HOME DIRITTI UMANI

 

Il parlamentare Luis Gutiérrez arrestato durante

 

una protesta davanti alla Casa Bianca

 

 

3 maggio 2010 - www.granma.cu

 

Il parlamentare democratico dell’Illinois Luis Gutiérrez ed altre 32 persone sono state arrestate oggi dalla polizia statunitense mentre stavano chiedendo alla Casa Bianca l’interruzione delle deportazioni e l’approvazione di una riforma migratoria.

 

“Questa (la protesta) bisogna continuarla, lo sto facendo per il paese che amo”, ha affermato Gutiérrez, che, come gli altri attivisti, si è seduto all’entrata della Casa Bianca davanti una transenna di sicurezza, in un atto di disobbedienza civile.

 

La polizia ha trasportato uno a uno gli attivisti detenuti, tra i quali si trovavano i dirigenti comunitari, sindacalisti e i leader religiosi, che portavano cartelli che dicevano “Obama, smetti di deportare le nostre famiglie”.

 

Alla protesta hanno partecipato quattro giovani immigranti che hanno camminato dalla Florida a Washington per chiedere la legalizzazione di migliaia di studenti immigranti illegali come loro, che sono spariti poco prima le detenzioni.

 

Tra gli arrestati spiccano il direttore del Centro per il Cambio Comunitario Deepak Bhargava, la delegata dello stato del Maryland Ana Sol Gutiérrez, l’attivista Gustavo Torres, direttore della Casa del Maryland e del sindacalista Jaime Contreras.

 

“Deportate me, e non loro”, “Non deportate le nostre famiglie" erano le scritte sulle maglie degli attivisti arrestati, che dopo essere stati ammanettati simbolicamente con alcune corde, sono stati fotografati e portati con un autobus pubblico in un centro di detenzione del Dipartimento della Polizia.

 

Nel Parco Lafayette, di fronte alla Casa Bianca, centinaia di manifestanti gridavano frasi come “Non ci muoveranno”, “Siamo qui e non ce ne andiamo, e se ci cacciano, ritorniamo”, “Sì si può”, “Obama ascoltaci, stiamo lottando”, e “Il popolo unito mai sarà vinto”.

 

Molti dei partecipanti avevano bandiere statunitensi e portavano cartelli che dicevano: “Nessun essere umano è illegale”, “Obama, dov’è la riforma?” e , in rifiuto alla legge anti-immigrazione approvata in quello“Tutti siamo Arizona” stato.

 

“Sono qui per dire che non mi piacciono le leggi di immigrazione, e voglio che il Presidente Obama compia la sua promessa di risolvere il problema, visto che non ha ancora neppure cominciato” ha detto il bambino di 11 anni accompagnato da suo padre, Juan Rodríguez, colombiano di 22 anni, uno dei giovani che aveva camminato dalla Florida per presentare al presidente Obama la sua richiesta di legalizzazione dello status di migliaia di studenti, ha manifestato che “la lotta non termina fino a che non sia fatta giustizia per tutti e che si fermino le separazioni famigliari”.

 

Le giovani messicane Basilisa Alonso, di 22 anni, studentessa di antropologia e Diana Reyes, di 20’anni, che studia giornalismo, hanno spiegato di essere arrivate da piccole negli Stati Uniti.

 

“Vogliamo solo che Obama compia la sua promessa fatta in campagna” di promuovere la riforma migratoria, “ma ci sono sempre scuse”, ha detto Alonso.

 

“Noi non stiamo danneggiando il paese, stiamo studiando”, ha affermato Reyes.

 

Al momento delle detenzioni, il presidente Barack Obama si trovava alla Casa Bianca dopo un viaggio in Illinois. Héctor Cendejas, statunitense di 21 anni, nato da genitori del Messico e di El Salvador, aveva scritto in inglese sul suo petto: “Sembro illegale?” Riferendosi alla legge SB1070 dell’Arizona che permette alla polizia di detenere una persona se è sospettata di non avere documenti. “È difficile vivere in un mondo nel quale si discrimina, bisogna essere forti e lottare contro queste leggi” ha evidenziato Cendejas, che ha anche aggiunto di essere stato fermato dalla polizia nella contea di Prince William, in Virginia, dove esistono leggi simili a quelle dell’Arizona.