Discorso B.R.Parrilla

Discorso H.Chavez

Discorso E.Morales

 

La comunità internazionale implementi  azioni

che permettano d’adattarsi al cambio climatico

 

Intervento del compagno Esteban Lazo Hernández, vicepresidente del Consiglio di Stato, nel Vertice sul Cambio Climatico

 

 

Copenaghen, Danimarca 17 dicembre '08

 

Signora Presidentessa:

 

Distinti Capi di Stato e di Governo ed altri Capi di Delegazione;

 

Signori delegati ed invitati.

 

Permettemi prima di tutto d’esprimere il mio totale appoggio alle parole espresse qui dal Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, compagno Hugo Chávez Frías, e poche ore fa dal Presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia, compagno Evo Morales Ayma, che hanno trasmesso il sentimento di tutti i paesi membri dell’ALBA rispetto al cambio climatico, le sue vere cause e le possibili soluzioni.

 

Debbo anche sommarmi alla denuncia ed alla protesta per la mancanza di trasparenza e l’esistenza di formati di negoziati che escludono, paralleli al documento che, si dice, non esiste.

 

A quanto pare per domattina è stata convocata una lista di oratori limitata e scelta in una maniera per niente democratica. Notiamo con preoccupazione l’esclusione delle Organizzazioni non Governative da questa sala e denunciamo l’evidente repressione contro i manifestanti.

 

Nella storica Conferenza di Río de Janeiro del 1992, il compagno Fidel Castro disse:

"Un’importante specie biologica corre il rischio di sparire per la rapida e progressiva liquidazione delle sue condizioni di vita naturali: l’uomo”

"(…) le società di consumo sono le principali  responsabili dell’atroce distruzione del medio ambiente.” 

“La soluzione non è impedire lo sviluppo a coloro che più lo necessitano”.

“Se si vuole salvare l’umanità da questa autodistruzione, si devono distribuire meglio le ricchezze e le tecnologie disponibili nel pianeta. Meno lussi  e meno fame in gran parte della Terra.”

 

Ancora oggi questa è l’essenza del problema.

 

Meno di due decenni dopo, la crescita media annuale della concentrazione di diossido di carbonio, è maggiore di tutto il periodo del quale si hanno registrazioni sistematiche.  Diminuisce lo spessore del gelo artico e si alza il livello del mare.

 

Aumentano la frequenza e l’intensità degli uragani, si sono alterati i regimi delle piogge, sono scomparsi più di 100 milioni di ettari di boschi. I deserti sono cresciuti ed il 30% delle specie sparirà, se la temperatura globale s’incrementerà di 1.5 - 2.5 gradi centigradi.

 

I piccoli stati insulari spariranno sotto l’acqua del mare e molti di questi effetti sono già irreversibili e per questo è indispensabile, e con urgenza, che la comunità internazionale e soprattutto che il mondo in via di sviluppo implementino  azioni che permettano d’adattarsi al cambio climatico e ricevere l’appoggio finanziario per questo fine.

 

La Dichiarazione Speciale sul cambio climatico, adottata nell’VIII Vertice dei Capi di Stato dell’Alleanza Bolivariana dei Popoli di Nuestra America  - appena terminata  - dichiara che il cambio climatico si tra trasformando nel più serio ed urgente problema mai affrontato dall’umanità.

 

Ma l’egoismo e l’interesse dei paesi sviluppati impediscono d’intraprendere il cambio reclamato dalle generazioni presenti e future.

 

Dopo due anni circa di negoziati per concludere un secondo periodo di impegni sotto il Protocollo di Kioto, partecipiamo a questo appuntamento senza un accordo reale e significativo, per l’atteggiamento irresponsabile e la mancanza di volontà politica delle nazioni più ricche.

 

Coloro che provocano il 76% delle emissioni accumulate nell’atmosfera devono assumersi la piena responsabilità per l’impatto che le loro economie e stili di vita, sostenuti da indici di produzione e di consumismo spreconi e insostenibili, hanno inflitto all’equilibrio climatico globale.

 

Sono indispensabili impegni seri di riduzioni delle emissioni di questi paesi e non soluzioni piene d’ipocrisia basata nelle presunte bontà del mercato. 

 

Gli Stati Uniti, che concentrano la quarta parte delle emissioni globali, non devono continuare a mantenere  la comunità internazionale come un ostaggio della loro politica interna.

 

Persistere nei loro sforzi di disarticolare l’attuale regime legale sul cambio climatico, rappresentato nell’accordo cornice delle Nazioni Unite e del Protocollo di Kioto, con il proposito di realizzare un nuovo  ed unico accordo applicabile a parti assolutamente disuguali per l’importanza dei loro contributi e le loro capacita economiche, finanziarie e tecnologiche, non solo continuerà ad essere un ferreo ostacolo nell’impegno d’ottenere un risultato finale, ma anche un’opzione politica ed eticamente inaccettabile.

 

Aspiriamo ad un accordo fondato nel rispetto  assoluto dei principi accordati nel Vertice della Terra, a Río de Janeiro, soprattutto per le responsabilità comuni ma differenziate, perchè i paesi più ricchi si pongano al loro posto in corrispondenza con le proprie responsabilità e capacità.

 

Signor. Presidente:

 

Un accordo che esca da questi negoziati non può essere estraneo alle realtà di ordine economico internazionale, profondamente disuguali e di esclusione, che ha lasciato - permettetemi d’utilizzare dati conosciuti – 2500 milioni di esseri umani nella povertà; 1100 milioni senza acqua potabile; 2600 milioni senza servizi sanitari; più di 800 milioni di analfabeti e più di 1000 milioni di affamati nel pianeta.  

 

La breccia che separa i paesi ricchi dai sottosviluppati non ha mai smesso di crescere. Il 20% più ricco della popolazione mondiale residente nei paesi con maggiori entrate assorbe più dell’85% del totale delle spese nel consumo privato, mentre 2800 milioni di persone vivono con meno di due dollari al giorno.

Un accordo a lungo tempo  per combattere il cambio climatico non può significare una restrizione addizionale dello sviluppo dei paesi del Terzo Mondo.

 

Deve prevedere un forte meccanismo per il finanziamento delle azioni di mitigazione e soprattutto di adattamento dei paesi sottosviluppati al cambio climatico da parte del nazioni  sviluppate. Questa non è un’opera di carità, ma prima di tutto un obbligo morale con il sud ed un obbligo giuridico che risulta dagli impegni assunti nella Convenzione.

 

Le somme colossali per salvare le imprese e le banche in fallimento e le migliaia di milioni di dollari investiti annualmente in armi, dimostrano che le risorse esistono. Quello che manca e è la volontà politica per dare loro  un uso più razionale  e umano, sostenibile, per arrestare il disastro che si avvicina.

 

Cuba, un paese  bloccato duramente dalla principale potenza mondiale  è riuscita con poche risorse a  realizzare una vera rivoluzione energetica che le ha permesso di ridurre considerevolmente le sue emissioni di diossido di carbonio. Come abbiamo fatto in altri Fori Internazionali, offriamo umilmente la nostra esperienza a tutta la comunità internazionale.

 

Termino condividendo le parole di Fidel, in quel 12 aprile del 1992: “Che finiscano gli egoismi, gli egemonismi, le insensibilità, le irresponsabilità per fare, prima che sia troppo tardi, quello che avremmo dovuto fare da molto tempo."