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L’Avana un gigantesco

 

accampamento d’allegria

 

8 gennaio del 1959

 

9 gennaio 2010 - www.granma.cu

 

51 anni fa tutta l’Avana, uomini donne e bambini, per i quali l’Esercito Ribelle era una rappresentazione viva della lotta, della dignità e della vittoria, diedero il benvenuto nella capitale al loro Comandante in Capo.

 

Il popolo di ribelle impazienza e tradizioni di lotta, ricevette Fidel in quel giorno indimenticabile.

 

Da ogni angolo, da ogni isolato dal balconi e dalle  finestre di alzavano grida di saluto, sventolavano bandiere.

 

Il giubilo generale, bello come una mattina di trionfo, percorse interminabilmente quartieri e viali, strade e percorsi della città felice: era terminato un secolo di sacrifici, di lotte, e arrivava la speranza.

 

La allegria era incontenibile nella capitale della Repubblica, per la presenza di Fidel e la marcia trionfale del l’Esercito Ribelle sino allo stesso Stato Maggiore della tirannia, a Columbia, ora Ciudad Libertad.

 

L’Avana fu un gigantesco accampamento di allegria, perchè era giunto quel giorno di gennaio per l’uomo di tutto l’anno; perchè avevamo cominciato a vedere la contentezza sui volti dei nostri bambini; a dare dignità alla vita nazionale e giustizia alla Patria, rivendicando centinaia di battaglie e sforzi patriottici del passato ed a realizzare le aspirazioni degli Eroi della nostra storia.

 

La strada non era facile e Fidel lo chiarì molto bene, precisamente quell’8 gennaio: “Siamo ad un momento decisivo della nostra storia. La tirannia è stata sconfitta e l’allegria è immensa, ma senza dubbio resta molto da fare ancora. Non inganniamoci credendo che d’ora in avanti tutto sarà facile! Forse d’ora in avanti tutto sarà più difficile...”

 

In effetti fu necessario affrontare la reazione ed il pugno dell’imperialismo yankee, fatto precipitare nella nostra Patria dal suo piedestallo di ferro, per cominciare a far sparire i crudeli latifondi, l’esclusione, la miseria, l’ingiustizia; perchè l’alfabetizzazione illuminasse subito le case dei contadini, per riscattare le risorse naturali e le fabbriche, le officine dove gli operai  potevano fissare la stella fusa dal socialismo, per difendere con coraggio, sudore e sangue la sovranità conquistata, per esercitare il diritto dell’uomo al lavoro e all’ educazione e per assicurare la tranquillità agli anziani ed il futuro ai giovani.

 

La lotta è stata dura in effetti e per sistemare il caos economico e sociale di quattro secoli di regime coloniale e neocoloniale, di quattrocento anni di sfruttamento, e per aprire il cammino per la marcia della Rivoluzione, che ha unito il paese con il popolo, il lavoro con lo sviluppo economico e sociale e l’uomo con l’avvenire, nonostante tante difficoltà e tanti ostacoli.

 

Sono trascorsi 51 anni di sforzi, di sacrifici e di vittorie dal quel giorno in cui il popolo, in un’esplosione di felicità per il trionfo, salutava l’Esercito Ribelle e Fidel che entravano a L’Avana.

 

Nostra è oggi la nostra terra, nostro è il nostro lavoro e il nostro futuro, nostra definitivamente nostra la Patria socialista e nostri i nostro Eroi e nostro per sempre quell’8 gennaio 1959, con Fidel al nostro comando.