Lucky Luciano all’Avana

 

 11 aprile '09 - www.granma.cu

 

 

Salvatore Lucania, meglio conosciuto come Lucky Luciano, viene riconosciuto, agli inizi del 1947, da un cronista dell’Havana Post, all’uscita del Cabaret San Souci dell’Avana in compagnia di una bella ragazza.

 

Il capo di tutti i capi arriva, in sordina, a Cuba il 29 settembre 1946 dalla Sicilia, facendo scalo in Brasile e atterrando all'aeroporto internazionale di Camagüey, dove, insieme a Meyer Lansky, è ospite a cena a casa dell’allora ministro dell’Agricoltura, German Alvarez Fuentes.

 

Il celebre capo di Cosa Nostra, fin dagli anni ’30 si era dedicato a Cuba: prostituzione, casinò e traffico di droga erano gli affari illeciti gestiti dalla mafia. Un giro d’affari di centinaia di milioni di dollari.

 

Al proposito, Humberto Vazquez Garcia, nel suo libro “El Gobierno della Kubanidad” scrive: “Attraverso Meyer Lansky, suo secondo e rappresentante a Cuba, Luciano era stato autorizzato da Batista, nel 1933, ad organizzare il gioco d’azzardo nella capitale cubana. Da quest’accordo nacque il gran casinò dell’Hotel Nacional con altre case da gioco. Sempre da lì provenivano i 3 milioni di dollari che, come affermato dallo stesso Luciano nelle sue memorie, Batista intascava ogni anno, come retribuzione della mafia per il permesso concesso”.

 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il governo degli Stati Uniti, in segno di riconoscimento per l’aiuto ricevuto dalla mafia in occasione dello sbarco alleato in Sicilia, aveva liberato Luciano spedendolo nella sua terra natale.

 

Il capo di Cosa Nostra, però, attratto dal fascino della città e dall’odore dei soldi pensa di trasferirsi a Cuba. Scrive ancora Vazquez “La Habana sembrava il luogo ideale per ricominciare le attività ed aspettare il momento buono per ritornare negli Stati Uniti e riassumere il comando”.

 

All’Avana Lucky Luciano alloggiava nell’Hotel Nacional, stanza 724 con vista sul Malecon. Racconta ancora Vazquez: “Da una lussuosa abitazione del Hotel Nacional e con l’aiuto di cinque altri mafiosi, Luciano ricominciò le sue attività in un mondo che conosceva alla perfezione: gioco d’azzardo, tratta delle bianche e traffico di droga”.

 

 

LA FESTA AL NACIONAL

 

 

Lucky Luciano durante la sua permanenza a Cuba “presiedette un vertice di boss mafiosi – tra i quali figuravano Albert Anastasia, Frank Costello, Joe Adonis e Meyer Lansky – svoltosi presso l’Hotel Nacional tra il 22 ed il 26 dicembre 1946, con la copertura di un omaggio al cantante ed attore Frank Sinatra”, racconta Humberto Vazquez Garcia.

 

Per la festa del Natale 1946 l’Hotel Nacional venne praticamente chiuso al pubblico, lo occupavano 500 invitati in rappresentanza delle famiglie più potenti degli Stati Uniti. Inoltre erano presenti Vito Genevose, Giuseppe “Joe” Bonanno, Tom Lucchese, Willie Moretti, Tony Accardi, i fratelli Fischetti (parenti di Al Capone) e Santo Trafficante, potentissimo capo mafia della Florida.

 

Dopo il “conclave” il capo si trasferì in una lussuosa villa del residenziale quartiere di Miramar.

 

Il governo USA; venuto a conoscenza della permanenza cubana di Luciano e intimorito dai futuri piani del capo mafia, cominciò a fare pressioni affinché venisse deportato nuovamente in Italia.

 

Il governo e lo stesso presidente della Repubblica, Ramon Grau San Martin, fecero orecchie da mercanti, definendo la richiesta degli USA come un’ingerenza negli affari interni dell’Isola.

 

C’è chi dice che Luciano avesse amici anche tra le file del nuovo governo: in particolare Francisco Prio Socarras, fratello del primo ministro, e il titolare del dicastero dell’Agricoltura, German Alvarez Fuentes.

 

 

LUCKY LUCIANO A L’AVANA

 

 

Comincia così una disputa tra i due governi per la presenza di Lucky Luciano all’Avana. Le pressioni degli USA si fanno sempre più forti, fino a proibire l’invio a Cuba di prodotti medicinali. Il governo di Grau, vistosi alle strette, non può far altra cosa che capitolare e cedere alla richiesta.

 

Il 23 febbraio 1947 Luciano è “arrestato” al ristorante “El Carmelo” del Vedado e condotto alla Base di Tiscornia in qualità di straniero indesiderato. Non gli vengono contestate accuse.

 

Il giorno seguente il presidente Grau – preoccupato dalle conseguenze del blocco - firma immediatamente il decreto d’espulsione. Un ricorso presentato dall’avvocato del boss fa, però, slittare l’esecuzione del provvedimento quasi di un mese.

Il 19 marzo 1947, Luciano s’imbarca a bordo del vapore turco Bakir, diretto in Italia. La sera prima, s’era riunito, per l’ultima volta, con alcuni dei fedelissimi: lfredo Pequeño, José R. Andréu, Tony Varona, Amadeo Barletta, Amleto Battisti, José Manuel Casanova, Julio Lobo, Benito Herrera, Eufemio Fernández, Rolando Masferrer.

 

Francisco Prio Soccaras, senatore e fratello del primo ministro, nonostante le ferme smentite su qualsivoglia rapporto, non resiste alla tentazione e corre al porto per salutarlo.

 

Finisce così, in sordina come era cominciato, il sogno di riconquistare l’America: il “capo dei capi” non la  rivide mai più.