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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI 

 

Il Premio Nobel diventa

"dissidente"

 

9.10.2010 - M.H.Lagarde www.cubadebate

 

 

Su una di lista di oltre 200 candidati tra i quali si trovava anche l’Associazione Civile Argentina Nonne della Piazza di Maggio e il Presidente boliviano Evo Morales, il Comitato Nobel, che si riunisce ad Oslo, ha preferito consegnare il Nobel per la Pace al dissidente cinese attualmente detenuto Liu Xiaobo.

 

Secondo il Comitato, Liu Xiaobo si è meritato il Premio “per la sua lunga e non violenta lotta per i diritti fondamentali” nel suo paese.

 

Il curriculum vitae di Liu Xiaobo, non si differenzia per nulla dal tipo di “dissidente” che gli Stati Uniti da decenni usano, con maggior o minore successo, contro quei paesi che non risultano loro simpatici, perché semplicemente non condividono la loro egemonia.

 

Nel caso di Liu Xiaobo le coincidenze sono significative. Presidente del PEN club di scrittori indipendenti di Cina, categoria che lo ascende alla categoria degli intellettuali – ricordate i “giornalisti” al servizio degli Stati Uniti liberati a Cuba recentemente – Xiaobo è stato condannato nel suo paese per aver sottoscritto la cosiddetta Carta 08, ispirata alla Carta dei 77, redatta dagli artisti e scrittori cechi nel 1968.

 

L’altro dissidente premiato è stato lo scrittore peruviano, nazionalizzato spagnolo, Mario Vargas Llosa, uno dei grandi autori della letteratura latinoamericana che, dal mio punto di vista, avrebbe dovuto ricevere il premio molti anni prima, quando l’autore di Confessione nella Cattedrale era molto più scrittore che politico.

 

In quel mondo, si sarebbe evitato che lo stesso Vargas Llosa dicesse, in un’intervista dopo aver ricevuto la notizia, che “sperava che il Premio non gli venisse consegnato per le sue posizioni politiche”.

 

Io penso la stessa cosa, perché il Nobel, in questo caso, invece di fare giustizia come letterato a uno dei grandi del boom latinoamericano, sarebbe un grande appoggio ad uno degli ideologi più reazionari della sua epoca.

 

Anche se il negazionista della sinistra Vargas Llosa si dichiara adesso “liberale laico difensore della democrazia e critico tenace delle dittature” – quelle di Cuba e de Venezuela in primo luogo, ovviamente – la sua imparzialità con i più reazionari della destra internazionale è così inquestionabile, quanto i suoi silenzi sull’ingiusta guerra scatenata dagli Stati Uniti contro l’Iraq o le torture nel Campo di Concentramento di Guantanamo.

 

Infatti, per seminare ancora di più l’incertezza su quali sono i motivi per i quali si è premiato il peruviano, le agenzie di stampa si dividono tra il celebrare le sue doti letterarie, e mettere in primo piano le dichiarazioni che lo scrittore ha reso nella conferenza a proposito della vittoria del Premio, sui “passi indietro che comporta per l’America Latina la mancanza di democrazia a Cuba e in Venezuela”.

 

Gli ambivalenti comportamenti danno adito a dubbi. Sarà un premio per riconoscere l’autore di La Casa verde, o un Nobel per attaccare Cuba e Venezuela?

 

Si sa già che la firma di Vargas Llosa non manca mai nelle lettere di condanna a Cuba che, più o meno ogni sei mesi, organizza il Partito Proyankee spagnolo (PP). Con un’opera così inquestionabile dietro, sarà necessario un così futile ed inutile motivo per investire del Nobel questo “dissidente” portavoce dell’Imperio?

 

Assicurarlo è probabilmente un’altra futilità. Ciò che sì è chiaro è che, con questi eletti, il poco prestigio del Nobel si diluisce sempre di più nello sconcerto.

 

Magari si trattasse solo di una di quelle sbandate ideologiche che il (in altri tempi) prestigioso premio ha dato nel lungo della sua storia, e non una nuova regola.

 

Vi immaginate cosa succederebbe se in ottobre 2011 venissimo a sapere che il nuovo Premio Nobel per la Letteratura sarà Carlos Alberto Montaner?