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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI

Il quotidiano (il nome mettetecelo voi)… e il caso Zapata

 

Cuba: il suicidio di

 

un "dissidente"
L'artico sotto riportato si riferisce ad un quotidiano spagnolo ma si pennella anche su uno di quelli di casa nostra... a voi la scelta.

 

6 marzo 2010 - Atilio A.Boron www.rebelión.org

 

Facendo ancora una volta mostra della sua proverbiale mancanza di scrupoli il quotidiano … (a vostro piacimento) di …. ha  riferito nella sua edizione digitale del 27 febbraio che "La dissidenza cubana è mobilitata per la morte del prigioniero di coscienza Orlando Zapata Tamayo." Affermazione tanto categorica quanto falsa la cui intenzione non è altro che portare acqua al mulino della permanente campagna di attacchi ed aggressioni contro la Rivoluzione cubana e alimentare i pregiudizi di gran parte dei lettori di questo giornale che non sempre hanno il tempo, possibilità o l'interesse nel verificare la veridicità delle informazioni che gli offrono i grandi mezzi di comunicazione.

Fortunatamente, un’opportuna nota pubblicata dal prestigioso intellettuale cubano
Enrique Ubieta Gomez permette di far luce su questo penoso episodio  e smontare la menzogna architettata dal quotidiano….

 

La nota dimostra che il presunto "prigioniero di coscienza" non era tale, per questo mai é figurato nella lista dei "prigionieri politici" redatta dalla già dissolta Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nel 2003, rimpiazzata a causa dei suoi seri vizi e le sue manifeste arbitrarietà al servizio degli interessi degli Stati Uniti dal Consiglio dei Diritti Umani. Come è possibile che un “prigioniero di coscienza" la cui identificazione con il progetto politico lo ha portato a immolarsi al fine di non tradire le sue idee fosse passato inosservato sotto gli attenti occhi della Commissione?

 

La risposta è ben semplice: Zapata Tamayo, ci dice Ubieta Gomez, era un prigioniero comune i cui problemi con la legge hanno avuto inizio nel 1988, cioè quindici anni prima della realizzazione della famosa lista. Nella sua lunga carriera delinquenziale è stato processato per "violazione di domicilio" (1993), "lesioni leggere" (2000), "frode" (2000), "lesioni e  possesso di arma bianca" (2000: ferita e frattura del cranio a una vittima con un machete), "alterazione dell’ordine" e "disordine pubblico" (2002), tra altre cause che, come si può osservare, non hanno nulla a che fare con la protesta politica ma con reati comuni. In una manifestazione di generosità la giustizia cubana  dispose che Zapata Tamayo fosse rilasciato su cauzione il 9 marzo 2003. Tuttavia, pochi giorni dopo ricadrà nei suoi crimini e sarà arrestato e condannato a tre anni di carcere. Ma questa volta, la sua pena è stata prolungata a causa del suo comportamento aggressivo in carcere.

 

È in questo quadro, quando si produce la sua miracolosa metamorfosi: il delinquente più volte in carcere per aver commesso numerosi reati comuni si converte in un ardente cittadino che decide di consacrare la sua vita alla promozione della "libertà" e la "democrazia" a Cuba. Astutamente reclutato dai settori della "dissidenza politica" cubana, sempre ansiosa di trovare un martire nelle sue magre file, questa lo spinse, irresponsabilmente e con totale disprezzo della sua persona, a portare sino alle estreme conseguenze uno sciopero della fame, in cambio di chissà quali promesse o contropartite di qualsiasi genere che sicuramente il tempo non tarderà a chiarire.

 

Il caso di questa vittima è istruttiva del carattere morale di coloro che lottano per ottenere il "cambio di regime" a Cuba; anche della caratura morale dei media come…(a vostro piacimento), ed altri simili, che pongono il loro immenso potere mediatico, formatore e deformatore delle coscienze, al servizio delle più ignobili cause.

 

Nulla dicono, per esempio, che la disgraziata vita del suicida è stata vilmente manipolata dalla "dissidenza" e dai suoi mandanti, che pretendono far passare come "prigioniero di coscienza" chi non fu altro che un criminale comune. Mascherare anche che la sedicente "dissidenza politica" è in realtà qualcosa di completamente diverso: il cavallo di Troia dell’anelata restaurazione della dominazione imperialista a Cuba

 

"Dissidenti" chiamano coloro che sono stati filmati mentre ricevevano ingenti somme di denaro nella Sezione di Interessi degli Stati Uniti a L'Avana per finanziare le loro attività sovversive della Costituzione e delle leggi della Repubblica. Cioè, per lavorare con il governo di un paese che mezzo secolo fa ha dichiarato guerra a Cuba, che mantiene nei confronti di questa isola un criminale blocco unanimemente condannato dalla comunità internazionale e che ha fatto più di seicento tentativi di assassinare il leader della rivoluzione cubana.

 

Come reagirebbe oggi Washington se sorprendesse un gruppo di suoi cittadini mentre ricevesse generose somme di denaro, apparecchiature di comunicazione e consigli pratici su come rovesciare il governo degli Stati Uniti nell'ambasciata afgana di Washington? Il giornale…(a vostro piacimento) considererebbe questi sovversivi come "dissidenti politici" o come traditori della loro patria? Inoltre, a differenza di quanto è accaduto con i mercenari cubani, é più probabile che quelli statunitensi sarebbe stato immediatamente giustiziati, accusati dell’infame delitto di tradimento della patria per la loro flagrante collaborazione con una potenza aggredente.

 

Per molto meno di questo la "democrazia nord americana" ha spedito sulla sedia elettrica Julius ed Ethel Rosenberg, nel 1953, in un processo (come ora quello perpetrato contro i "5"), che fu una vera parodia della giustizia. Ma nessuno di ciò che accade a Cuba.

 

Ma nulla di ciò avviene a Cuba. E di nulla di ciò si informa l'opinione pubblica mondiale. Non ci sono prigioni segrete sull'isola, né legalizzazione della tortura, o il trasferimento di prigionieri, per essere torturati, in paesi terzi, né sparizioni, né voli illegali né detenzioni arbitrarie, senza scadenze né processi e molte altre pratiche che vengono regolarmente eseguite nelle prigioni degli Stati Uniti, e che vengono sistematicamente silenziate e occultate dalla “stampa seria" la cui pretesa missione è di informare.

 

Per la stampa dell'impero, come ad esempio…(a vostro piacimento) queste sono minuzie irrilevanti. Gli affari sono affari e se si deve mentire si mente una e cento volte con la certezza che offre l'impunità conferita dall'impotenza, la credulità  o l'apatia dei suoi lettori, intorpiditi dalla propaganda e attentamente disinformati e brutalizzati dai grandi media.

 

In un brillante passo de ”Il Diciotto brumaio di Luigi Bonaparte” Marx ha scritto che, davanti alla sua orfanità, la controrivoluzione bonapartista attingeva i suoi quadri ed i suoi eroi dal sottoproletariato di Parigi. Lo stesso vale ai nostri giorni con gli auto-proclamati campioni della libertà e democrazia a Cuba e dei suoi compari della “stampa seria" internazionale.

 

Quindi, se è necessario dire che Barabba era Gesù Cristo, si dice. E si deve dire che Zapata Tamayo era "prigioniero di coscienza" si dice anche questo e chiuso il discorso.