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Gran sagra della (dis) informazione su Cuba e

l’America Latina di stampa e tv italiane

 

3.9.2010 - M.Castagnedi per radio città aperta

 

 

Gran messe quest'estate, ma anche nelle altre stagioni, sulla cosiddetta "grande" stampa italiana e sulle maggiori reti tv, in quanto a errori, inesattezze, imprecisioni anche cubitali, insomma una bella serie di "castronerie" (dal vocabolario italiano:cose stolide, superficiali, sbagliate, alla "carlona"). Me ne scuseranno, forse, alcuni lettori, ma chi scrive è convinto che anche da errori magari apparentemente marginali, ne deriva che chi li commette, e di continuo, nell'informazione, dimostra pure di non conoscere nemmeno le cose più importanti e fondamentali su certi argomenti. Ecco dunque i nostri temi: Cuba e America Latina.


Cominciamo col grande CORRIERE DELLA SERA dove,a metà luglio, il grande prof. e già ambasciatore nonché alto giornalista Sergio Romano, sceglie, per la risposta ampia sulla rubricona di Lettere al Corriere, la lettera di uno studente che deve fare una ricerca su "eroi e avventurieri" e gli chiede del Che Guevara. Risponde il professore e gli racconta quella storia del Che che è ben conosciuta. Solo che, a fine  risposta, Sergio Romano scrive che alla fine del 1966, Che Guevara con 23 suoi uomini decide di lasciare Cuba e di tentare di portare la sua rivoluzione nel continente sudamericano, e si dirige clandestinamente in..."Colombia”. Sì, avete letto bene; su quella pagina del Corriere c'era scritto proprio Colombia e non Bolivia! Ci sono molti film sul Che, anche recenti (lo scorso anno "Che: guerriglia" di Steven Soderberg, protagonista Benicio del Toro, palma d'oro a Cannes 2008), tanti giornali, riviste, libri, inserti speciali, documentari tv, video, dvd hanno parlato per decenni di Che Guevara, e quindi non sono poi pochi coloro che sanno che il Che fece le sua ultima battaglia in Bolivia dove venne assassinato nell'ottobre del 1967. Ma come si fa a scrivere invece "Colombia"? Ora non sappiamo se poi l'errore è stato corretto sul grande giornale, però si ammetterà che la topica fu grossa. Ma anche il titolo della letterona era sballato. Il Che era dato come avventuriero dalle imprese impossibili. E invece, alla lunga, oggi, a La Higuera, il paesino dove fu ucciso in Bolivia, c'è una sua grande statua, un museo molto visitato e ci sono anche i medici cubani che hanno portato la sanità in uno dei più poveri paesi dell'America latina ora in ripresa sotto il governo dal 2005 di Evio Morales.

 

Un picolo box di scuse ai lettori lo ha pubblicato più di recente Il Corriere dato che domenica 15 agosto aveva posto sopra la dicitura "nella foto: Augusto Pinochet", sapete la foto di chi? Di Salvador Allende! Proprio il legittimo presidente del Cile abbattuto e morto proprio dal golpe fascista di Pinochet dell'11 settembre 1973! Va bene sbagliare una foto con un'altra, ma invertire proprio quella dell'assassino con la sua vittima! E poi la foto in redazione si chiede all'archivio, la si cerca, la si guarda...e nessuno si è accorto, al grande Corriere, che mettevano il volto di Allende al posto di quello di Pinochet. Non può essere solo una semplice svista, forse non sanno proprio le cose o certe cose. E ci hanno messo 3 giorni ad accorgersene (o forse qualcuno li avrà avvertiti da fuori). Comunque sono poi apparse due righette "ci scusiamo coi lettori".


Alla Tv non va certo meglio, anzi. E parliamo del TgTre della notte di martedì 27 luglio. Non facciamo altri nomi, diciamo il redattore di turno di quella sera. Già perché alla RAI le notizie o certe notizie un pò speciali e non tanto note (anche se storiche), non le tratta lo specialista di quel tema o quella parte di mondo, ma semplicemente il cronista..."di turno". Non di conoscenza ma di turno. Ed è cosi che viene data la notizia, con video, in tutto un minuto sulla festa nazionale cubana del 26 luglio. Il nostro fa miracoli nel tempo e nello spazio:

1) sposta un edificio grande e grosso come una caserma (dopo la rivoluzione divenuto centro scolastico) di 500 kilometri. E' la caserma Moncada di Santiago de Cuba? E lui la sposta nella città di Santa Clara. Le immagini sono quelle di una grande piazza all'aperto tutta circondata di alte palme e con in mezzo una grande statua di Che Guevara? E lui chiama questa immagine la caserma Moncada (e aggiunge a Santa Clara). Poi dice che ogni anno, ma proprio tutti gli anni, la celebrazione della festa del 26 luglio si tiene sempre nella Moncada di Santa Clara (altro errore, perché ogni anno è una città diversa a organizzare il 26, è la città e provincia che raggiunge meglio gli obiettivi del piano economico e sociale). Ma il "cronista di turno" prosegue la sua serie da 110 ostacoli che neanche Dayron Robles, il campione olimpico e mondiale cubano. Dice che Fidel Castro, tornato da poco in pubblico alla manifestazione non era presente, ma si trovava in un'altra piazza (è la Plaza de la revolucion dell'Avana ma il telegiornalista non la nomina e cioè non la riconosce) e dice la voce: "Fidel rendeva onore all'eroe nazionale". Eroe nazionale? Sì ma a quale. A Cuba gli eroi nazionali sono almeno una ventina dalle guerre di indipendenza dal 1868 in poi! Il cronista non dice il nome (chissà forse non lo sa), non sa che quella piazza dell'Avana è dedicata a Josè Martì, che è sì un eroe nazionale cubano, ma anche il padre della patria, "il maestro", "l'apostolo" della storia cubana. Mica lo chiediamo a un ignaro passante, lo chiediamo se sa le cose a un giornalista della tv pubblica italiana.

 

Sono talmente disastrati nella stampa e tv italiana su Cuba che agli errori si succedono gli errori.

 

Per esempio per il "ritorno di Fidel Castro", tutti, ma proprio tutti, giornali e tv hanno condito le notizie della riapparizione in pubblico di Fidel in varie occasioni da luglio in poi a 4 anni dalla grave malattia, lanciando l'immagine di un "Fidel che indossa nuovamente la storica uniforme militare verde-olivo". Errore, e grossolano che è più di un dettaglio perché riconferma la superficiale conoscenza e frettolosa attenzione alle cose cubane e ai dettagli. Nelle recenti foto e immagini tv l'ex presidente cubano porta semplicemente un ampia camicia con tasche e di colore verdone scuro che solo lontanamente può ricordare la sua uniforme storica. In primis il colore: il verde-olivo  classico è un colore anche brillante alla luce del giorno o ai flash e non è quel verdone-scuro opaco delle foto. Secondo: la camicia vista di recente non ha le spalline e quindi non porta i due piccoli rametti d'alloro dorati e i due piccoli triangolini rossi e blù di sempre. Terzo: Fidel non ha mai portato la sua camicia larga sopra i calzoni. Quarto: prima non è mai apparso solo con una camicia, bensì con una camicia-giacca lunga fino a metà coscia e con cintura in vita in tinta. Sì, è proprio così. Da almeno 25 anni, Fidel, sopra una prima camicia, ne ha sempre indossata una seconda a mo’ di giacca e non un camicione svolazzante come nelle recenti foto del luglio 2010.


Personalmente l'ho visto in varie manifestazioni anche molto da vicino come alla Fiera del libro de L'Avana, ho potuto osservare in foto, video e alla tv cubana com'è davvero "la storica uniforme verde-olivo". E poiché il tessuto è di quelli robusti tipo-jeans a volte mi son chiesto come facesse Castro a portare quella doppia camicia nella torrida estate cubana. Per di più penso che Fidel non abbia oggi ri-indossato la sua uniforme classica e storica perché non vuole farlo in quanto non ha più ufficialmente le attribuzioni per indossarla. Ha lasciato le sue cariche (esclusa quella di primo segretario del partito) e ha detto recentemente: "io sono un normale deputato al parlamento ed esprimo le mie idee come tutti".

 

Oltre che i particolari i giornali italiani sbagliano anche nella sostanza dei titoli a grossi caratteri. Infatti scrivono: "Aria di resa di conti a Cuba", "Il vecchio regime contro il nuovo", "Fidel lancia la sfida al fratello Raùl" ecc.ecc. Siamo alle solite, non conoscono Cuba e i suoi sensi profondi, non ci sono mai stati, non hanno mai viaggiato laggiù, non riconoscono le vere atmosfere, non sanno leggere nei controluce. E applicano la logica nostrana e i titoli aggressivi e prepotenti tipici della nostra tempestosa, litigiosa e livida politica italiana. Fidel non si metterà mai contro Raùl in una "resa dei conti". Raùl sta con Fidel da quando è nato, 5 anni dopo di lui. Lo ha seguito sempre sin dall'attacco alla Moncada del '53, poi in carcere, in esilio, nel ritorno dal Messico a Cuba nel 56 e nei due anni di guerriglia sulla Sierra. E poi per altri 50 anni. Raùl ha sempre riconosciuto pubblicamente che l'unico e vero capo della rivoluzione cubana è stato Fidel. Ora che il  presidente ufficiale è Raùl, i due fratelli, potranno discutere, confrontarsi, esprimersi, me sempre in maniera fraterna. Ogni decisione sul futuro di Cuba uscirà da una discussione e a maggioranza. Come sempre si è fatto nelle riunioni del Consiglio di Stato. Discussioni anche lunghe, poi votazione e decisione alla maggioranza. Così funzionano le cose a Cuba.

 

Perchè i nostri super-giornalisti non leggono quello che scrive Fidel da 3 anni su cubadebate.cu? Imparerebbero molte cose. Qui chiudiamo.

 

In un prossimo pezzo potremmo occuparci, per esempio, degli speciali Tg Uno dedicati a Cuba nel giro di 70 giorni. Ben due e fortunatamente uno dei programmi era costituito da uno splendido documentario di un grande regista italiano quale è Giuliano Montaldo. Una bella differenza coi filmati dei "cronisti corsari" e dei giornalisti d'assalto. Montaldo ha titolato la sua opera "L'oro di Cuba", cioè l'amore grande dei cubani per la loro terra e la loro patria e la loro indipendenza. Anche queste, cose non capite e poco considerate dall'informazione italiana normale, comune, superficiale e sensazionalistica sulla Mayor de las Antillas.