Il messaggio di Washington

all’America Latina

 

02 luglio '09 - S.Calloni www.granma.cu

 

Il colpo militare in Honduras, del quale si cominciano ad avere segnali già il 15 giugno, quando viene attaccata l’automobile nella quale viaggiava il presidente Manuel Zelaya, è un messaggio terroristico che gli Stati Uniti stanno mandando all’America Latina, vale a dire ai Paesi che sono usciti dalla loro orbita, anche se –in alcuni casi- solo di poco.

 

Il presidente Zelaya è stato sequestrato dai militari nella propria casa, e trasportato in Costa Rica all’alba, secondo un copione che rispetta al meglio lo stile dei colpi terroristici di Stato passati. La gravissima situazione, continuata successivamente con il sequestro della Ministra degli Esteri Rodas e degli ambasciatori di altri paesi, pone con le spalle al muro non solo l’amministrazione statunitense di Barack Obama, come ha giustamente segnalato in una recente riflessione il comandante Fidel Castro, ma anche l’Organizzazione di Stati Americani, che aveva già condannato il golpe.

 

Ma non basta la sola condanna, si impongono non solo il ritorno delle istituzioni democratiche, ma anche le indagini circa gli organismi internazionali sulle cui mani si è dondolata la culla di questo golpe, e delle multinazionali che vi hanno partecipato, includendo anche quelle dei mezzi di comunicazione di massa. 

 

I vergognosi messaggi della catena CNN, a partire fin dalla sua prima notizia, hanno poi confermato che dietro al golpe ci fossero gli Stati Uniti. Uno dei giornalisti ha infatti sostenuto, senza vergogna, che il presidente Zelaya aveva dovuto difendere “a spada tratta” la sua idea della consultazione democratica di fronte al popolo hondureño – come se si trattasse di un atto criminale – sottolineando che gli si era reso necessario proteggere la propria decisone non solo nel suo stesso Paese, ma anche di fronte ai media internazionali. E quest’ultima parte è stata sostenuta naturalmente, come se il mandatario di una nazione indipendente dovesse davvero rendere conto a questi nuovi poteri della disinformazione, a sua volta stabilita da altri poteri nel mondo.

 

Altre notizie delle ultime ore segnalavano invece, mostrando soldati armati fino ai denti, che si vociferava che Zelaya “avesse pagato” le persone per farle firmare in favore della consultazione.

 

Queste informazioni sono tanto criminali, quanto le azioni che si fondano sulle armi, e la forza della non ragione che viola tutti i diritti umani, oltre che la volontà di un popolo, il quale ha eletto a maggioranza il suo presidente. Zelaya ha chiamato a votare – non ad imporre – una consultazione per un’Assemblea Costituente in un atto profondamente democratico.

 

La CNN ha invece manipolato l’informazione, girandola ai suoi fedeli, e cioè alla maggior parte dei mezzi di comunicazione di massa, che sono i più appropriati per la dittatura mondiale della disinformazione, i quali, a loro volta, la integrano con elementi propri.

 

Stiamo ascoltando i giornalisti mentire senza alcun pudore né coscienza del fatto che stanno parlando di vita o di morte relativamente ai nostri Paesi. Nel canale argentino TN (Todo Noticias), un mezzo che appartiene al monopolio privato dell’informazione, alle 12:10 ora locale, uno dei giornalisti segnalava che si stava mobilitando una “tenue” difesa di Zelaya. Alla medesima ora la stessa CNN mostrava le prime immagini della moltitudine di persone di fronte alla casa presidenziale hondureña che esigeva il ritorno del presidente, con coraggiose donne disarmate che urlavano contro i soldati e colpivano in modo impotente le loro braccia. Sempre alla stessa ora il giornale Clarín, proprietario di TN, ed altri mezzi pubblicavano in internet, in una collocazione debitamente nascosta, una notizia che titolava “crisi in Honduras, i militari detengono il Presidente”, quando la reale notizia avrebbe dovuto parlare di un colpo di stato e delle sue severe conseguenze per la regione e per il mondo.

 

Vari mezzi hanno asserito la presenza di possibili frodi nelle elezioni legislative in Argentina, e citato dirigenti dell’opposizione che terminavano i propri comizi auspicando l’uso della violenza, mentre messaggi dal tenore minacciatorio che circolavano via internet suggerivano di rovesciare il governo locale. Le inchieste mostrano un discreto trionfo del governo a livello nazionale, soprattutto nella Provincia di Buenos Aires, e l’opposizione si affretta a denunciare la presenza di brogli elettorali, senza avere argomentazioni che lo sostengano. “In realtà la frode consiste nel parlare di frode”, come hanno denunciato vari settori, i quali menzionavano anche i preparativi per un golpe “a colori”, come vengono chiamati da alcuni i colpi civici che non si attivano senza l’appoggio, nell’ombra, del potere armato. L’opposizione, che riceve finanziamenti esteri, già parla di come il governo in un modo o nell’altro dopo questa consulta se ne debba andare. Se questo non è golpismo, allora come lo possiamo definire?

 

Potremmo scrivere un libro sulla disinformazione relativa ai recenti fatti verificatisi in  Honduras, ma ad ogni modo, occultare la criminalità di un colpo di Stato, rende tutti questi mezzi complici dello stesso. Non solo la CNN, ma anche le agenzie e la stampa spagnola – tra cui il giornale El País – hanno giocato con le parole per evitare di parlare di un golpe.

 

In realtà il responsabile è del presidente Zelaya che ha difeso le leggi e la costituzione del suo Paese, e non i militari, gli stessi che negli anni 80, ritirati o negli alti vertici, parteciparono ai crimini e alle sparizioni forzate dei cittadini hondureñi e stranieri, compiendo anche gli ordini del Pentagono. In quel periodo l’Honduras fu occupato dalla CIA, che riuscì a portarvi i militari della dittatura argentina perché si integrassero nella guerra sporca contro il Nicaragua, guerra scoperta, visibile ed evidente, come avrebbero più tardi dimostrato gli archivi, ormai pubblici, degli Stati Uniti.

 

L’ombra del viceré d’allora, l’ambasciatore statunitense John Negroponte, ancora circola in Honduras, e soprattutto a Palmerola, dove gli Stati Uniti costruirono una base militare strategica per attaccare il Nicaragua, mai smantellata.

 

E lo stesso stanno cercando di fare nel Cono Sur, dove i loro militari passano per Paesi come il Perù, ed altri, non solo creando le infrastrutture necessarie, ma anche preparando i militari locali con allenamenti mirati alle azioni contro-insorgenti, che permettano di estendere il tempo di controllo sulla regione.

 

Inoltre, non ci invadono solo le loro truppe, ma anche le loro reti di fondazioni, tra le altre, la National Endowment Foundation (NED) che viene insolentemente chiamata Fondazione per la Democrazia, o l’Agencia International para el Desarrollo (USAID) che vanta una lunga storia criminale nei confronti dei nostri popoli, le quali sono riuscite a creare reti di ragnatele nei nostri Paesi, e che stanno dando nuovo impulso alle vecchie e alle nuove destre perché reagiscano contro i governi disobbedienti. Queste fondazioni della CIA hanno distribuito fondi anche in Argentina, ed hanno recentemente fondato UnoAmérica, una fondazione che suppostamene difende “le democrazie” in America Latina, ma la cui funzione reale è il riscatto di tutto l’apparato militare e paramilitare. Tale apparato, che è servito nelle passate dittature nella lotta anticomunista, dà ora nuova aria al dipartimento di Stato statunitense, oltre a destabilizzare i Governi della regione, resuscitando il fantasma della lotta anticomunista, come nel periodo della “guerra fredda”.

 

Questa fondazione ha molto a che vedere con quello che è successo in Honduras. Con una grande quantità di denaro predisposto dalla CIA, militari e poliziotti sono stati dislocati per tutta la città, appoggiati dalle vecchie strutture di sicurezza che  e i governi democratici non sono ancora stati in grado di smantellare.

 

Questa debolezza dovrebbe essere prevista e analizzata da qualche sinistra che, irresponsabilmente sta accompagnando in alcuni Paesi, coscientemente o no, esperimenti golpisti di ogni tipo, miranti ad imporre il ritorno delle vecchie e nuove destre, ad alto contenuto fascista, e con il vitale aiuto dei mezzi di comunicazione di massa.

 

Il golpe militare in Honduras deve coinvolgerci tutti nella pretesa a che venga fatto un passo indietro. È il destino dell’America che si gioca in queste ore, e la superbia, o i cammini errati devono essere corretti in tempo, poiché ritornare al passato vuol dire accettare la ri-colonizzazione definitiva dei nostri Paesi, ed altri bagni di sangue.