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25 luglio 2010 - A.Riccio www.giannimina-latinoamerica.it

 

Colgo al volo qualche piccola notizia, di quelle che si leggono distrattamente ma che, magari, rivelano molte più cose di quel che si creda, e meritano un breve commento finale.

 

A Mayagüez, nel protettorato nordamericano di Portorico, si tengono i giochi olimpici regionali, ma per la delegazione cubana sono state applicate misure discriminatorie imposte dal governo USA senza che i Comitati Olimpici regionali abbiano elevato una minima protesta. Portorico è sottoposto alla legislazione nordamericana che non si fa mai sfuggire un’occasione per mettere nell’angolo l’isoletta ribelle.

 

Meno male che non tutti sono così acquiescenti come i Comitati Olimpici americani: la fondazione interreligiosa dei Pastores por la Paz, da anni, organizza una carovana di solidarietà con il popolo cubano e, scendendo dal Canadà, attraversa gli Stati Uniti e il Messico e si imbarca per Cuba con il suo prezioso carico di aiuti. Questo viaggio di solidarietà è sempre rischioso, soprattutto nel momento di attraversare le frontiere. Anche quest’anno la dogana statunitense a voluto dar fastidio alla carovana solidale sequestrando cinque computer Pentium, vecchi di cinque anni, con il pretesto di doverne verificare il contenuto. Solo cinque dei 60 computer che portavano i testardi Pastores por la Paz sono stati confiscati in questa ventunesima Carovana. Secondo uno degli organizzatori, la requisizione dei computer aveva il solo scopo di intralciare il viaggio ma senza irritare l’opinione pubblica, visto che anni fa un sequestro massiccio aveva suscitato un generale sciopero della fame dei partecipanti alla Carovana che, alla fine, avevano vinto la loro battaglia.

Mi chiedo come mai il Governo degli Stati Uniti è indignato per la detenzione di un suo cittadino colto mentre distribuiva computer, telefoni cellulari e altro materiale elettronico all’Avana e poi continui a frapporre ostacoli per una iniziativa umanitaria in regola con le leggi del paese.

 

Ma d’altra parte, che ci sia una schizofrenia nel comportamento della superpotenza mondiale nei riguardi di Cuba, è un fatto evidente. Leggo che un professore di storia di un Istituto scolastico di Manhattan, Nathan Turner, è stato allontanato dalla docenza per aver organizzato, appoggiandosi ad un’istituzione religiosa di New York, un viaggio a Cuba con trenta suoi studenti nel 2007. E’ ben vero che il professore, con il consenso del suo istituto e del Dipartimento dell’Istruzione dello Stato di New York, aveva già accompagnato i suoi studenti sull’isola ribelle nel 2000, nel 2001, nel 2003 e nel 2005, ma non aveva tenuto conto delle restrizioni imposte da Bush perfino sui viaggi di studio proprio in quegli anni. Gli ignari studenti, al ritorno dal loro viaggio erano stati trattenuti qualche ora dagli agenti statunitensi alle Bahamas, mentre il professore già nel 2008 aveva lasciato Manhattan e si era trasferito a New Orleans. Oggi la legge federale lo condanna a non poter insegnare più nello Stato di New York.

 

Si sa,  dura lex, sed lex, o, come diciamo a Napoli, la legge è legge, e va rispettata. Infatti, il Presidente Obama, pur avendone le facoltà, non muove un dito per liberare i Cinque cubani che da 12 anni giacciono nelle carceri statunitensi vittime di un processo ingiusto, criticato anche da una Commissione delle Nazioni Unite.

 

La morale che ne traggo è la solita: la prepotenza del più forte, schiaccia il debole senza far caso a questioni di giustizia e di equità. Un marocchino di 43 anni, residente in Spagna, ha chiesto invano un risarcimento al Governo spagnolo per la sua terribile avventura: sequestrato in Afganistan e deportato a Guantanamo con l’accusa di praticare la jihad, vi ha trascorso quattro anni ed è stato trasferito in Spagna dopo che la polizia spagnola lo aveva interrogato nella base statunitense illegalmente occupata, gettato per terra e legato a un anello di ferro. In Spagna ha trascorso in carcere altri 374 giorni, finché le prove a suo carico sono state annullate perché ottenute a Guantanamo in condizioni di assoluta arbitrarietà. Lahcen Ikassrien sperava in un risarcimento che né il Consiglio di Stato né la Audiencia Nacional vogliono pagare. Mi chiedo se gli Stati Uniti, principali responsabili dell’arbitrio e di queste sistematiche violazioni dei diritti umani siano mai stati chiamati in causa.