modifier les lois et les règles», 21 de julio de 2009.

 (6) Salim Lamrani, «Reporters sans frontières contre la démocratie vénézuélienne», Voltaire, 2 juillet 2009. En español: Reporteros Sin Fronteras contra la democracia venezolana.

 (7) Agencia Bolivariana de Noticias, «Globovisión apoya marcha a favor de gobierno golpista en Honduras», 22 de julio de 2009.

 


* Salim Lamrani è un professore incaricato dei corsi nell'Università París Descartes e nell'Università Paris-Est Marne-la-Vallée ed è un giornalista francese, specialista delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Ha pubblicato, tra gli altri, “Doble Moral. Cuba, la Unión Europea y los derechos humanos” (Hondarriaba: Editorial Hiru, 2008). Il Suo nuovo libro si intitola “Cuba. Ce que les médias ne vous diront jamais” (Parigi: Editions Estrella, 2009) con un prologo di Nelson Mandela.  

Contatto: lamranisalim@yahoo.fr salim.lamrani@parisdescartes.fr


traduzione di Ida Garberi