Il Senato argentino chiede la

fine del blocco contro Cuba

 

 

 18 maggio 2009 -  www.granma.cu

 

Il Senato dell’Argentina ha approvato all’unanimità un progetto di dichiarazione che chiede la fine del blocco economico che gli Stati Uniti mantengono contro Cuba da quasi 50 anni.

 

Nel documento, informa l’agenzia Prensa Latina, i senatori manifestano, inoltre, il loro ripudio a questa “misura coercitiva unilaterale, contraria al principio della libera determinazione dei popoli e al Diritto Internazionale”.

 

Il testo puntualizza che dal 1962, dopo il fallimento dell’invasione di Baia dei Porci, Cuba soffre gli effetti economici devastanti del mal definito “blocco” imposto dagli Stati Uniti.

L’uso dell’espressione “embargo” – aggiunge – non può dissimulare che si tratta di un congiunto di misure di coazione e d’aggressione economica, che costituisco, in realtà, un blocco illegale.

 

Anche se formalmente il blocco a Cuba è stato adottato il 7 febbraio 1962, già dal 1959 questo paese (gli Stati Uniti) stava adottando politiche di blocco dirette ad erodere i punti vitali della difesa e dell’economia cubana, continua il testo.

 

Numerose risoluzioni delle Nazioni Unite hanno condannato  questi atti d’aggressione, segnala il testo e sottolinea che a partire dal 1992 dall’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato annualmente, con una maggioranza sempre maggiore, una risoluzione sulla necessità di porre fine al blocco.

 

Nonostante queste risoluzioni, le sanzioni economiche sono aumentante, aggiunge, prima di considerare che “è superfluo insistere sulla flagrante violazione al principio della libera determinazione dei popoli rappresentata da queste misure”.

 

Il documento constata che il Vertice dell’America Latina ed i Caraibi, svoltosi lo scorso anno a San Salvador de Bahia, ha emesso una dichiarazione speciale sulla necessità di porre fine al blocco imposto dagli Stati Uniti a Cuba.

 

“Siamo convinti che è giunta l’ora di porre fine all’ingiusto ed illegittimo blocco a Cuba e per queste motivazioni chiediamo ai nostri pari di accompagnarci nell’approvazione del presente progetto di dichiarazione”, conclude il testo.