HOME SOLIDARIETA'

 

Cuba, i diritti umani e la trave

nell’occhio dell’Occidente

 L’Editoriale di Radio Città Aperta di martedì 6 aprile 2010
 

 

6 aprile 2010 - www.radiocittaperta.it

 

Continuano, sempre più forti, gli attacchi a Cuba. Se si analizza ciò che si scrive e si dice, si resta increduli e viene subito da dire: ma sanno di che parlano?


Sì, lo sanno benissimo. Sono 50 anni che gli Stati Uniti cercano di abbattere il governo cubano, avranno paura di essere invasi da Cuba? Quel che è certo è che il democratico presidente USA John Kennedy ha dato nuovo impulso al piano già sostenuto da Eisenhower: oltre cinquemila atti terroristici sono messi in atto attraverso i fuoriusciti cubani e il gruppo terrorista
Alfa 66, tutti supportati dalla CIA. Si arriva così al 17 aprile 1961, lo sbarco nella Baia dei Porci. L'invasione fallisce, ma gli atti terroristici continuano. Ma forse non si trattava di atti terroristici, far esplodere aerei civili in volo o mettere bombe negli alberghi per colpire il turismo sono, per i nostri democratici giornalisti, atti di difesa dei diritti umani.

 

Del resto cos'altro è l'appello lanciato sul Corriere della Sera perché venga intensificato il blocco? Un assedio, lo definisce giustamente Gianni Minà, che il democratico presidente statunitense Obama ha recentemente inasprito, sempre, sia ben chiaro, in nome dei diritti umani. Il bravo Fassino ha subito aderito, del resto già nel 2003 come capo della delegazione italiana  al congresso dell'Internazionale socialista  in Brasile, aveva richiesto un documento di critica alla rivoluzione cubana. Il presidente Lula rispose: "Non se ne parla nemmeno. Cuba, per noi latinoamericani è stata ed è, pur fra tante contraddizioni, un esempio di resistenza e dignità in un continente dove il neoliberismo ci costringe a lottare per la sopravvivenza".


Ma niente, negli USA ed in Europa tutti lì a scrivere dei "dissidenti" arrestati nel 2003 per reati di opinione. Reati di opinione? Tre dirottamenti aerei ed il sequestro del ferry boat di Regla pieno di turisti, i sequestratori condannati anche per i soldi ricevuti dall'Ufficio d'interesse degli Stati Uniti a l'Avana...


Se fosse accaduto a Washington, i responsabili sarebbero scomparsi nel democratico carcere di
Guantanamo. Già Guantanamo, che ci fa una base militare di un paese nemico sul suolo cubano? Certo difende i diritti umani, ma allora le torture, gli abusi del carcere militare? Questo i bravi giornalisti non se lo chiedono, non perché non gli interessi ma perché devono occuparsi delle
Dame in Bianco. E pensare che un terrorista come Santiago Alvarez, recentemente condannato in Florida per possesso di esplosivi, ha dichiarato che proprio l'ex capo dell'Ufficio statunitense a Cuba Michael Parmly si era offerto di anticipare le sovvenzioni alle Dame che manifestano ‘liberamente’ a l'Avana però, secondo noi europei, non è democratico che i cittadini cubani ci trovino qualcosa da ridire.


Ma perché stupirsi se si dà tanto spazio alle Dame, certo qualche dubbio sulla loro repressione viene se si pensa che telefonano dai loro cellulari a tutti i giornalisti, cioè a quelli statunitensi ed europei, poi guardando i video girati durante la loro manifestazione quello che più stupisce, in verità, è il comportamento della polizia: poche donne poliziotto che portano via le Dame in maniera rude ma senza far uso di nessuna forma di violenza. Basta guardarsi i video dicevamo e, magari, confrontarli con quelli della repressione della democratica polizia italiana contro i manifestanti inermi nelle strade di Genova nel 2001. I video di Genova non li ha visti il
Miami Herald che anzi lancia l'idea di assegnare il Premio Nobel per la Pace del 2011 alle Dame in Bianco. 


Poi c'è la
bloguera Yoani Sanchez che informa il mondo sui problemi cubani grazie a un server tedesco con un'ampiezza di banda 60 volte più grande di qualunque altra utilizzata a Cuba dai normali utenti internet. Ma che lavoro fa questa bloguera? Come guadagna i soldi per comprare queste attrezzature?


Infine la questione del suicidio in carcere. Uno. E i 16 suicidi nelle carceri italiane in due mesi e mezzo? E i 72 suicidi del 2009? Potremmo continuare: e Stefano Cucchi? E Federico Aldrovandi?

 

Ma non c'è tempo per questo nei paesi democratici che vedono la pagliuzza negli occhi della Rivoluzione Cubana ma non la trave nei propri, di occhi...


"
Non cederemo ai ricatti di Stati Uniti ed Europa" ha detto il presidente cubano Raul Castro nel suo discorso al Congresso dell'Unione dei giovani comunisti all'Avana. «Una manipolazione cinica e sfacciata, continua Raul, una campagna di discredito di Cuba messa in atto da parte degli Stati Uniti e dell'Europa».

 

 

Solidarietà a Cuba

 

17 marzo 2010 - Marco Papacci www.granma.cu

 

Il documento approvato dal Parlamento Europeo contro Cuba è vergognoso.

 

L’europarlamento ha colto l’occasione della morte in carcere, per una polmonite, di un detenuto arrestato per atti di criminalità ordinaria e che successivamente è stato avvicinato e usato dalla cosiddetta “dissidenza” dietro compensi in denaro, elargiti anche alla madre.

 

Chiediamo a questo punto che la stessa risoluzione di condanna che è stata proposta contro Cuba, venga indirizzata all'Italia  visto che dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane sono morte 13 persone.

 

66 suicidi, 160 morti di carcere nel 2009: quanti di loro erano innocenti? E  vogliamo parlare dei 13 morti del 2010?

 

A Cuba non si perdona d’essere un paese libero, che cerca in autonomia e indipendenza, a poche miglia dalle coste USA, la migliore strada per il proprio popolo, e che nel continente latinoamericano e non solo, rappresenta un esempio di grande importanza.

 

Come militanti dell'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba circolo di Roma, ribadiamo la nostra piena e totale solidarietà con il governo e il popolo cubano contro questa ennesima campagna di denigrazione mediatica e politica che come sempre è funzionale agli interessi degli Stati Uniti a cui l’UE è sempre ossequiosa.

 

 

Fonte: Osservatorio permanente sulle morti in carcere Radicali Italiani, Associazione “Il Detenuto Ignoto”, Associazione “Antigone”Associazione “A Buon Diritto”, “Radiocarcere”, “Ristretti Orizzonti”.
 

 

Caso Cucchi e Zapata Tamayo:

due pesi e due misure

 

17 marzo 2010 - A.Genovali

 

Il giovane Stefano Cucchi, l'ennesima vittima delle carceri italiane, prima è stata violentemente picchiato in carcere dalle guardie e poi è morto disidratato all’ospedale Pertini di Roma, con gravi accuse anche ai medici per non aver seguito con attenzione il caso, per uno sciopero della fame e della sete per cercare di poter parlare con i propri legali e amici.

 

Vorremmo che i personaggi che hanno inveito contro Cuba eni giorni scorsi, definendola dittatura, per la morte di Zapata Tamayo (che, al contrario del povero Cucchi, a Cuba ha avuto assistenza medica adeguata al suo caso clinico, come ha dichiarato anche la madre, e non è stato neppure sfiorato nel carcere cubano e ha avuto regolare difesa nei processi per reati comuni di cui si era macchiato), oggi urlassero con la stessa veemenza contro la morte di Cucchi, dicendo che l’Italia è una brutale dittatura.

 

Ma non sarà cosi. La faziosità e l’arroganza della maggioranza del mondo politico e mediatico italiano, e purtroppo di una presunta sinistra, non ha né vergogna, né capacità di autocritica. Gli ordini di Washington si eseguono e basta.

 

Ancora una volta la solidarietà dei comunisti a Cuba e alla sua Rivoluzione.