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Il traduttore si scusa per gli errori

 

 

I ministri degli Esteri del Venezuela e la Colombia

 

si riuniranno la prossima settimana

 

12 agosto 2010 - www.granma.cu

 

La ministra degli Esteri della Colombia, Maria Angela Holguin ha annunciato che la prossima settimana si riunirà con Nicolás Maduro, suo omologo venezuelano, per dare forma alle commissioni create dopo il ristabilimento delle relazioni bilaterali.  La Holguin ha spiegato che il giorno 20 si cercherà d’avanzare nella formazione delle relazioni bilaterali relazionate a temi commerciali, alla complementazione economica,  gli investimenti sociali, le infrastrutture  e la sicurezza.

 

I ministri degli Esteri di Colombia e Venezuela aggiusteranno i dettagli delle Commissioni di lavoro approvate. Foto AFP La creazione di questi gruppi di lavoro fa parte degli accordi  stabiliti  tra i presidenti Hugo Chávez e  Juan Manuel Santos, del Venezuela e la Colombia, rispettivamente .

 

La funzionaria ha aggiunto che questo è un primo passo nell’inizio d’una relazione basata nel rispetto e nella trasparenza; inoltre è stato segnalato il ruolo svolto dell’ex presidente argentino Nestor Kirchner, attuale segretario  generale dell’Unione delle Nazioni  Sudamericane - UNASUR – per stabilire  le relazioni tra i due paesi latinoamericani.

 

Nonostante  la posizione  non costruttiva del governo degli USA  in questo tema,  la segretaria di Stato Hillary Clinton  ha detto che Washington spera che  l’accordo raggiunto tra i due paesi  giunga ad una risoluzione positiva  dei mutui disaccordi di lunga data.

 

Dopo una riunione nel Dipartimento di Stato con il ministro degli Esteri argentino,  Héctror Timerman,  la Clinton ha detto che  gli Stati Uniti  continueranno ad appoggiare  questo sforzo,  riporta  AFP.

 

La capa della diplomazia nordamericana  dimentica che il detonatore della crisi  colombiano-venezuelana è stata giustamente la minaccia che  rappresentano per la Rivoluzione Bolivariana le 7 basi militari del Pentagono  nel territorio colombiano  ed inoltre le costanti ed infondate  accuse dell’amministrazione degli USA in appoggio al governo guerrafondaio dell’oggi ex presidente Álvaro Uribe.

 

 

I Governi di Colombia e Venezuela hanno

 

ristabilito le relazioni bilaterali

 

11 agosto 2010 - www.granma.cu

 

I presidenti del Venezuela, Hugo Chávez, e della Colombia, Juan Manuel Santos, hanno appena deciso di rilanciare e ristabilire le relazioni bilaterali, sulla base di un "dialogo diretto, trasparente e privilegiando le attività diplomatiche", per il bene dei due popoli, ha informato Telesur.

 

I due presidenti, del Venezuela e della Colombia, si sono riuniti nella Quinta de San Pedro Alejandrina,  nella città colombiana di Santa Marta.

 

"Questo dialogo si svilupperà  cercando di garantire  la permanenza e la stabilità  delle relazioni bilaterali, applicando il principio della non ingerenza ed il rispetto  della sovranità  degli Stati", indica il  comunicato letto al termine della riunione  congiunta dei due presidenti, accompagnati  dal segretario generale dell’Unione Sudamericana delle Nazioni (UNASUR), Néstor Kirchner.

 

In  una conferenza stampa  con il nuovo capo di Stato colombiano, Chávez ha detto che  "Abbiamo collocato,  direbbe (El Libertador Simón Bolívar), la pietra fondamentale della nostra nuova relazione. Adesso la dobbiamo curare".

 

Lo statista bolivariano ha affermato che il  suo Governo "non appoggia, nè permette, nè permetterà la presenza della guerriglia, del terrorismo, del narcotraffico in territorio venezuelano", ha informato EFE.

 

Chávez ha insistito inoltre che "la Rivoluzione Bolivariana che è in marcia in Venezuela non costituisce  minaccia alcuna per la Colombia, al contrario, alla Colombia  conviene un Venezuela solido", ha sottolineato.

 

Il presidente colombiano ha segnalato che l’importanza della riunione “radica in quanto abbiamo deciso, voltare la pagina e pensare nel futuro dei nostri paesi e popoli, e credo sia una cosa da celebrare”.

 

"Abbiamo sostenuto un dialogo franco, sincero come devono essere tutte le buone relazioni”, ha precisato  Santos, parlando dell’incontro avuto con Chávez.

 

Il presidente colombiano ha indicato anche che la  la dichiarazione, sorta dopo l’appuntamento, contiene cinque punti ed il principale è il ristabilimento della fiducia, che è una delle condizioni di base di qualsiasi relazione.

 

I due presidenti hanno annunciato la loro ferma decisione d stimolare le relazioni, soprattutto nelle zone di frontiera,  la creazione di diversi piani di sviluppo e cinque commissioni di lavoro, ha riferito AFP.

 

Queste ultime saranno destinate al pagamento del debito ed al nuovo impulso dei vincoli commerciali,  a lavorare ad un accordo di complementazione economica  tra i due paesi, a dare un impulso ad un piano d’investimenti sociali nella zona di frontiera, a sviluppare insieme opere d’infrastruttura e stabilire una commissione di sicurezza, indica il documento.

 

 

Hugo Chávez e Juan Manuel Santos ristabiliscono

le relazioni tra Venezuela e Colombia

 

 

11.08.10 - Gennaro Carotenuto su www.gennarocarotenuto.it
 

 

E’ fallito il piano del Pentagono e di Álvaro Uribe di ipotecare le relazioni tra il successore di questo e il Venezuela per destabilizzare il governo di Hugo Chávez e incolparlo di finanziare e proteggere “gruppi terroristi”.

 

Ieri a Santa Marta, in Colombia, lo stesso presidente bolivariano e il neo-presidente colombiano Juan Manuel Santos hanno infatti ristabilito normali relazioni diplomatiche dopo la rottura del 22 luglio scorso quando Uribe, a pochi giorni dalla fine del suo mandato, aveva denunciato presunti aiuti e ospitalità venezuelane alla guerriglia delle FARC. Sotto la gestione dell’ex presidente argentino Nestor Kirchner, segretario generale di UNASUR, l’organizzazione latinoamericana che esclude gli Stati Uniti dalla risoluzione delle crisi regionali, si è archiviata dunque l’ultima crisi costruita a tavolino da Álvaro Uribe e dal Pentagono per coinvolgere il Venezuela nella guerra colombiana e metterlo di fronte alla comunità internazionale sul banco degli imputati come “stato canaglia” che appoggia il “terrorismo”. La stessa facilità con la quale Santos e Chávez sono potuti andare oltre e ristabilire le relazioni testimonia la pretestuosità della stessa denunciata perfino da organi mainstream come il settimanale britannico “The Economist”.

 

Non tutto evidentemente è stato facile. I due paesi vengono da una continua crisi negli anni di Uribe e sono innumerevoli gli episodi e i temi di frizione che non si limitano certo alla guerriglia ma vanno all’uso della frontiera binazionale da parte di narcos e paramilitari colombiani (Chávez accusò Uribe di averli usati per tentare di assassinarlo e per fomentare un golpe) alla concessione di basi militari agli Stati Uniti ai fatti di Sucumbíos, quando la Colombia causò decine di vittime bombardando il territorio ecuadoriano.

 

Oggi le cose appaiono pronte per un nuovo inizio e il tempo ci dirà se non sono (come è ben possibile) speranze mal riposte. Di sicuro in nessun momento la delegazione colombiana, che comprendeva oltre a Santos la nuova ministro degli esteri María Angela Holguín, ha accusato Hugo Chávez di aver mai aiutato la guerriglia, come invece infinite volte aveva fatto il suo predecessore Uribe, spesso producendo prove poi rivelatesi completamente false come nel caso delle manipolazioni sul computer del guerrigliero delle FARC Raúl Reyes, fatto assassinare in territorio ecuadoriano da Uribe stesso nel citato episodio di Sucumbíos il primo marzo 2008.

 

D’altra parte Chávez è andato avanti con parole chiare nel chiedere alla guerriglia stessa di deporre le armi e trovare la via del dialogo al quale sarebbe oggi disposto un Santos che, giova comunque ricordare, aveva invece in passato condiviso tutte le responsabilità della guerra senza quartiere condotta dal proprio predecessore. Oggi, addirittura, i due presidenti si propongono reciprocamente di abrogare la parola “guerra” dai rispettivi dizionari e si esercitano a chi è più bravo a citare il Libertador Simón Bolívar, morto nel 1830 proprio a Santa Marta e nel museo in memoria del quale si è tenuto parte del vertice tra due delle province che un tempo facevano parte della Gran Colombia.

 

Inizialmente però Santos pretendeva che la guerriglia fosse definita come “terrorismo”, cosa inaccettabile per i venezuelani. In conclusione si è optato per la formula “gruppi armati al margine della legge”. E’ una definizione che, a rigor di logica, include tanto i paramilitari come i narcos. E’ una espressione, sulla quale si è insistito sia da parte di Nestor Kirchner che da parte venezuelana e infine accettata da Bogotà, che archivia la retorica vetero-bushiana e mette la Colombia e non certo il Venezuela di fronte alle proprie responsabilità.

 

E’ infatti di questi giorni l’ennesima denuncia delle Nazioni Unite sul contesto di sistematica violazione dei diritti umani e sull’impunità totale in epoca uribista. Delle 289.000 vittime di violazioni dei diritti umani ufficialmente registrate solo una ha ottenuto riparazioni e, delle migliaia di paramilitari teoricamente smobilitati durante il governo Uribe, appena due sono stati condannati per i loro crimini.

 

In merito (parziale) i due presidenti hanno stabilito una commissione bilaterale che dovrebbe farsi carico dei problemi intorno alla frontiera binazionale e in special modo della violenza e che agirà sotto gli auspici di UNASUR che una volta di più emerge come organismo che si sta sostituendo alla OSA (Organizzazione degli Stati Americani, da sempre controllato dagli Stati Uniti) nella risoluzione dei conflitti regionali.

 

Lo sviluppo della commissione è vista positivamente come “fatto concreto” sia dalla stampa colombiana che da quella venezuelana e degli altri paesi integrazionisti. Non ha sorpreso i più avvertiti la necessità e perfino la fretta di andare oltre Uribe da parte di Santos addirittura avendo già pronta la nomina del nuovo ambasciatore a Caracas. Per Santos, ne abbiamo reso conto lunedì e venerdì scorso, il commercio binazionale (che vale sette miliardi di dollari e l’1.5% del PIL colombiano) è oggi più importante del collaborare col Pentagono (che comunque aumenta la propria presenza militare in Colombia e l’accerchiamento del Venezuela) per destabilizzare il governo di Hugo Chávez.