HOME INTERNAZIONALISMO

Il traduttore si scusa per gli errori  

 

 

La lotta contro il colera tra

 

le montagne di Haiti

 

27.01.2011 - Juan Diego Nusa Peñalver www.granma.cu

 

Non si è potuto fare niente. Gebrina Daffer è morta. Era una bambina haitiana denutrita, di appena due anni, malata di colera.  

 

Nel  centro per il trattamento di questa epidemia, con 50 letti, creato dai medici cubani alla fine dell’anno scorso nella comunità San Luis, del dipartimento Sur, Gebrina era giunta già in stato pre-agonico, provocato da una disidratazione severa.

 

Il dottor José Miguel Font, di Holguín, un veterano delle missioni mediche in Venezuela e in Pakistan, e direttore del centro di trattamento, ricorda quel triste caso, avvenuto il 24 dicembre ultimo, perchè "ha segnato i nostri collaboratori, dato che si trattava in particolare di una bambina così piccola, ai suoi primi passi”.

 

Racconta  Font che la piccola è morta “anche se siamo riusciti  a canalizzare una vena... da tre giorni aveva le diarree, ma i genitori non si decidevano a scendere la collina perchè  sono molto poveri, e quando si sono decisi era troppo tardi”, spiega il medico, per il quale le due ore di lotta per la vita di questa bambina sono state le più lunghe della sua vita.

 

Una bambina sfortunata, una dei tanti piccoli che vivono in questa Haiti dolorosa, che viveva nella sezione comunale di  Grand Betimell, sotto-comunità  Solon (una zona rurale di difficile accesso), "da dove  proviene il 95% dei 1282 infettati dal terribile male (tra loro 373 minori di 15 anni) assistiti gratuitamente dai brigatisti cubani della sanità.

 

I medici cubani sono riusciti a far sì che a  San Luis, tra 72000 abitanti, la morte per l’epidemia  è dello 0,1%.

 

In questa battaglia è stato decisivo il lavoro d’investigazione attiva, guidato dal laureato in infermeria Amaury Gallardo Lara, di Villa Clara, già noto nella zona “di tanto scendere e salire”, le colline di Petit e Grand Betimell, Kalesa ed altri luoghi remoti di questa regione haitiana.

 

Il lavoro è stato collettivo: il resto del gruppo è integrato dal dottor  Juan Carlos Figueroa, di Santiago di Cuba, e dai laureati in infermeria, Leider Ramírez Romero, di Guantánamo; Ángel Periche Zaldívar, di Holguín, e Iraldo Mojene González, di Santiago di Cuba.

 

Como media, il gruppo degli investigatori passa quattro notti la settimana in questi luoghi reconditi per fare il lavoro preventivo-educativo, su come controllare questa malattia, consegnando tavolette di cloro e cercando gli infettati  nel luogo – circa 220 sino ad oggi – e trascorre così i propri giorni.

 

La Brigata Medica cubana nelle 66 posizioni che mantiene aperte per affrontare l’epidemia  in Haiti, ha assistito sino ad oggi 62905 malati di colera ottenendo la diminuzione della morte a solamente  lo 0,43%.

 

I suoi 47 gruppi d’investigazione e prevenzione attiva hanno controllato 671798 persone, tra le quali hanno incontrato 3863 infettati, a cui hanno salvato la vita.