“La vita è lotta e non va evitata. Solo coloro che si sanno sacrificare giungono alla vecchiaia con salute e bellezza”. José Martí, Patria, 13 agosto del 1892.

 

René con sua figlia Irmita e suo padre Candido, all’uscita dalla prigione.

L’incontro del combattente antiterrorista René González Sheweret con le figlie, suo padre e suo fratello ha rappresentato un avvenimento molto emotivo per il popolo cubano.

 

René non è libero, è sempre prigioniero e un’arma di grosso calibro è puntata alla sua testa: la minaccia e le proibizioni che gli impongono le autorità nordamericane.

 

Un fatto che preoccupa tutti noi che difendiamo la giustizia e la pace.

 

Dobbiamo stare allerta per le provocazione e gli attentati nel paese dove si autorizza l’uso illimitato delle armi da fuoco e dove i terroristi nemici di Cuba camminano e agiscono liberamente.

 

A sua madre e a sua moglie hanno negato il visto d’entrata negli Stati Uniti. Le immagini del primo giorno scattate da sua figlia Irmita hanno lasciato un segno indelebile in ogni famiglia cubana. Abbiamo visto che dagli occhi profondi ed espressivi di René scaturivano le parole per loro mentre le stringeva in un abbraccio comune.

 

Gli sguardi dell’Eroe dicevano tanto che non è esistito il silenzio.

 

Un ricevimento nel quale la musica e le parole di ‘El Mayor’ la canzone di Silvio Rodríguez, nelle voci delle figlie di René, ha dato la forza di fermare i sentimenti di tristezza al punto di sgorgare.

 

Eravamo di fronte ad uno dei Cinque Eroi che con il loro atteggiamento di assoluta fermezza sono continuatori delle virtù di Ignacio Agramonte, Maggiore Generale della Guerra d’Indipendenza di Cuba, ‘il cubano del Camagüey’, che José Martí, definì come “Un diamante con l’anima di baci”.

 

Il cantautore cubano ha dedicato a lui questa composizione che abbiamo ascoltato, simbolo di cultura, educazione e identità.

 

Irmita ha ripreso anche le immagini di suo nonno, che era seduto davanti, quando ha voltato la testa e abbiamo visto un’occhiata tenera e austera che diceva molto: “Tredici anni prigioniero ingiustamente, per aver difeso la vita del suo popolo contro il terrorismo organizzato nelle viscere dell’impero nordamericano! Tredici anni di odio e vendetta! E adesso altri tre anni di minacce! Un nuovo castigo”.

 

Nessuno può fermare il vento che passa recando giustizia, così continuerà la lotta, uniti, da nord a sud e da est a ovest, esigendo il ritorno a Cuba dei Cinque Eroi: René González, Gerardo Hérnández, Antonio Guerrero, Fernando González e Ramón Labañino.