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Il traduttore si scusa per gli errori

 

 

 

Chi non sente consigli

 

 

12.04.10 - Manuel E. Yepe  www.cubadebate.cu

 

 

Non sempre sono resi pubblici i documenti che elaborano i "think tank" che in qualche modo consigliano la politica dei governanti statunitensi. Ma quando questo accade, si apprezza che la Casa Bianca non ha motivo di incorrere, con tanta frequenza, nelle decisioni apparentemente precipitose, per mancanza di una consulenza fedele agli interessi dell'impero, che pregiudicano il prestigio della nazione e la cittadinanza.

I "think tanks" sono fondamentalmente istituzioni composte da personalità pubbliche, accademici ed esperti identificati pienamente con il vigente egemonico ordinamento capitalista che devono rappresentare - nel modo più ampio possibile - tutta la gamma di idee che si adattano all'interno del sistema, senza minacciare la sua stabilità e sicurezza. Elaborano documenti con proposte politiche destinate a fornire il governo degli strumenti per il suo scontro con il mondo che la superpotenza pretende dominare.

Anche se generalmente gli  si attribuisce poco significato politico – per le tendenze che abitualmente si osservano nei loro documenti per effetto delle correnti che hanno richiesto la loro unificazione - hanno maggiore prestigio quelle che sono in grado di proiettare un'immagine di obiettività e neutralità rispetto alle variabili politiche che il sistema ammette.

Per quanto riguarda i rapporti con Cuba, per esempio, la Brookings Institution (BI), che dal 1927 è stato uno dei più influenti "think tank" per la formulazione delle politiche interne ed esterne delle successive amministrazioni degli Stati Uniti, ha svolto, negli ultimi anni, il ruolo di principale formulatore delle politiche per propiziare un ritorno al capitalismo a Cuba.

Secondo la rivista Foreign Policy (gennaio-febbraio 2009), la Brookings Institution è classificata come il più importante "think tanks" del globo nel Think Tanks Index che si elabora sulla base di indagini di accademici ed esperti.

La formulazione di politiche contro la rivoluzione cubana, all'inizio di questo secolo, era il compito del Dipartimento di Stato che coordinava il lavoro dei due Commissioni per l'Aiuto ad una Cuba libera (CACL) designate dal presidente George W. Bush nel 2004 e 2006, presiedute rispettivamente dai ministri degli esteri Powell e Rice.

Tra febbraio e aprile 2008, Brookings ha pubblicato una sintesi di vari seminari che ha organizzato nell'ambito del suo progetto “US Policy Toward a Cuba in Transition”, in cui si sono discussi i possibili scenari per una eventuale regressione al capitalismo di Cuba.

Zeppi di innumerevoli errori per la loro essenza d’ingerenza e perché cercano di pronosticare dal di fuori eventi sociali e politici che solo possono essere compresi dal di dentro, non mancano, però, elementi sensati in questi lavori, derivati dalla indubitabile competenza di alcuni, tra altri, scienziati sociali nord americani o di origine cubana residenti negli Stati Uniti che hanno partecipato agli studi.

Nei suoi lavori, la Brookings suggerisce una "opposizione organizzata all'interno di Cuba" che difenda programmi costruttivi e abbandoni le sue posizioni estreme, abituata al facile denaro che riceve dal Nord.

Quanto sopra per comprendere che non è per mancanza di colti consigli che Washington incorre in madornali errori come l'attuale escalation della campagna mediatica e diplomatica che da più di mezzo secolo mantiene contro Cuba.

Quando si vede agire il governo degli Stati Uniti in modo tanto irresponsabile, come ha fatto,approfittando della deplorevole morte di un essere umano manipolato fino al suicidio e dopo convertito in un presunto prigioniero politico - ed ora pretende ripetere l'esperienza a scapito di un altro individuo e di chi sa quanti altri infelici -  uno potrebbe chiedersi se é l'oligarchia che regge i destini della superpotenza sopra il suo governo, o lo stesso governo, che guida il paese sulla via della mancanza di rispetto per le istituzioni più antiche della nazione.

Le foto sui giornali di Miami di Luis Posada Carriles - un terrorista con 73 imputazioni di assassinio pendenti in primo grado per l’esplosione di un aereo cubano, tra molti altri crimini di sua riconosciuta rivendicazione – che marcia per le strade di quella città con elementi legati alla tirannia sconfitta a Cuba nel 1959, ed a sostegno delle "Dame in Bianco" pregiudicano, in sostanza, i trucchi del cosiddetto "soft power" che la diplomazia degli Stati Uniti è chiamata, dai "think tank", a rappresentare per fini strategici.

E 'noto, e anche ammesso da loro stesse, che la "Dame in bianco" sono sovvenzionate da Miami da parte dell'ente "Rescate Jurídico" il cui presidente, Santiago Alvarez, oltre che contare su un suo ampio curriculum terrorista  è lo sponsor finanziario di Luis Posada Carriles. Tuttavia, i mass media le identificano come sacrificate spose di  “prigionieri di coscienza", non di mercenari condannati.

Secondo i criteri più difesi dai think tank, mostruosità come le "Dame in bianco"  i partiti politici dell’ "opposizione pacifica”, le organizzazioni umanitarie "dissidenti" ed altre invenzioni proprie del "soft power" dovrebbero mantenere le distanze da tutto ciò che le leghi pubblicamente al tenebroso passato della tirannia, corruzione, dipendenza e servilismo che i cubani odiano.