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Analisi

Gli USA nella lista cubana dei

paesi terroristi: reciprocità!

 

 

14 marzo 2010 - Saul landau www.cubadebate.cu

 

 

Miami, 2008

Antonio Veciana ha descritto tre tentativi falliti di assassinio contro Fidel Castro, con l’aiuto e l’avallo della CIA.  Nel 1960 Maurice Bishop, noto come David Atlee Phillips, reclutò Veciana per operazioni sporche a L’Avana.

 

Veciana ha descritto come l’Agenzia, in coordinamento con la Chiesa Cattolica, falsificò una “legge” cubana per la quale il governo rivoluzionario avrebbe sostituito l’autorità dei genitori. Usando questo documento falso, gli agenti della CIA diffusero la storia per tutta Cuba, e inclusero l’offerta della Chiesa Cattolica per inviare i figli  della classe proprietaria, tra gli 8 e i 19 anni, negli Stati Uniti. 

 

Una volta nella terra della libertà e liberi dallo Stato che li voleva indottrinare, i bambini ed i loro genitori potevano contare con l’aiuto del governo nordamericano, per garantire il benessere dei bambini, sino a quando le famiglie si fossero di nuovo riunite – presumibilmente dopo la caduta del governo di Fidel.

 

Nel 1960, la maggioranza dei cubani che fuggivano a Miami, o che pensavano d’andarsene, credevano che i fanti della Marina degli Stati Uniti avrebbero rapidamente “ripulito l’Isola dai comunisti”.

 

Monsignor Bryan Walsh diresse il ruolo della Chiesa Cattolica nell’Operazione  Peter Pan.  Più di  14000 bambini partirono di contrabbando da Cuba, tra il 1960 e il 1962. Ad alcuni non andò male con la protezione della famiglia adottiva, ma molti altri furono meno fortunati.  Però i supervisori di Veciana nella CIA fecero un altro passo avanti nella guerra psicologica.

 

Veciana mi disse che il 13 aprile del 1961 i suoi agenti diedero fuoco a  El Encanto, il Macy’s de L’Avana. Mi  descrisse anche tre dei suoi attentati per ammazzare Castro.

 

Il primo, nel Palazzo Presidenziale, nell’ottobre del 1961, fallito quando l’individuo che aveva giurato di sparare con un bazuka contro Fidel...ebbe paura! 

 

Dieci anni dopo, Bishop-Phillips informò Veciana sul viaggio di Fidel in Cile - e gli stizzò l’occhio (Veciana ha fatto questa dichiarazione  di fronte al Senato, http://cuban-exile.com/doc_326-350/doc0329.html).

 

Reclutò due  aspiranti assassini e grazie alle sue buone relazioni con la CIA e con l’intelligenza venezuelana, riuscì ad addestrarli in Venezuela come cameraman di un mezzo della stampa.

 

Quando giunsero in Cile,  un mese prima del Leader di Cuba, i due si unirono al gruppo della stampa straniera accreditata.  L’arma per uccidere Fidel, durante la sua conferenza stampa iniziale, era nascosta in una macchina fotografica.

 

Fidel giunse con ritardo  nella capitale cilena e questo tempo coincise con la scomparsa del coraggio degli assassini.

 

Deluso, ma disposto a proseguire, Veciana  passò al Piano B. Bishop-Phillips gli disse che Fidel aveva pianificato uno scalo a Quito, in  Ecuador, nel volo di ritorno a Cuba. Veciana contattò Posada Carriles, che apparteneva all’intelligenza venezuelana e alla CIA.

 

Posada, esperto tiratore armato di un fucile con mirino telescopico, che  Veciana aveva conseguito, “avrebbe sparato  a Fidel nella fronte da una distanza di mezzo miglio, mentre Fidel scendeva dall’aereo”, mi raccontò Veciana, “se avesse avuto una possibilità sicura di fuga. Per fortuna di Fidel, Posada considerò che non esistevano rotte sicure di fuga e declinò l’offerta di assassinio fatta da Veciana.

 

New York: Sabato, 1984

 

Néstor Garcia, membro della Missione di Cuba nella ONU a New York, ricevette un dispaccio preoccupante da L’Avana. Telefonò a Robert Muller, capo della sicurezza della Missione nordamericana nella ONU.

 

“Devo parlare con te immediatamente”.

 

Muller disse a García che suo figlio, “un mancino promettente”, doveva  lanciare quella mattina  in un gioco della Piccola Lega. 

 

 “Sicuramente puoi aspettare”. “No, non posso aspettare”, rispose García.  L’esasperato Muller incontrò  García in una taverna irlandese a Manhattan. “Spero che sia importante, Néstor”.

 

Garcia gli lesse il dispaccio  de L’Avana che dettagliava un piano di tentativo d’assassinio contro il presidente Ronald Reagan in tre giorni, mentre Reagan faceva la sua campagna di rielezione  in Carolina del Nord, includendo i nomi dei possibili assassini ed altri dettagli chiave. Poche ore dopo, gli investigatori del Servizio Segreto confermarono le informazioni con García nell’appartamento di questi a New York.

 

Poi García lesse una notizia in un quotidiano della Carolina del Nord che annunciava l’arresto di vari uomini per accuse vaghe. Muller informò García del ringraziamento della Casa Bianca. (Néstor Garcia,Diplomazia Senza Ombre, Editrice Ciencias Sociales, 2007)

 

Senza dubbio il FBI non aveva arrestato quelli che avevano pianificato l’assassinio contro Fidel Castro. Nell’ottobre del 1976  Luis Posada, oltre a quello che ebbe paura durante il piano in Ecuador, assunse altre due persone.  Dovevano mettere in un aereo cubano di passeggeri una bomba, che doveva esplodere dopo la partenza da Barbados. Morirono settantatre passeggeri e tutto l’equipaggio.

 

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Negli anni ’90, Posada assunse altri lacché che misero bombe nei luoghi turistici a L’Avana, ed una uccise un turista.  

 

Nel 1999 la polizia panamense arrestò Posada con altri tre assassini. Avevano esplosivi nella loro automobile noleggiata, che dovevano usare per ammazzare Castro, che doveva parlare in un’università di Panama.

 

Nel 2004,  reclusi, 2004 i congiurati furono amistiati dala presidentessa uscente Mireya Moscoso e adesso vivono liberi negli Stati Uniti.

 

Cuba rimane  nella lista dei paesi terroristi del Dipartimento di Stato. Washington non ha mai accusato L’Avana per aver realizzato attentati contro presidenti degli Stati Uniti. Al contrario, Cuba aiutò a salvare  Reagan da un possibile attentato.

 

La CIA, dice Cuba, ha appoggiato circa 600 tentativi - tutti provati - contro Castro. Cuba deve mettere gli Stati Uniti nella sua lista dei paesi terroristi?

 

E la segretaria Hillary Clinton deve riconoscere che Cuba non deve stare nella loro lista: viva la reciprocità!

 

Saul Landau è membro dell’Istituto per gli Studi Politici.