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Libertà per i Cinque, ORA!

La verità sequestrata

 

20.08.11 - Ricardo Alarcón www.granma.cu Intervento presso l’Università di Scienze Informatiche.

 

 

“Perchè non esiste niente di celato, che non dev’essere rivelato, nè d’occulto che non dev’essere conosciuto” (San Luca 12.2)”

 

Il tema che mi è stato assegnato per questo seminario si intitola “Situazione attuale del caso dei nostri Cinque Eroi”.

 

Comincerò dicendo che dal punto di vista giuridico già è terminato il corso normale degli eventi. Assistiamo adesso ad un processo straordinario, il cosiddetto Habeas Corpus, che è un’opportunità che si offre per una sola volta ai condannati dopo che sono passati, senza successo, per tutti i relativi appelli.

 

Se si considerano i precedenti, sono molto remote le possibilità, per questa via, di ottenere la liberazione dei nostri compagni.

 

Tuttavia, diamo questo passo, per due ragioni fondamentali. La prima è una questione di principio : dobbiamo combattere questa battaglia su tutti i terreni possibili, perchè si tratta di cinque innocenti che stanno soffrendo una giusta e crudele prigionia.

 

La seconda ragione, è che soltanto mediante il pronunciamento delle sentenze giuridiche, si è potuto superare, anche se soltanto in parte, la ferrea censura che i grandi mezzi di comunicazione hanno imposto a questo caso.

 

Avrei potuto iniziare questo intervento dicendo che la situazione attuale dei Cinque è la stessa che li caratterizza da tredici anni. Su di loro non si hanno informazioni.

 

Stanno soffrendo un duplice regime carcerario, da parte dei loro carcerieri, ma allo stesso tempo da parte dei giornalisti.

 

La prima riflessione che andrebbe fatta è sulle ragioni di un tale silenzio mediatico.

 

Forse Cuba, la sua Rivoluzione, i suoi problemi, sono temi di scarso interesse per questi mezzi di informazione? Tutti voi sapete che è sicuramente vero il contrario. La nostra Patria ha sempre ricevuto, e continua a ricevere un’attenzione incomparabilmente maggiore rispetto a qualsiasi altro paese del Continente; siamo costantemente posti, giorno e notte, sotto la luce di potenti riflettori, sotto lenti di ingrandimento, con lo scopo di trattare, quasi sempre in maniera distorta, i più diversi aspetti della nostra realtà. Perchè allora, quasi mai nessuno, ha speso una parola su questo caso?

 

Se i Cinque fossero responsabili di qualche crimine, se qualcuno di loro avesse fatto, o soltanto provato a fare qualcosa contro il popolo nordamericano, qualcuno di voi ha forse il minimo dubbio che sarebbero stati oggetto costante della propaganda anticubana?

 

La verità è che i Cinque sono completamente innocenti, e sono letteralmente, senza voler fare alcuna esagerazione, degli eroi che hanno sacrificato le loro vite per salvare le nostre, fornendo una prova di insuperabile altruismo.

 

Non sto facendo un esercizio di retorica. Questa verità è testimoniata dai documenti officiali del Governo degli Stati Uniti e dei suoi tribunali. Il fatto che la loro missione era quella di provare a scoprire i piani terroristi contro Cuba, appare scritto a chiare lettere in numerosi documenti, nell’Atto d’accusa iniziale formulato contro di loro, ed in numerose mozioni degli avvocati dall’apertura del processo e per tutta la sua durata, fino alle sentenze conclusive che furono imputate loro.

 

Che il proposito del Governo nordamericano fosse quello di proteggere i terroristi, anche questo è ben testimoniato in questi documenti e nei ripetuti interventi degli avvocati che sono tutti stati registrati negli atti del tribunale. Il grande problema che ci tocca affrontare, è che l’Impero è riuscito ad impedire che queste informazioni arrivassero alla gente. Il suo successo è stato notevole.

 

Sono riusciti a sequestrare impunemente la verità. Non sto parlando di testi secretati o confidenziali. Mi sto riferendo a documenti che sono stati, e sono tuttora disponibili, per chiunque acceda al sito ufficiale del Tribunale Federale del Sud della Florida e cerchi il caso “Stati Uniti versus Gerardo Hernandez et al.”

 

Ma questo lo fanno solo pochi specialisti o persone particolarmente interessate.

La gran parte del pubblico viene a conoscenza di quello che accade nelle aule di tribunale, per la versione che vogliono dare i cosiddetti “mezzi di informazione”. E di questa causa, la più lunga nella storia di un paese, che inoltre può contare su numerosi canali televisivi e altre pubblicazioni dedicate esclusivamente a questioni giuridiche, nulla è stato detto al di fuori della città di Miami. Mi tocca insistere su questo punto.

 

Come vi ho precedentemente detto, siamo in questo momento, alle prese con la presentazione dei ricorsi del Habeas Corpus.

 

Il caso più complicato è quello di Gerardo, al quale mi dedicherò più avanti. Ma esiste un elemento comune a tutti i diversi appelli, che va riferito alla gestione del caso da parte della stampa.

 

Mentre veniva completamente ignorata nel mondo intero, la causa aveva avuto a Miami un’incredibile e stridente copertura da parte dei mezzi di informazione locali, che contribuirono a creare un clima di odio contro gli accusati, minacciando e provocando il giudice, gli avvocati e i testimoni. La stessa giuria aveva protestato più volte contro lo stesso governo, chiedendo che si mettesse fine ad una situazione che chiaramente violava le norme del processo in atto. Questa è una delle principali motivazioni che spinse nel 2005, la Corte d´Appello, a prendere la decisione unanime di annullare quella farsa e d’ esigere un novo processo, una giusta decisione, successivamente revocata per le pressioni del governo di Bush. L´anno successivo, nel 2006, si è saputo che questi “giornalisti” di Miami venivano pagati dal Governo per realizzare il loro spregevole lavoro.

 

Da cinque anni, gruppi della società civile nordamericana, reclamano contro le autorità, affinché rivelino tutto ciò che ancora rimane nascosto circa i bilanci di quest’operazione milionaria – quanto pagarono, a chi pagarono e perchè – nell’ambito di una congiura, la cui scoperta, dovrebbe essere più che sufficiente per dichiarare nullo, e senza valore alcuno, tutto il processo svolto contro i nostri compagni.

 

Nei confronti di Gerardo, è stata mossa un’ulteriore accusa, una calunnia infame, che è la ragione per cui, contro di lui sono già stati emesse due condanne ad ergastolo.

 

Lo hanno accusato di “cospirazione in assassinio di primo grado”.

Eppure, qui con me ho questo documento, datato 30 maggio del 2001. Appartiene al Procuratore Generale degli Stati Uniti. Qui viene detto che non erano in grado di provare una tale accusa e per questo fu chiesto che venisse ritirata all’ultimo momento.

 

Nonostante ciò, Gerardo fu dichiarato colpevole d’un crimine che non aveva mai commesso, che era impossibile provare, e questo è il colmo, da parte di coloro che già non lo accusavano più.

 

Ma a che serve un tale documento se nessuno ne parla?

 

Si accusava ingiustamente Gerardo d’aver partecipato a una cosa con cui non aveva avuto assolutamente nulla a che fare : l´abbattimento, nel febbraio del 1996, in acque cubane, di due aerei appartenenti ad un gruppo terrorista che si dedicava sistematicamente a violare il territorio cubano, annunciando e propagandando, senza alcun pudore, ogni loro atto di violazione attraverso i mezzi di informazione di Miami.

 

Indipendentemente dal fatto che questo documento costituisce una prova inconfutabile del fatto che l’accusa formulata fosse insostenibile, c’è un altro dato, molto importante, che ci mostra il grado di prevaricazione delle autorità nordamericane.

 

Per reclamare la propria giurisdizione nei riguardi dell’incidente, gli Stati Uniti dovevano dimostrare che lo stesso era avvenuto al di fuori del territorio cubano.

 

I radar cubani registrarono l’accaduto all’interno delle acque cubane, in prossimità della capitale, L´Avana.

 

I radar nordamericani al contrario, hanno fornito dati confusi e contraddittori. Le indagini operate dalla Organizzazione dell’Aviazione Civile Internazionale (OACI) hanno esplicitamente fatto richiesta delle immagini registrate dai satelliti degli Stati Uniti, ma Washington non ha voluto mostrarle. Durante il processo di Miami, la difesa ha riformulato questa richiesta, ma il governo l’ha nuovamente rifiutata.

 

Ora Gerardo le ha nuovamente reclamate nel suo Habeas Corpus ma Washington, ancora una volta, non ha concesso a nessuno l’accesso a queste immagini.

 

Sono ormai più di quindici anni, che va avanti un continuo e sistematico occultamento di prove, che dimostra una volta in più, il carattere fraudolento delle accuse statunitensi.

Ma Washington è riuscita ad ottenere che nessuno ne abbia fatto denuncia, riuscendo in questo modo a continuare ad ingannare i più.

 

L’informazione è una questione chiave per ottenere la libertà di Gerardo Hernández Nordelo, Ramón Labañino Salazar, Antonio Guerrero Rodríguez, Fernando González Llort y René Gonzalez Sehwerert.

 

Per vincere questa battaglia, dobbiamo mobilizzare molta gente, milioni di persone, ed essere in grado di spiegare un movimento di solidarietà che sia realmente amplio ed effettivo. Qualsiasi considerazione a riguardo, se ha un minimo d’obiettività, deve riconoscere che siamo ancora molto lontani da questa meta.

 

È provato, che i grandi mezzi d’informazione hanno imposto un silenzio assoluto su questo caso, particolarmente rigoroso negli Stati Uniti, dove l’immensa maggioranza della popolazione lo ignora completamente. La totale assenza di questo tema da tali mezzi di informazione, non è un riflesso dell’incapacità professionale dei giornalisti, ma di un disegno che obbedisce ad istruzioni precise, alla volontà politica d’occultarlo che proviene dai più alti livelli di Washington.

 

Aspettarsi che questi censori cambiano la loro attitudine, è un’illusione senza senso, equivale a volersi ingannare da soli. Denunciare attraverso tali mezzi, più e più volte, è corretto, ma insufficiente perchè per questa via le nostre continue denunce hanno una minima ripercussione.

 

È molto di più, moltissimo di più, quello che possiamo e che dobbiamo fare.

 

Prima di tutto dobbiamo considerare, obiettivamente, il livello raggiunto, oggi giorno, da quella che dobbiamo iniziare a chiamare con il suo vero nome: ‘La tirannia mediatica globale’. Non sto parlando solo di ciò che dicono o non dicono i giornalisti famosi, le grandi catene televisive o le agenzie di stampa che scelgono le notizie da trasmettere in tutto il mondo, ma di tutto questo nello stesso tempo, unificato in un enorme monopolio, che controlla e manipola le informazioni, estendendo il proprio controllo addirittura su chi vuole essere alternativo a questa dittatura globale, includendo perfino i mezzi d’ informazione che si autodefiniscono rivoluzionario alternativi.

 

C’è tanta gente nel mondo che si sforza per poter parlare e poter farsi ascoltare con risorse molto limitate, riuscendo in alcune occasioni a penetrare la muraglia della disinformazione e dell’inganno.

 

Le nostre possibilità sono molto maggiori, quelle delle Università cubane, dei loro professori e dei loro studenti. Facciamo come i bambini de La Colmenita e domandiamoci sinceramente che cosa possiamo fare di più.