CUBA RIAMMESSA ALL’OSA. GLI

 

STATI UNITI ABBASSANO LA TESTA


 

 05 giugno 2009 - Gennaro Carotenuto fonte www.gennarocarotenuto.it

 

Dopo 47 anni l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA, OEA in spagnolo) ha cancellato all’unanimità e senza condizioni la risoluzione imposta dagli Stati Uniti che escludeva Cuba dalle strutture comunitarie continentali. E’ successo nel vertice in Honduras e nelle dichiarazioni di tutti i governanti è la riparazione ad una ingiustizia storica perpetrata dall’OSA contro Cuba e la sanzione che la politica latinoamericana non è più dettata dalla corruzione, i ricatti, le minacce del cosiddetto “Consenso di Washington”.

Il presidente hondureño Manuel Zelaya, nel discorso nella località di San Pedro Sula, col quale con parole inaudite è stata seppellita la risoluzione del 1962 che escludeva Cuba, in presenza di una Hillary Clinton che poteva solo fare buon viso, si è rivolto direttamente a Fidel Castro citando la storica arringa difensiva di questo del 1953: “lo dico al comandante Fidel Castro, oggi lei è stato assolto dalla storia”.

Da Cuba si incassa l’indubbio successo politico (l’esclusione dalla OSA era con l’embargo economico la sanzione pratica dell’ostracismo statunitense) ma si dichiara che l’isola non ha alcuna intenzione di tornare in un’organizzazione della quale continua ad auspicare lo scioglimento in favore di strutture integrazioniste solo latinoamericane come l’ALBA. Lo stesso Fidel Castro ha scritto: “Cuba non ha mai chiesto di tornare né tornerà in una organizzazione con una storia tenebrosa e succube. Però riconosce il valore politico, simbolico e l’orgoglio ribelle che muove questa decisione voluta dai governi popolari dell’America latina”.

Nonostante il fatto che Cuba non sia intenzionata a tornare nell’OSA, la battaglia per arrivare alla risoluzione è durata 36 ore. Il governo degli Stati Uniti, nonostante tutto continuava a pensare di essere in condizione di imporre condizioni che vincolassero Cuba. Non è più quel tempo e infine hanno dovuto cedere di fronte alla fermezza del continente e per il Ministro degli esteri argentino Jorge Tajana “è la fine di un anacronismo e un’ingiustizia storica”.

Il vertice in Honduras, forse ancor più che per la questione cubana, sancisce un fatto storico. Infatti l’OSA, e non è detto che potrà sopravvivere a questo cambiamento, per la prima volta nella sua storia smette di essere espressione del predominio “imperiale” statunitense sul continente americano e si converte in un organismo multilaterale. In quasi 120 anni di storia, passando dall’Unione delle Repubbliche Americane all’attuale OSA nata nel 1948, gli stati aderenti erano sempre stati chiamati a ratificare le decisioni prese dagli Stati Uniti che da soli si prendevano il diritto di “autodeterminare” il destino dei popoli della regione nel pieno rispetto della dottrina Monroe.

Oggi i popoli sembrano finalmente in grado di autodeterminarsi da soli e quello che appare un retaggio del passato è proprio l’OSA, un’organizzazione fermissima contro Cuba e supina contro il terrorismo di Stato, le dittature, il fondomonetarismo, la corruzione e completamente indifferente a povertà e ingiustizia. Ma il tempo passa e la storia avanza e l’OSA si è rivelata pienamente superata nelle ultime crisi che hanno coinvolto l’America latina, quella tra Colombia ed Ecuador, dopo lo sconfinamento in territorio ecuadoriano dell’esercito di Bogotà e quella boliviana, quando solo il concerto latinoamericano riuscì a fermare l’eversione secessionista finanziata da Washington. In entrambi i casi l’OSA è stata completamente fuori gioco e la soluzione a problemi regionali latinoamericani è venuta da consessi solo latinoamericani con gli Stati Uniti fuori dalla porta. Oggi l’OSA serve ancora per sanzionare le sue aberrazioni e riconoscere le proprie colpe storiche, come è successo in Honduras. Ma, al contrario che per Cuba, la storia non l’assolverà.