Lettera aperta al The Washington

Post e al The Washington Times

 

 

 17 febbraio 2009 - N.Maduro www.granma.cu

 

Gli editoriali del The Washington Posto del 12 febbraio e del The Washington Times del 13 febbraio, sono un’offesa al popolo del Venezuela. I due editoriali sottovalutano i venezuelani e le venezuelani, rappresentandoli come agnelli che agiscono per regali o per paura, incapaci di giudicare se è di loro interesse o meno approvare un emendamento per permettere la candidatura successiva dei funzionari eletti popolarmente.

 

Alla mancanza di argomenti per denigrare una proposta di carattere democratico, si opta per sotterfugi per anticiparsi nella screditare la chiara possibilità che il popolo decida a favore della proposta. Davanti una simile mancanza di rispetto, il popolo venezuelano, merita, come minimo, le scuse di questi quotidiani.

 

E’ particolarmente vergognoso l’uso che fa il Washington Post del deplorevole, ma isolato, atto di violenza contro la sinagoga di Caracas, del 30 gennaio. Ancora di più, quando questo editoriale ignora l’immediata condanna del governo del presidente Hugo Chávez a questo fatto ripugnante, le indagini in corso (i responsabili materiale sono già stati sottoposti al dovuto procedimento penale) e le espressioni di ringraziamento dei rappresentanti della comunità ebrea venezuelana per l’opportuno appoggio che abbiamo offerto. Il Washington Post svela le sue intenzioni quando si affretta ad utilizzare un fatto come questo per diffondere l’idea di una campagna "intimidatoria" contro diversi gruppi, che non esiste assolutamente in Venezuela. Queste intenzioni diventano ancora più chiare quando, lo stesso giorno in cui è stato pubblicato detto editoriale, il presidente dell’Associazione Israelita del Venezuela, Elías Farache, ed io, come ministro degli Esteri, abbiamo tenuto una conferenza stampa congiunta nella sinagoga. In questa occasione, il rappresentante della comunità giudea ha ringraziato il governo per il suo comportamento, non solo per aver espresso una chiara condanna contro questi fatti, ma per aver assicurato una rapida azione dello Stato per individuare e punire i responsabili del caso.

 

Il Post ignora che nella realtà questo deplorevole fatto ha avvicinato di più il nostro governo alla comunità giudea. Così come lo conferma la lettera che mi ha inviato il Presidente dell’Associazione Israelita del Venezuela, nella quale enfatizza non solo le sue parole di riconoscimento per il positivo intervento del governo nel caso, ma che ringrazia per le "parole del signor Presidente della Repubblica di condanna totale ed assoluta all’attacco subito", qualificandole come "un messaggio di speranza e tranquillità per i fedeli". E’ necessario dire che in questa lettera il Signor Farache, a nome della comunità che rappresenta, elogia il Corpo d’Indagini Scientifiche Penali e Criminali.

 

E’ realmente deplorevole che il Post ed il Washington Times siano così impegnati nella diffusione di ogni sorte di menzogne e di distorsioni sulla realtà venezuelana. Un impegno che li spinge anche a sottovalutare il fatto che l’opposizione venezuelana controlla oltre il 70% delle trasmissioni radiotelevisive e la maggioranza dei quotidiani del paese. L’ennesimo esempio della continua e grossolana campagna contro il nostro paese.

 

Sebbene s’impegnino nell’occultare la verità, nessuno può negare i progressi del popolo del Venezuela in questi 10 anni. Non voglio negare le sfide che abbiamo davanti, ma è meschino occultare i progressi raggiunti. Finanche organizzazioni internazionali, come le organizzazioni delle Nazioni Unite, la CEPAL, riconosce che il paese ha adesso il minor livello di disuguaglianza in America Latina ed uno dei più alti indici di sviluppo umano. Questa sola nozione contraddice l’irrispettosa rappresentazione che questi giornali fanno dei venezuelani.

 

In questa opportunità si utilizza la fandonia di un inesistente piano contro i nostri fratelli della comunità ebraica venezuelana. Ma non è altro che il proseguimento di una campagna contro un governo che rappresenta un’alternativa all’arretratezza ed al capitalismo selvaggio, che oggi si rivela in tutto il suo putridume. Una campagna disegnata per screditare il buon esempio dei risultati raggiunti dalla Rivoluzione Bolivariana, in questi ultimi 10 anni, in modo democratico e pacifico.

 

Ministro del Poder Popular degli Affari Esteri

Nicolás Maduro

 

Caracas, 13 febbraio 2009