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Colombia

UCCISO GIORNALISTA CHE AVEVA DENUNCIATO I

LEGAMI DI URIBE CON I PARAMILITARI

 

27 marzo 2010 - www.nuovacolombia.net

 

Lo scorso 19 marzo il giornalista Clodomiro Castilla nella città di Montería, (dipartimento di Córdoba, al nord della Colombia) è stato assassinato da alcuni sicari nella sua casa situata a soli 200 metri da una stazione di polizia.

 

Il giornalista, padre di quattro figli, era conosciuto per aver denunciato il paramilitarismo e le sue alleanze con élite regionali; lavorava da almeno 7 anni al programma mattutino di notizie dell'emittente La Voz de  Montería (La Voce di  Montería), dalle cui frequenze denunciava i legami fra politici e paramilitari di Córdoba. Recentemente Castilla aveva rivelato una conversazione tenuta dal direttore del quotidiano El Meridiano di Córdoba, Willian Sallet, con l'ex capo dei paramilitari colombiani (AUC), Salvatore Mancuso, attualmente detenuto per narcotraffico in un carcere degli Stati Uniti dopo l'estradizione dalla Colombia.

 

Nel 2008 Castilla aveva anche consegnato registrazioni alla Corte Suprema di Giustizia che dimostravano i vincoli fra Salvatore Mancuso, Willian Sallet e  María Milena Andrade; quest'ultima paradossalmente, aveva l'incarico di Defensora del Pueblo; ovvero apparteneva all'istituzione responsabile della promozione dei diritti umani “nel contesto dello Stato Sociale, di Diritto, democratico, partecipativo e pluralista”, stando ai suoi obiettivi dichiarati.

 

In seguito all'inchiesta della Corte,  María Milena Andrade è stata destituita dal suo incarico e, seguendo una prassi consolidata, (in virtù dell'ottimo lavoro che senz'altro ha potuto compiere in difesa dei diritti umani mentre era in combutta con i criminali paramilitari delle AUC!!) ha fatto una fulminea carriera in ambito diplomatico, ed è stata nominata console a New York.

 

Dal canto suo, il narcopresidente Uribe, come soluzione offre una ricompensa a chi consegni alle autorità gli assassini di Clodomiro Castilla.

 

Quel che il giornalista aveva denunciato non sono altro che i vincoli degli amici personali del narcopresidente e di Uribe stesso con i paramilitari narcotrafficanti; la soluzione della taglia è alquanto paradossale, in quanto sono gli stessi mandanti a offrirla!

 

Colombia

ELEZIONI IN COLOMBIA:

LA SOLITA FARSA!

 

25 marzo 2010 - www.nuovacolombia.net

 

Il 14 marzo si sono svolte in Colombia le elezioni per il parlamento; i voti, a 5 giorni dalla consultazione, non sono ancora stati conteggiati definitivamente.


Eppure, dalle rilevazioni del 94% delle schede, è già possibile ricavare alcune perle in merito alla “più antica democrazia d’America” (sic), secondo una nota e paradossale definizione del paese campione della violazione dei diritti umani.


I potenziali elettori in Colombia sono 29.853.299; di questi, si sarebbero recati alle urne solo 13.203.762 persone, ovvero il 44% degli aventi diritto.


Se ai votanti togliamo 1.403.913 voti nulli, e le circa 473.000 schede bianche, rimangono circa 11.327.000 voti effettivi, pari al 38% degli aventi diritto.


Queste cifre vanno considerate approssimate per eccesso, poiché le regioni più povere (storicamente con affluenza più bassa della media) non sono, al momento, ancora state scrutinate.

Uno dei motivi che giustifica un così alto numero di schede nulle è che molte persone si presentano ai seggi solo per ottenere i benefici inerenti alle graduatorie per gli incarichi pubblici o per l’accesso all’”università pubblica”.


Dunque quasi 2 elettori su 3 non esprimono il proprio voto, e il partito dei non votanti rappresenta, forte del suo 62% di consensi, di gran lunga il vero vincitore di queste elezioni.


Questi dati, da soli, dimostrerebbero già la scarsa legittimità delle elezioni in Colombia, e qualora fossero diffusi correttamente, metterebbero in ridicolo la pretesa schiacciante vittoria della coalizione che sostiene il narcopresidente Álvaro Uribe Vélez, che potrebbe vantare, al più, la maggioranza dei consensi di un terzo degli elettori.


Sommando le percentuali dei partiti di questa coalizione, ovvero il 25% del partito della U, il 20% ottenuto dai conservatori l’8% del PIN, si ottiene il 53% di preferenze, cioè poco più di 6 milioni di voti: cifra che rappresenterebbe circa il 20% di voti alla coalizione del narcopresidente sul totale degli aventi diritto.


Ma naturalmente non è possibile fermarsi ai semplici numeri per chiarire la complessa situazione colombiana, e la mancanza di consenso elettorale non è l’unica caratteristica che esplicita il carattere fascista del regime colombiano: occorre chiarire le condizioni in cui le elezioni si sono effettivamente svolte, poiché alle cifre di cui sopra vanno defalcati i voti ottenuti con le intimidazioni dei paramilitari, dei morti che a ogni elezione risorgono per l’occasione, i brogli, la compravendita, ecc ecc.


A questo proposito, la
Missione per la Supervisione Elettorale della OEA (Organizzazione degli Stati Americani, certo non tacciabile di simpatie di sinistra), in una nota, ha dichiarato testualmente che “i gravi problemi che avevano alterato le elezioni del 2007 si sono ripetuti nella giornata elettorale” del 14 marzo: ovvero l’impossibilità di garantire la segretezza del voto, la presenza di compravendita di voti, nonché l’assenza di formazione di vari giurati e la scarsità di testimoni elettorali; inoltre, molti elettori non hanno letteralmente saputo in che modo votare, cosa che evidenzia ancora di più il carattere escludente del sistema colombiano.


Pedro Santana ad esempio, della Missione di osservazione elettorale colombiana, ha parlato di “acquisto massiccio di suffragi finanziato dal narcotraffico” dei paramilitari, nel nord-ovest del paese.


Il capo della delegazione dell’OEA, Enrique Correa, ha chiarito che molti elettori sono stati pagati per dare il proprio voto a candidati di destra, persino in presenza di alcuni osservatori.


La OEA ha inoltre constatato che in alcune località del dipartimento di Cundinamarca (al centro del paese), in cambio di voti per candidati di destra, sono stati pagati degli elettori con panini o la consegna di 20.000 pesos (meno di 8 euro), il che, se ancora ce ne fosse bisogno, dà la misura delle condizioni di estrema povertà degli strati popolari del paese; numerosi casi di compravendita di voto sono stati inoltre registrati, sempre secondo l’OEA nei dipartimenti di Atlántico, Bolívar, Magdalena, Nariño e Norte de Santander.


Come ampiamente previsto, molti elettori hanno subito pressioni da gruppi di narcotrafficanti armati perché favorissero candidati di estrema destra.


“Si sono presentati armati e hanno riunito tutta la popolazione per determinare per chi dovevano votare gli elettori”, ha denunciato il rappresentante di una ONG per l’osservazione elettorale in Colombia, Jorge Rojas.


Secondo quanto denunciato da diverse ONG, almeno 80 nuovi congressisti sono collusi col paramilitarismo, ovvero il 30% del totale degli “onorevoli”.


Ecco dunque che si delinea più chiaramente un quadro generale di totale assenza di democrazia nel paese, che manifesta la completa incompatibilità di questo regime con le più elementari leggi democratiche: il voto che è per la maggior parte dei casi inespresso, e che, quando formalmente viene esercitato, viene costantemente manipolato dalla violenza e dalla frode ne è la prova.


Senza alcun dubbio una situazione analoga si ripresenterà in occasione del voto presidenziale, dimostrando per l’ennesima volta che il processo elettorale colombiano non è altro che una farsa.


Da questa lettura ne consegue che la politica della “sicurezza democratica” di Uribe, che nelle dichiarazioni del governo avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei cittadini, è stata un completo fallimento; d’altronde, la promessa uribista di sconfiggere la guerriglia manu militari non è stata mantenuta perché il movimento insorgente, lungi dal capitolare, ha continuato a crescere ed a ottenere sempre più consenso tra la popolazione infliggendo continui e contundenti colpi all’Esercito ufficiale.


La Pace in Colombia non passa per il carrozzone del grande circo elettorale né tanto meno nei grandi proclami propagandistici lanciati dalle poltrone della Casa de Nariño, bensì per una soluzione politica che veda l’inclusione di tutto il popolo e che continua ad essere osteggiata da un oligarchia mafiosa e sanguinaria, che non vuole rinunciare ai propri vergognosi privilegi ottenuti con il sangue di centinai di migliaia di colombiani.


Il governo colombiano continua ad essere illegittimo poiché rappresenta meno del 20% della popolazione, ed illegale perché, Uribe in testa, è conformato da narcotrafficanti e paramilitari.
 

Colombia

Elezioni prostituite

 

17 marzo 2010 - www.resistenze.org (Anncol)

 

Il contesto nel quale si sono svolte le elezioni questa domenica in Colombia, non può essere peggiore. Sullo sfondo, narcos e criminali agli arresti domiciliari, giudici che dettano l’habeas corpus a criminali legati al potere. Orge di capitali del narcotraffico che circolano riciclati in berretti militari, grossi cartelli pubblicitari, pennivendoli, antichità e altri rottami che si prestano a promuovere il candidato di turno.

 

Il denaro del narcotraffico trova nelle elezioni e nei candidati del regime, terreno fertile per ricevere il certificato di cittadinanza nella malconcia economia nazionale.

 

Fondazioni fantasma, comitati con doppia contabilità, acquisto di voti, donazioni, morsi ad impiegati ufficiali, ogni mezzo è lecito affinchè il denaro determini il voto.

 

In alcune regioni del paese, sotto minaccia della motosega si continuano a nominare i capi tribù locali, baroni elettorali di sempre, sempre con lo stesso modello, o si vota per il candidato parapolitico o si muore, questa è la regola in alcune regioni controllate dalla mafia o dai paramilitari.

 

Mentre ciò accade, pochi candidati onesti che fortunatamente ancora esistono, e che sono l'eccezione alla regola, si mobilitano attaccando i propri poster sui mezzi di trasporto pubblico, in bianco e nero, senza marketing e senza oliare la stampa ufficiale.

 

Gli altri invece viaggiano in elicottero, jet privato, appaiono in TV, inquinano l’ambiente ogni cento metri con i loro tabelloni elettorali, senza che nessuno risponda da dove vengano tutti questi soldi.

 

I candidati onesti che abbiamo scoperto tra tanto sfacciato groviglio, li contiamo con le dita della mano, Gloria Inés Ramírez, Piedad Córdoba, Carlos Lozano, Jorge Enrique Robledo, Fernando Garavito, tutte/tutti con orizzonti ideologici differenti, che non necessariamente condividiamo, ma che rispettiamo e stimiamo.

 

Li accomuna l’impegno per la pace e la giustizia sociale, che condividono essendo vittime delle sevizie del regime, dimostrando in questo modo di essere dei ribelli.

 

È curioso come tutti i candidati che non facciano parte di questo sistema prestabilito, vengano maccartizzati, il che li trasforma in obiettivi militari del terrorismo di Stato.

 

Il regime colombiano non sopporta che esistano candidati che si rifiutino di vendere i propri ideali ed il proprio impegno come coloro che, invece, soccombono al piatto di lenticchie dell'oligarchia colombiana.

 

Come se l'astensione marcasse da sempre la sconfitta della nostra democrazia di carta, i morti voteranno di nuovo, alcuni voteranno due volte, ed altri lasceranno il proprio certificato perché hanno compreso che non vale la pena votare in mezzo a tanta putrefazione.

 

Solo una gran coalizione di settori rivoluzionari, progressisti, formati da contadini, indigeni, lavoratori, militari bolivariani non conformi ai partiti oligarchici, potranno dare spazio alla Costruzione della Nuova Colombia.